Materie prime, prezzi ancora alti. Nei prossimi mesi la situazione sarà critica
È quanto emerge, in estrema sintesi, dal quadro tracciato dall’osservatorio Prometeia-Appia. «La guerra in Ucraina – spiega Giuseppe Schirone, principal di Prometeia e responsabile del progetto Appia – ha completamente cambiato lo scenario».

UDINE. I minimi segnali di raffreddamento dei prezzi dell’energia, in lieve flessione rispetto ai picchi di marzo, non sono neppure un palliativo. Oltre a petrolio, gas ed energia, tuttora su livelli altissimi, le previsioni più fosche riguardano chimica, plastica e agroalimentare, i settori che nei prossimi mesi pagheranno lo scotto più alto alla drammatica congiuntura economica e politica internazionale.
È quanto emerge, in estrema sintesi, dal quadro tracciato dall’osservatorio Prometeia-Appia, al centro a partire da oggi (con un primo webinar dedicato a energia e trasporti) di un ciclo di sette seminari online che coinvolgeranno le principali associazioni degli industriali del Triveneto, dell’Emilia e della Lombardia orientale, tra cui anche le due Confindustrie territoriali del Fvg (Udine e Alto Adriatico).
«La guerra in Ucraina – spiega Giuseppe Schirone, principal di Prometeia e responsabile del progetto Appia – ha completamente cambiato lo scenario, che era basato su aspettative di un rientro degli aumenti già dai primi mesi del 2022. Ad aprile il nostro indice a 12 mesi si attestava ancora sui livelli massimi già toccati a fine dicembre, +70%, con una previsione di attestarsi al +38% a fine anno. Non è soltanto l’effetto delle quotazioni di gas e petrolio, ma anche dell’incertezza che paralizza le scelte di investimento, rinviando la stabilizzazione e la discesa dei corsi delle principali commodity. Così come pesa il fatto che i due Paesi coinvolti nel conflitto siano due giganti nella produzione di materie prime strategiche come ghisa, fertilizzanti, palladio, alluminio».
Se le attese non vedono ancora l’indigesto cocktail della stagflazione come punto di arrivo più probabile, il rischio di ripercussioni pesanti su intere filiere economiche cresce, e riguarda in particolare, oltre a tutti i comparti più energivori della meccanica, la chimica, la plastica e l’agroalimentare. Comparti, questi ultimi, dove i rincari delle materie prime vanno dal 40 al 50%. Da qui, naturalmente, anche crescenti tensioni sui prezzi al consumo. «Prezzi – commenta ancora Schirone – che finora stanno tenendo, perché la grande distribuzione sta facendo da freno. A soffrire, però, sono i produttori, costretti a tenersi “in pancia” parte dei rincari subiti».
Scenari allarmanti, aggravati dall’annunciata sesta tornata di sanzioni nei confronti della Russia, che terrà in alto le quotazioni di petrolio e gas, e dai primi sintomi di ripresa dei tassi d’interesse.
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