A Nord Est il turismo corre senza guida: il Pil aumenta, ma i manager sono pochi
I dati di Manageritalia: appena 57 dirigenti in Veneto nel comparto e solo 11 in Friuli Venezia Giulia, su oltre 130 mila addetti complessivi

Nel turismo del Nord Est la crescita c’è, ma non è ancora una crescita di testa. A trainare il comparto non sono i manager, bensì la consueta ossatura operativa di imprese familiari, stagionali, con funzioni direttive ancora accentrate nei proprietari. La managerializzazione del settore turistico procede con passo lento, sproporzionato rispetto alla dimensione economica e occupazionale di uno dei comparti più rilevanti dell’area.
In Veneto, dicono le analisi di Manageritalia su fonte Inps, a fronte di oltre 109 mila addetti, i dirigenti sono appena 57, in lieve aumento rispetto al 2018 (+9,6%). In Friuli Venezia Giulia, dove gli occupati superano le 23 mila unità, i dirigenti scendono da 12 a 11 (–8,3%). Numeri che restano marginali, nonostante il turismo rappresenti un pilastro del Pil regionale e un motore stabile di esportazione invisibile.
Un leggero segnale di dinamismo arriva dalla fascia dei quadri: in Veneto passano da 413 a 505 (+22,3%), in Friuli Venezia Giulia da 62 a 66 (+6,5%). Ma anche in questo caso, la proporzione tra ruoli intermedi e forza lavoro totale resta minima. A fronte di una rete di imprese capillare, il capitale manageriale rimane un punto debole.
Il confronto con le regioni turistiche più strutturate – Lombardia, Lazio, Toscana – rende il divario evidente. In Lombardia, su 207 mila addetti, i quadri sono 1.118 e i dirigenti 207; nel Lazio (128 mila occupati) si contano 898 quadri e 155 dirigenti; in Toscana (116 mila addetti) 758 quadri e 112 dirigenti. Nel Nord Est la densità manageriale è nettamente inferiore: un rapporto che limita la capacità del sistema di innovare, programmare e competere su scala internazionale. In Veneto l’incidenza dei manager sul totale della forza lavoro è dello 0,05% dato che sale allo 0,51% considerando anche i quadri, in Fvg dato sostanzialemnte allineato con l’incidenza dei dirigenti pari allo 0,05% valore che con i quadri raggiunge quota 0,32%. In Lombardi gli stessi parametri mostrano rispettivamente lo 0,15% per l’incidenza dei manager e dello 0,98% considerando anche i quadri.
«Il turismo, soprattutto quello di qualità, rappresenta una leva strategica per lo sviluppo economico e sociale del Friuli Venezia Giulia», spiega Stefano De Martin, presidente di Manageritalia Friuli Venezia Giulia che sarà in assemblea venerdì 7 novembre.
«Per crescere serve una visione manageriale capace di pianificare e creare sinergie tra pubblico e privato. I manager devono essere protagonisti di questa trasformazione, portando competenze e capacità di gestione. Solo così il turismo potrà diventare un motore stabile e competitivo per il futuro della regione».
Un problema di leadership
Un appello condiviso anche da Lucio Fochesato, presidente di Manageritalia Veneto: «Abbiamo voluto riflettere sul valore strategico del capitale umano, sull’urgenza di attrarre competenze e sulla necessità di una managerialità diffusa. Il turismo veneto può crescere solo se aumenta la qualità delle sue figure gestionali».
Nonostante il turismo sia tra i settori più dinamici del Pil regionale, continua a mostrare una struttura fragile: poche posizioni apicali, scarsità di ruoli intermedi, limitata presenza di laureati (–16%) e un incremento marcato di lavoratori senza titolo (+75%). Quasi il 30% degli addetti è straniero, il 70% dei quali con livello di istruzione elementare o assente.
A mancare non sono le risorse, ma la trasformazione organizzativa: la capacità di passare da imprese a conduzione familiare a vere aziende turistiche, capaci di gestire capitale umano, formazione e stagionalità. Senza una base manageriale solida, il turismo rischia di restare un gigante economico con piedi operativi.
I dati
I dati Inps–Manageritalia fotografano la stessa tendenza anche fuori dal comparto turistico. In Fvg i dirigenti complessivi sono 1.841 (+1,3%, di cui 270 donne). Trieste, pur in leggero calo (–2,6%), resta la provincia più rappresentata con oltre 600 manager. Gorizia segna +7%, Udine +3,9% (con managerialità femminile +10,6%) e Pordenone +1,2% (+19,5% le donne).
In Veneto, i dirigenti sono 8.684 (+1,4%), con aumenti in Padova (+5,2%), Vicenza (+3,5%), Verona (+3,4%) e Treviso (+1,3%). In calo Rovigo (–0,7%) e Venezia (–10,9%), quest’ultima frenata proprio dal peso del turismo stagionale e dalla frammentazione imprenditoriale.
Una fotografia che non lascia spazio a dubbi: nel Nord Est la managerializzazione cresce, ma non abbastanza da colmare il divario con la forza economica del comparto. Il turismo continua a generare miliardi di valore aggiunto e occupazione, ma resta povero di leadership. E finché non costruirà una classe dirigente all’altezza del suo peso economico, resterà un settore ad alto potenziale e bassa governance.
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