Pom Prussian, il melo storico che trasforma un paesino in una meta turistica

Una mela che è quasi una bandiera. Un frutto che ha rinsaldato legami e che ha attivato una soddisfacente leva economica. Un “pom” da preservare con l’impiego di tecniche completamente naturali, anche accettando l’alternanza di annate ricchissime con quelle di scarso raccolto.
Perché quello che il Pom Prussian rappresenta, anche nelle annate in cui l’albero “riposa”, è molto di più della sua polpa soda e dolcissima e del suo profumo intenso: è, per molti aspetti, l’identità dei 150 abitanti di Faller, frazione di Sovramonte, soleggiato e sereno villaggio alle pendici occidentali del Monte Avena.
Un paese segnato da secoli dall’emigrazione, nel quale proprio grazie ad alcuni emigranti che trovarono impiego nelle miniere della Slesia, alla fine dell’Ottocento giunsero le prime piante di un singolare melo. «Probabilmente furono attratti dalla grandezza e dalla qualità dei frutti gustati in Prussia e vollero provare ad adattarle nel nostro microclima, per molti versi simile a quello originario», commenta Guido Trento, ex politico regionale residente a Faller, a capo di un appassionante progetto che ruota intorno al Pom Prussian.
«I grossi e profumati frutti di quegli alberi divennero ben presto un’importante voce economica locale tanto che, nei primi decenni del Novecento, venivano anche scambiati con mais e frumento. Poi, negli anni Settanta, il mercato ha imposto mele meno rustiche e più standardizzate, e il Pom Prussian fu quasi dimenticato». Ma poi accadde qualcosa.
«Nel 1992 Legambiente s’interessò al paese e al suo patrimonio ambientale», ricorda Trento, «e alle nostre mele cominciarono ad interessarsi anche l’Università di Padova e VenetoAgricoltura, che ne rilevarono le importanti qualità organolettiche. In poco tempo non fummo più in grado di soddisfare le richieste, così oltre a sistemare gli 817 meli ultracentenari che ancor oggi, nelle annate migliori, producono 10 quintali di mele ciascuno, ne furono messi a dimora molti altri».
Alberi che, come spiega ancora Trento «Vengono coltivati senza alcun trattamento, come impone il disciplinare di produzione del Consorzio di Tutela Mela Prussiana, costituito proprio a Faller nel 2006. E questo, non solo per preservare le caratteristiche del frutto, ma anche per ridurre l’impatto ambientale e valorizzare l’intero territorio».
Infatti, da una decina d’anni, a Faller è nato l’Albergo Diffuso di cui Trento è ideatore: «Sull’onda del successo della Fiera della Mela Prussiana, nata nel 2000, che la quarta domenica di ottobre richiama anche diecimila persone da tutto il Veneto, i proprietari di sette residenze ne hanno avviato la ristrutturazione in funzione dell’accoglienza turistica. Il Comune di Sovramonte ha poi concesso all’Associazione Albergo Diffuso la gestione dell’edificio dell’ex caseificio pubblico, in cui abbiamo ricavato l’Osteria del Pom Prussian, che oltre ad essere l’unico punto di ristoro in paese, è anche la reception per gli ospiti dell’Albergo Diffuso.
La prodiga accoglienza di tutto il paese ha poi fatto il resto, e oggi Faler è frequentata quasi tutto l’anno da turisti italiani e stranieri, e anche per quest’estate abbiamo registrato pressoché il tutto esaurito. Spesso non riusciamo a soddisfare tutte le richieste, quindi le “dirottiamo” su Sovramonte o Fonzaso, contribuendo così a vivacizzare un territorio più ampio. Inoltre, tutto il paese è anche coinvolto nella manutenzione dei sentieri per le escursioni nei dintorni, nell’ambito del Parco delle Dolomiti Bellunesi: abbiamo anche creato il sentiero del Pom Prussian, con tabellazioni e sculture lignee che ne ricordano la storia e l’origine»
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