Tante incognite, le grandi famiglie dell'acciaio calano la carta del 4.0

Congiuntura incerta ma gli investimenti non si fermano Nuovi laminatoi con tecnologie digitali e impatto “green”

Il 2019 potrebbe essere un anno nero per l’acciaio. Analizzando le serie storiche dei primi nove mesi dell’anno non si vede un segno più. Per la prima volta dall’infausto 2009, l’annus horribilis della siderurgia italiana e mondiale, i segni meno, mese dopo mese, portano cattivi presagi. Non si può che partire da questo contesto congiunturale per raccontare il metallo azzurro a Nordest. Perché le grandi imprese siderurgiche sono quasi tutte qua, perché è su questo territorio che si sono sviluppate grandi dinastie imprenditoriali e storici gruppi. I Pittini, gli Amenduni, i Beltrame, i Danieli. E su questo territorio insistono una predisposizione all’innovazione e un afflato internazionale quasi incomparabili.

Certo nel triangolo Cremona, Brescia, Bergamo c’è un altro pezzo fondamentale della siderurgia italiana, ma a Nordest si sono concentrati negli ultimi anni gli investimenti più importanti. Basti dire che i tre nuovi principali laminatoi, quello high tech di Acciaierie Venete, quello di Pittini a Verona e quello di Danieli in Abs, sono per l’appunto posizionati tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. In Veneto c’è il gruppo più internazionale della siderurgia italiana, la Valbruna della famiglia Amenduni. E in Veneto è stata realizzata la più importante acquisizione dell’anno, il mega fondo statunitense Carlyle ha comprato, valorizzandola un miliardo, la Forgital, gruppo vicentino della famiglia Spezzapria, attivo nel settore degli anelli di grandi dimensioni senza saldature. Sempre nella regione è presente il più antico gruppo dell’acciaio italiano, la Beltrame, che ha oltre 120 anni di vita. Mentre a Buttrio, in provincia di Udine, si trova il gruppo Danieli, il più innovativo e importante costruttore di impianti siderurgici del pianeta.



Secondo i dati elaborati da Federacciai per Nordesteconomia, nel 2018 l’Italia nordorientale ha retto meglio agli iniziali segnali di rallentamento registrati nell’ultimo spicchio dello scorso anno. La produzione di acciaio grezzo in tonnellate ha registrato un incremento del 2,9% rispetto al totale della produzione nazionale in crescita dell’1,9%, mentre i laminati a caldo segnano un dato meno positivo, +0,6% nell’anno rispetto ad una crescita nazionale dell’1,3%. Ma che il vento sia cambiato e le tensioni internazionali, leggi i dazi degli Usa sul comparto, stiano iniziando a farsi sentire si vede già sui dati della produzione del primo semestre del 2019, in calo a Nordest del 2,9% per la produzione di acciaio grezzo e del -2% a livello nazionale. L’effetto della riduzione ancora non si vede invece sull’export, perché il calo produttivo anticipa il calo atteso sulle vendite, ovviamente. Nel primo semestre il Nordest si conferma ancora territorio trainante, totalizzando oltre 3 miliardi di euro di fatturato sugli 8,1 miliardi italiani. L’area nordorientale, in generale, ha pesato sulle vendite internazionali mondiali del metallo azzurro oltre il 36% totalizzando quasi 6 miliardi di euro su un dato complessivo di 15,46 miliardi di euro. Secondo lo studio Siderweb, che ha fotografato la situazione economico-finanziaria della filiera siderurgica nazionale attraverso l’analisi dei conti di oltre 4mila imprese, Il Nordest ha totalizzato un fatturato di poco meno di 8,5 miliardi di euro, in aumento a doppia cifra su base annua (circa il 27%).

E veniamo agli investimenti e all’innovazione. Danieli a febbraio di quest’anno ha posato la prima pietra di un nuovo laminatoio per la controllata Acciaierie Bertoli Safau (Abs). Un nuovo consistente investimento dopo la Rotoforgia del 2015. In tutto l’entità dell’investimento ammonta a 200 milioni di euro. Il nuovo stabilimento dovrebbe entrare in attività con tempi record già nel 2020. La capacità annua di laminazione del nuovo impianto è di 500mila tonnellate e vi sarà un impiego massiccio delle tecnologie proprie dell’industria 4.0. Il nuovo impianto si estenderà su oltre 150mila metri quadri e avrà un importante impatto sull’occupazione, con 150 nuovi posti di lavoro. Acciaierie Venete nel 2017 ha realizzato un nuovo laminatoio (lo ha costruito sempre Danieli). Si tratta anche in questo caso di un innovativo sistema che si avvale, integrandosi con gli altri impianti già presenti nel sito industriale, del sistema Danieli Automation 4.0. Un impianto che consente di controllare l’intero processo produttivo, dall’acciaio liquido fino al prodotto finito. Porterà flessibilità produttiva, perché può anche produrre piccoli lotti, inoltre prevede un apparato di sensori per il controllo della qualità. Sarà un’acciaieria intelligente quindi, con tutte le conseguenze in termini di controlli degli sprechi, di modularità produttiva e quindi anche impatto ambientale della produzione che questo significa. Pittini, infine, ha pianificato un investimento di 100 milioni in cinque per un impianto delle Acciaierie di Verona, con una capacità produttiva di 750mila tonnellate l’anno di vergella tra i 5,5 e i 25 millimetri e di tondo tra i 6 e i 18 millimetri, a una velocità di 100 metri al secondo. Anche in questo caso l’impianto è integrato secondo i requisiti di Industria 4.0. —


 

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