L’ambasciatrice a Bratislava, Catherine Flumiani: «In Slovacchia ripresa sostenuta e c’è grande domanda di Italia»
Tecnologie per l’automotive e tender per infrastrutture rail sono alcune delle opportunità che si aprono per le imprese italiane e nordestine nel piccolo Paese centro-europeo

Cercasi fornitori italiani nell’industria slovacca. Nell’economia del piccolo Paese centro-europeo, dominata dai settori automotive ed elettrodomestici, cresce infatti la domanda di componentistica e tecnologie italiane per far fronte alle strozzature nelle supply chain e alla carenza locale di personale specializzato. E ci sono opportunità anche nelle infrastrutture, soprattutto per la modernizzazione della rete stradale e ferroviaria.
La Slovacchia, 5,5 milioni di abitanti, è un membro UE, Eurozona e Nato con una rilevante struttura industriale, grazie ai notevoli investimenti privati esteri, e un tasso di disoccupazione tra i più bassi d’Europa. Principale partner è la Germania. Ma c’è spazio anche per l’Italia, che conta nel Paese oltre 500 aziende, tra cui importanti realtà del Nordest come Askoll nella filiera del bianco e Calearo, Mevis ed Eas nel parco industriale di Samorin vicino a Bratislava avviato da Confindustria Vicenza a inizio anni duemila per servire principalmente il comparto auto.
«La ripresa economica in Slovacchia è molto sostenuta, si respira ottimismo. E c’è una grandissima domanda di Italia», sottolinea l’ambasciatrice a Bratislava, Catherine Flumiani. «Non solo per il riconoscimento dell’eccellenza del nostro know-how industriale, ma anche per i fortissimi legami culturali e la simpatia verso il nostro Paese».
Ambasciatrice Flumiani, occorre puntare ancora molto sull’automotive in Slovacchia?
«In questo settore di punta continuano gli investimenti delle grandi case produttrici, nonostante la congiuntura internazionale negativa del comparto e le incertezze legate all’impegnativa transizione verso l'elettrico. Quello che si osserva oggi è che, pur essendoci una filiera locale molto articolata di produttori, si registra una crescente domanda di componenti auto made in Italy. In Slovacchia c’è infatti difficoltà a reperire personale con i profili ricercati visto il tasso di disoccupazione molto basso, e inoltre ci sono oggi strozzature nelle catene di fornitura a causa della pandemia. Ecco allora che le aziende italiane della filiera auto, riconosciute per le tecnologie all'avanguardia e la manodopera specializzata, sono molto ricercate».
Opportunità in altri settori?
«Da segnalare quelle legate agli investimenti sulla transizione ecologica: adeguamento edifici, ospedali e infrastrutture viarie. In quest’ultimo ambito l’anno prossimo dovrebbero tenersi delle gare europee che meritano di essere seguite. In particolare il governo slovacco punta sull’ammodernamento della rete ferroviaria, anche per ridurre il trasporto su gomma in chiave ambientale. E ci sono progetti per risolvere il problema dei collegamenti difficoltosi tra l’ovest del Paese, ben connesso con Austria, Ungheria e Repubblica Ceca, e l’est montuoso dove si è comunque sviluppato un importante tessuto industriale nella filiera del bianco. Tra Bratislava e Košice, per esempio, oggi si impiegano ancora cinque ore di auto».

Come va l’interscambio tra i due Paesi?
«L'Italia è il settimo paese importatore (3,2 miliardi di euro nel 2020, dati elaborati dall’Ambasciata d’Italia a Bratislava sulla base di quelli forniti dall’Istituto di Statistica slovacco) e il decimo fornitore (2,4 miliardi nel 2020) dalla Slovacchia. Il nostro export, pari a circa 1,9 miliardi nei primi nove mesi del 2021 (+21,6% sul 2020), dovrebbe tornare a fine anno circa agli stessi livelli del 2019. Le principali voci sono componenti industriali, macchinari, beni di consumo, prodotti chimici. Anche la presenza diretta è rilevante, con oltre 500 aziende a partecipazione italiana».
Com’è il clima business in Slovacchia?
«Il clima è, in linea generale, eccellente considerato che lo sviluppo dell'economia slovacca, sostenuto anche dai finanziamenti dell'Unione Europea, offre interessanti opportunità per le imprese italiane. E’ comunque sempre utile, per una migliore comprensione del contesto locale, ricorrere all’attivo ausilio della Camera di Commercio Italo-Slovacca».
Difficoltà di reperimento di personale?
«È una problematica generale a cui hanno fatto riferimento alcune aziende che ho visitato recentemente, con una forte competizione tra imprese per attrarre e trattenere il personale con le professionalità più ricercate sul mercato. È comunque una competizione virtuosa, che porta a creare ambienti di lavoro con una cultura aziendale accogliente, e a sviluppare anche progetti sociali per i lavoratori e per il territorio. Tra l’altro la Slovacchia attira molti giovani professionisti e neolaureati italiani ed europei, che hanno l’opportunità di fare un’esperienza lavorativa internazionale in grandi imprese, per esempio come Amazon e Ibm, e nel settore bancario e assicurativo dove l’ltalia ha una presenza importante con Intesa Sanpaolo, Unicredit e Generali».
Prossime iniziative della diplomazia italiana in Slovacchia?
«Stiamo lavorando per rafforzare ulteriormente le relazioni bilaterali con un percorso di dialogo regolare. A livello di iniziative business purtroppo la pandemia ci ha un po’ rallentato, ma dopo aver avviato nel 2021 un’attività di informativa per le aziende sulle opportunità con i programmi del Recovery Plan, nel 2022 faremo nuove azioni anche con l'obiettivo di organizzare delle missioni business di imprenditori italiani».
Relazioni quindi ottime tra i due Paesi?
«Eccellenti. Ma al di là delle relazioni ufficiali, in generale in Slovacchia c’è una grandissima domanda di Italia. Non solo per il riconoscimento dell’eccellenza del nostro know-how industriale, ma anche per i fortissimi legami culturali e la simpatia verso il nostro Paese. Parecchi slovacchi per esempio trascorrono le vacanze in Italia e parlano la nostra lingua: a tal proposito a Bratislava abbiamo in un liceo una sezione bilingue italo-slovacca frequentata da numerosi studenti».
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