«L’inflazione fa ancora paura ma il 2023 sarà più facile»
Claudio Feltrin, presidente di Federlegno Arredo: «Il bonus mobili di 8.000 euro sarà di aiuto». A settembre le vendite registravano un +17,7% mentre l’export segnava +14%

«Nel peggio ci siamo dentro con tutte le scarpe e secondo me non possiamo che migliorare». A dirlo il presidente di Federlegno Arredo Claudio Feltrin, anche fondatore e amministratore delegato della Arper di Monastier a Treviso. E tuttavia i dati relativi ai primi 9 mesi del 2022 pubblicati nelle scorse settimane da Federlegno raccontano di un settore in crescita, a Nordest come in tutto il Paese: a settembre le vendite registrava un +17,7% e l’export un +14%. Tra le righe dei dati però si legge un rallentamento significativo. Quello che nel primo trimestre dell’anno era un +24,5% nelle vendite, cala al +22,% a giugno e arriva al +17,7% di settembre: idem per l’export, passato dal 21% di marzo al 14% di settembre.
A guardare il 2021, anno magico per il Legno-Arredo con tassi di crescita più che consistenti e incrementi dei fatturati aggregati addirittura del +14% sul 2019, un 2022 in ulteriore crescita sembra una buona notizia, no?
«In parte sì e in parte no: l’anno scorso la crescita c’è stata ed è stata importante anche perché l’effetto dell’inflazione contava in linea di massima solo per circa il 20% sugli incrementi dei volumi. In questo 2022 è l’esatto contrario: l’80% degli incrementi sono dovuti ai costi dell’inflazione. In questo senso il rallentamento del che registriamo, trimestre su trimestre, da marzo ad oggi, racconta di un sistema che sta rallentando e che continuerà a farlo con ogni probabilità anche in quest’ultimo trimestre dell’anno».
Quanto fa paura l’inflazione con cui il Paese e il mondo occidentale in generale si sta confrontando?
«Abbastanza e per diversi motivi: in primo luogo perché è un fenomeno “nuovo”. Molti manager, quelli più giovani, non l’hanno mai avuto esperienza dell’inflazione e non sanno come ci si deve comportare. Potrebbero ad esempio avere paura delle conseguenze di un aumento dei listini magari rallentando azioni che invece dovrebbero essere tempestive. L’inflazione e le politiche deflattive della Banche Centrali occidentali aumentano pure il costo del denaro, rallentando di fatto gli investimenti che le imprese hanno in programma per migliorare la propria efficienza e competitività. Ma anche l’impatto dell’aumento dei prezzi sui consumi delle famiglie potrebbe essere piuttosto serio soprattutto su determinati segmenti».
Come si sono comportate le imprese fino ad ora?
«Nella seconda parte del 2021, i segnali inflattivi c’erano tutti: la Russia aveva ad esempio annunciato un taglio dell’export di legno che aveva scatenato una corsa agli accaparramenti che è stato devastante sui prezzi. Ma le aziende avevano preferito aspettare ad intervenire accollandosi aumenti potenziali anche superiori al 6%. Si pensava che la situazione sarebbe stata passeggera e che fosse possibile reggere l’urto dei costi senza scaricarli troppo sui clienti. La guerra in Ucraina ha fatto capire che questo era impossibile e i listini sono cresciuti mediamente tra il 17 e il 25%. E tuttavia il cliente finale se ne accorge poco perché se ha un budget poniamo di 20 mila euro per una cucina spenderà quelli, anche se avrà probabilmente avrà un prodotto di valore un po’ inferiore a prima».
Il sistema del Legno-Arredo del Nordest che impatti sta registrando?
«Il nostro è un sistema molto solido e forte, un sistema che se la gioca sul filo di lana con l’altro grande polo del settore, quello lombardo. Da noi però c’è una concentrazione maggiore di produttori industriali legati alla Grande Distribuzione e ai prezzi bassi. Proprio questi, se l’inflazione dovesse impattare pesantemente sul potere d’acquisto delle famiglie a reddito medio, si troverebbero a subire di più».
Quali prospettive vedete per il 2023?
«Nel peggio ci siamo dentro con tutte le scarpe e secondo me non possiamo che migliorare. Certo sarà un anno complicato, in termini di ordinativi le imprese non possono contare sui backlog dell’inizio del 2022, le incertezze sono tante dal punto di vista geopolitico, economico, monetario, energetico ecc. Ma gli imprenditori sono tali perché proprio nel pieno della tempesta riescono a vedere opportunità eccellenti. E segnali positivi ci sono. A partire dall’aumento del bonus mobili a 8000 mila euro che potrà essere d’aiuto in un 2023 pieno di incertezze».—
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