Pordenone: clonata griffe di Prada. Blitz della Gdf

La Guardia di Finanza di Pordenone ha sgominato, in un'operazione internazionale, una organizzazione criminali del falso 'Made in Italy' sequestrando e oscurando il sito che imitava fedelmente il marchio di una nota griffe di accessori e abbigliamento. L'organizzazione si dipanava dalla Cina, passando per la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda attraverso un lungo filo della rete criminale che vendeva su Internet prodotti contraffatti di un noto marchio della moda italiana di cui aveva creato un falso sito parallelo, provvisto di un'accurata elaborazione grafica che non lasciava presagire la sua non autenticità.
La griffe clonata è quella di Prada. La denominazione del sito, per ingannare gli utenti, sembrava non lasciare dubbi sull'autenticità e la originalità dei prodotti, con una «accuratissima elaborazione grafica», come ha sottolineato il comandante della GdF di Pordenone, colonello Fulvio Bernabei.
Sarebbe stato difficile anche per internauti esperti, comprendere che il sito non era quello originale: i prezzi dei prodotti in vendita, equivalenti a quelli degli outlet ufficiali gestiti dalla griffe italiana, il sistema di pagamento, gestito dai maggiori circuiti di moneta elettronica, e di spedizione della merce, affidato a primarie imprese del settore, non lasciavano dubbi. I finanzieri hanno appurato che una volta effettuati gli ordini telematici e accreditati i pagamenti su un conto corrente acceso nel Guangdong, nella Cina meridionale, i prodotti erano consegnati da un corriere internazionale agli indirizzi degli acquirenti. Ma i beni non potevano essere ritirati se non dopo avere pagato inaspettate spese di sdoganamento, dato che risultavano spediti da Hong Kong. Una volta venuti in possesso dei prodotti, per quanto curati fin nei minimi particolari , un occhio attento si sarebbe accorto che si trattava di abilissime contraffazioni, come hanno accertato gli ispettori messi a disposizione proprio da Prada.
Il sito clonato operava da dicembre 2014, ma non è stato possibile, finora, quantificare il numero delle persone che hanno compiuto acquisti, a causa del reticolo di rapporti internazionali che l'organizzazione criminale aveva intessuto. "Temiamo sia un fenomeno colossale - ha commentato il comandante Fulvio Bernabei - Per il momento è inquantificabile perché il rapporto era diretto tra venditore e acquirente. Non c'erano container da spedire o materiale da controllare: ogni singolo collo partiva dalla Cina, attraverso Hong Kong, e raggiungeva il cliente, che aveva ordinato gli articoli con un computer e sempre più frequentemente con lo smartphone".
Ciò che ha allarmato i militari delle Fiamme Gialle è stato il fatto che il pagamento avveniva con le garanzie offerte dai principali circuiti internazionali delle carte di credito. "Il sito era stato registrato come Prada - ha specificato Bernabei - e le transazioni venivano completate nella più totale sicurezza dei clienti: di fronte a simili tutele, nessuno pensava che si potesse trattare di un enorme bidone".
Circa le modalità che hanno permesso di individuare il sito, Bernabei ha spiegato che il dubbio è venuto ad alcuni consumatori pordenonesi cui il corriere ha chiesto di pagare, in contanti, alla consegna, i soldi per lo sdoganamento della merce, così come prevedono le leggi internazionali. "Siccome l'acquirente - ha ricordato Bernabei - si attendeva che il mittente fosse in Italia, al massimo nella Ue, quindi senza la necessità di saldare dazi o altre tasse, si è rivolto alle forze dell'ordine". Una curiosità: i prezzi erano sicuramente ribassati rispetto agli originali, ma non certo stracciati. "Diciamo che beneficiavano di un'ulteriore scontistica del 5-10% rispetto a quelli praticati negli outlet - ha concluso il comandante delle Fiamme Gialle pordenonesi -: per fare un esempio, una t-shirt bianca, con la classica scritta Prada, era costata al cliente friulano 125 euro".
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