Snaidero copiata dai cinesi: una lite-lampo, poi il rilancio

Nel 2006 il caso di contraffazione ai danni del marchio friulano, ora di Dea Capital (De Agostini). A distanza di 13 anni la nuova proprietà ha avviato una società alleandosi con un partner locale 

Opportunità e minaccia, sono i due volti della Cina, che è al contempo un mercato di smisurate dimensioni ma anche un concorrente temibile e non sempre corretto. A provarlo sulla propria pelle, ormai dodici anni fa, è stata la Snaidero di Majano, azienda leader nella produzione di cucine componibili che nel 2006, in Cina, vantava già 20 punti vendita e numerose commesse contract realizzate nei dieci anni precedenti. Nonostante la conoscenza del contesto, l’azienda si è ritrovata a fare i conti con un grave caso di contraffazione perpetrato dalla cinese Haier, multinazionale specializzata nella produzione di elettrodomestici che all’epoca fatturava oltre 17 miliardi di dollari.

Di Snaidero, il colosso aveva preso il “pacchetto” intero: non si era limitato a copiarne i mobili ma pure il catalogo del modello Skyline. Il caso aveva fatto scalpore. Snaidero era stata infatti la prima azienda italiana del settore arredamento ad aver vinto, con un procedimento lampo, un caso di riproduzione illegale in Cina. Denunciata la contraffazione, il contenzioso si era risolto in poco più di un mese con il blocco della produzione cinese, reso possibile anche grazie all'intervento del segretario di parte cinese del Comitato governativo bilaterale Liu Haixing e dell'ambasciatore italiano in Cina Gabriele Menegatti.

L'incidente, anche grazie alla sua positiva soluzione, non ha intiepidito l’interesse di Snaidero verso il mercato cinese. Nel 2006 era il primo gruppo al mondo quanto a esportazioni sul mercato cinese nel settore arredamento. Negli anni successivi, l’azienda ha continuato a guardare con interesse all’Estremo oriente anche grazie a importanti lavori realizzati nel segmento contract. Ora, passata sotto il controllo del gruppo Dea Capital, quell’interesse lo ha strutturato una volta in più aprendo nelle scorse settimane Snaidero China, società avviata in joint venture con Hi-Season Trading co. Ltd di Pechino, leader nella distribuzione a gestione diretta di elettrodomestici di fascia alta importati da Italia, Germania e Francia, attraverso una rete di circa 250 negozi in oltre 70 città della Cina. Obiettivo iniziale della partnership è aprire quattro flagship store monomarca Snaidero a Pechino, Shanghai, Shenzhen, Chengdu. Il primo a giugno di quest’anno, nella capitale cinese, gli altri tre entro la fine del 2019. A seguire, il progetto prevede l’apertura di ulteriori, molteplici negozi con partner locali o sub-dealers, sotto la diretta gestione di Snaidero China la cui produzione di cucine sarà concentrata interamente nello stabilimento di Majano. Un fatto di primaria importanza, quest’ultimo, perché va a rafforzare l’azienda friulana, reduce da un’importante crisi finanziaria che la famiglia Snaidero ha fronteggiato, un anno fa, aprendo all’ingresso di un nuovo socio di maggioranza, IDeA CCR II, che a sua volta ha affidato la regia del nuovo “corso” a un manager di esperienza come Massimo Manelli (già Artemide e Roncadin).

Il 2018 è andato in archivio mostrando i primi risultati. Snaidero spa ha chiuso a 63 milioni di euro, in crescita del 6,8% rispetto ai 59 milioni dell’anno scorso, il consolidato è passato da 114 milioni a 124 (+8,8%) e punta nel 2019 a portare il giro d’affari del gruppo (forte dei marchi Arthur Bonnet, Comera e Rational oltre che Snaidero) a 136 milioni di euro. L’azienda che oggi guarda al mercato cinese, nel 2016 ha tagliato il traguardo dei 70 anni di attività.

Un compleanno celebrato guardando al futuro senza mai dimenticare il passato, i primi passi mossi nel secondo dopoguerra, quando Rino Snaidero decise di rinunciare a un posto di lavoro sicuro in falegnameria per avviare un’impresa tutta sua. Siamo nel 1946, a Majano. Piccolo paese della provincia friulana destinato a diventare una delle capitali del mobile per cucina. Dai 16 dipendenti iniziali, Snaidero è arrivata ad occuparne negli anni d'oro fino a 500 e oltre. Oggi sono 390, a rotazione interessati dalla cassa integrazione straordinaria, attivata dalla nuova governance aziendale per gestire la riorganizzazione.

L’anno della svolta è il 1961. Snaidero propone al mercato “Gloria”: prima cucina componibile in laccato poliestere con elettrodomestici incassati. È un successo. Seguito a stretto giro dal boom di Old America, cucina che ha scritto una pagina del costume italiano e che molte famiglie utilizzano ancora. Dopo anni trascorsi con la pialla in una mano e la matita dall’altra, negli anni ’60 il cavaliere capisce che è tempo di chiamare in causa gli architetti. Ad Angelo Mangiarotti affida la realizzazione dell’iconica sede aziendale, a Virgilio Forchiassin il progetto di Spazio Vivo, una cucina tanto innovativa da entrare a far parte dell’esposizione permanente del Moma a New York. Negli anni, grandi firme – su tutte Pininfarina – collaborano con Snaidero dando forma a più di 200 modelli.

Ai successi si alternano i momenti di arresto, come in ogni vicenda umana che si rispetti. Due su tutti. Il terremoto del 1976 colpisce duramente l’azienda, rimessa in moto a tempo record solo grazie alla tenacia dei dipendenti spronati dallo stesso cavaliere. In tempi più recenti, a mettere in difficoltà l’impresa, che nel frattempo ha visto passare il testimone dalle mani di Rino a quelle del figlio Edi, è una crisi finanziaria che come detto, un anno fa, porta l’azienda dalle mani della famiglia Snaidero a quelle di Dea Capital, società di private equity del gruppo De Agostini, chiamata a proseguire una storia industriale che ha esportato il marchio arancione e il nome di Majano nel mondo.

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