Marzo "nero" per l'industria veneta: fatturato e ore lavoro -30%

VENEZIA - Il 34,4% delle aziende è chiusa, il 32,64% è parzialmente chiusa mentre il 33,02% risulta attiva; Il 16,5% dei dipendenti lavora attualmente tramite smart working.
Per il 65,5% delle aziende il mese di marzo ha avuto effetti negativi: giudicati «severi» dal 37% e «significativi» per il 28,5%.
È quanto emerge da una indagine flash rivolta alle imprese sull'impatto della pandemia in Veneto effettuata dal Centro Studi Confindustria e i cui dati sono stati rielaborati da Fondazione Nord Est.
La rilevazione ha coinvolto 546 aziende venete.
È iniziata il 6 aprile per concludersi il 14 aprile 2020.

Per metà delle imprese sia il fatturato che le ore lavorate del mese di marzo 2020 (rispetto allo stesso periodo del 2019) sono calate del 30%, per un quarto delle imprese la variazione negativa di questi fattori sarà superiore al 50%; oltre l'86% delle aziende riscontra un rallentamento della domanda di beni e servizi.
Tra le strategie che le imprese venete ritengono di mettere in campo - avendo come presupposto imprescindibile quello di una ripartenza che possa riportare gradualmente alla normalità - emergono: rivedere il paniere dei beni prodotti o venduti (31,9); ricalibrare i mercati di destinazione dell'export (22,8%); ricostituire il proprio magazzino (22,6%); aumentare la quota di vendite tramite e-commerce (21,4%).

«Dalla rilevazione - dichiara Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto - emerge un netto clima di sfiducia e di pessimismo (con oltre il 50% delle imprese che vedono cali consistenti di fatturato), corroborato da messaggi spesso contrastanti che arrivano da più parti. In questo modo si aumenta l'incertezza, mentre vediamo che gli altri Paesi europei già stanno ripartendo».
«Al momento, inoltre, non si percepiscono gli effetti delle manovre poste in essere dal governo - rileva Carraro - in quanto i tempi di applicazione sono inadeguati alle reali necessità. Il tema della liquidità è infatti considerato cruciale per il 30% del campione».
Le imprese venete «sono pronte a ripartire in sicurezza, seguendo i protocolli e le misure precauzionali che verrà loro richiesto di adottare, ma devono poterlo fare tutte».
Il rischio, sottolinea, di non riuscire a superare lo shock economico causato dalla pandemia «è quindi reale. Filiere come quelle della Moda, del Legno-Arredo, della Meccanica, non rientranti nei codici Ateco essenziali, non possono rimanere ferme ulteriormente».
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