In Fvg nei primi sei mesi occupazione in crescita. Ora nubi sull’autunno
L’Istat stima 26 mila occupati in più rispetto allo stesso semestre del ’21. La variazione maggiore riguarda il lavoro dipendente che sale del 6,4%

UDINE. L’Istat ufficializza il trend di due indicatori molto importanti per l’economia del Fvg e del Nordest: lavoro e commercio estero. E i primi sei mesi sono andati decisamente bene per il Friuli Venezia Giulia che ha visto crescere sia gli occupati che le esportazioni. Ovviamente da giugno a oggi molte cose sono cambiate, basti pensare all’esplosione dei costi dell’energia che hanno determinato fermi produttivi per alcune aziende, mentre altre hanno prolungato le ferie e altre ancora hanno già attivato gli ammortizzatori sociali in previsione di un forzato rallentamento. Va ricordata l’inflazione, in crescita pure quella, che inizia a impattare sulla domanda di beni di consumo (leggasi la forte contrazione registrata da Electrolux). I dati di oggi, e riferiti al primo semestre, sono la fotografia dello stato di salute al mese di giugno, che non è quello di oggi.
Rileva l’Ires Fvg, che ha rielaborato i dati dell’Istat, un aumento degli occupati in regione nei primi sei mesi di 26 mila unità rispetto allo scorso anno, salendo a quota 527 mila, +5,2%, e +22.700 unità rispetto al 2019. Ad aumentare è stato soprattutto il lavoro dipendente, mentre quello indipendente è rimasto sostanzialmente stabile. In positivo va rilevato che a crescere sono stati pressoché tutti i settori, dall’industria (+8.200 occupati rispetto al primo semestre 2021), il commercio (+6.600) e soprattutto le altre attività dei servizi (+11.200).
«Il tasso di occupazione regionale - spiega Alessandro Russo, ricercatore dell’Ires Fvg -, calcolato sulla fascia di età 15-64 anni, nel periodo ha superato il 70%, e a livello nazionale solo Bolzano presenta un valore più elevato (74%)». Ovviamente resta migliore il tasso di occupazione maschile rispetto a quello femminile, anche se la variazione più marcata nel numero di occupati la si registra nella componente femminile, che era stata quella più penalizzata durante il biennio della pandemia.
E, ancora, nel periodo considerato è diminuito il numero di persone in cerca di occupazione, ed è diminuito anche il numero delle persone inattive, «ossia quelle che non lavorano e non sono attivamente alla ricerca di un impiego - spiega Russo -, il cui numero era notevolmente aumentato nel periodo della crisi sanitaria».
Archiviato in modo positivo il primo semestre, le tendenze registrate dall’Istat a luglio hanno già fornito un’indicazione di rallentamento della crescita occupazionale, confermata anche dalle aspettative di assunzione provenienti da Excelsior che lasciano intravedere come le incertezze legate ai temi noti (caro energia e inflazione) si stiano riverberando anche sul mercato del lavoro. Non bastassero gli istituti di statistica a ispirare alla prudenza, ci sono anche le crisi che si sono aperte in Fvg.
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