L’assemblea di Confindustria Vicenza: imprese in allarme, «Investimenti fermi si reagisca adesso»
«Aria cambiata, nel ’24 non si dica che non era prevedibile»

Il timore che arrivi una nuova recessione e non disporre degli strumenti per contrastarla. L’allarme sullo stop agli investimenti, l’inverno demografico, l’immigrazione regolata, i giovani e ancora la richiesta chiara e diretta al Governo di riproporre il Piano Industria 4.0. Laura Dalla Vecchia presidente di Confindustria Vicenza apre l’annuale assise degli imprenditori berici nello stabilimento di Marelli Motori ad Arzignano.
Il dato di partenza sono i numeri, una colonna blu negativa -3,79%. È il calo della produzione che fa da tristissimo controcanto a istogrammi arancio in impennata, che mostrano lo sprint del post covid. Il dato cupo è 2023 quelli solari solo del ’21 e del ’22.
E l’allarme Dalla Vecchia lo lancia all’inizio e fortemente alla fine, prendendosi un applauso a scena aperta. «Riusciamo a essere ottimisti anche se intravediamo molto chiaramente i problemi e i tempi duri che stanno avanzando e per questo siamo una risorsa preziosa per la nostra nazione – dice -. Ma non dateci per scontati».
Il messaggio dal palco non è interpretabile: «L’aria è drasticamente cambiata, abbiamo cercato oggi di lanciare allarmi ma di proporre anche soluzioni e ci aspettiamo e chiediamo rapide reazioni». Non può essere mantenuto lo stato di emergenza per affrontare qualunque cosa: «Nessuno alla lettura dei dati dei primi 6 mesi dell’anno prossimo ci venga a dire che non si poteva immaginare e che ci si dovrà di nuovo arrabattare ricorrendo a soluzioni di emergenza», afferma Dalla Vecchia. Il dato allarmante oltre alla congiuntura riguarda quel 70 per cento delle aziende del Nordest che non ha chiesto nuovi affidamenti nell’ultimo anno. «Questo deve terrorizzare la politica - rincara la leader degli industriali vicentini -. In un’Italia con produttività stagnante e in crollo demografico, c’è un bisogno estremo di investimenti».
Quando ci fu l’ultima vera recessione strutturale, quella del 2008-2010, ricorda, «la nostra reazione fu quella di prendere la valigia e affrontare i mercati internazionali». In questo contesto l’industria ha tenuto nonostante il calo della Germania, che in recessione già c’è. «Ma ricordiamo bene che se in Italia e in Veneto abbiamo reagito meglio della Germania una ragione c’è. È stato il Piano Nazionale Industria 4.0 che ha trainato gli investimenti delle imprese manifatturiere prima del Covid» dice Dalla Vecchia. Ed è questa la formula che funziona e che la presidente chiede al Governo di riproporre.
Anche, il leader nazionale degli industriali Carlo Bonomi dallo stesso palco parla di investimenti «sono ineludibili: dal primo trimestre del 2021 sono cresciuti del 3% per cinque trimestri, in quelli successivi sono calati dello 0,8%». E se la Germania piange l’Italia non ride, dice Bonomi ricordando che invece il governo tedesco ha messo in campo misure a sostegno degli investimenti. «Noi non possiamo permettercelo» è stata poi la postilla. Sulla manovra infine il leader dell’Aquilotto ha riconosciuto alla legge di bilancio un carattere « ragionevole». Riconoscendo l’importanza del taglio contributivo ma rammaricandosi che «non sia strutturale».
Sul tema dell’immigrazione regolare su cui la Dalla Vecchia era intervenuta ricordando che è uno strumento per mitigare il calo demografico, il presidente Luca Zaia ha aggiunto che «le imprese chiedono professionisti da tutto il mondo, non necessariamente dall'Africa. Ma le modalità di trasferimento sono troppo macchinose. Credo ci voglia più attenzione a esigenze delle imprese che vivono da tempo difficoltà in termini di reperimento di risorse umane fondamentali per la crescita».
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