La tempesta perfetta su logistica e noli pesa sulle imprese Fvg

Per l’ Agenzia imprenditoriale operatori marittimi di Trieste si tratta di una reazione psicologica dei mercati dopo il blocco dei porti cinesi

Piercarlo Fiumanò
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TRIESTE. Una tempesta perfetta. L'aumento vertiginoso dei costi della logistica e dei noli marittimi preoccupa anche le imprese della regione. Porti congestionati a causa dei contagi, super rialzi dei noli, mancanza di container vuoti e rotte cancellate (le cosiddette blank sailing) sono i grandi fenomeni che impattano sugli equilibri del traffico marittimo nel Mediterraneo. Una situazione monitorata anche dagli spedizionieri e dagli operatori del porto di Trieste alla pari degli altri grandi scali europei come Rotterdam e Amburgo.

I noli hanno raggiunto livelli record sulle principali rotte e non mostrano ancora segni di rallentamento. Secondo l’ultimo report di Srm (Studi e ricerche del Mediterraneo) e Intesa San Paolo lo scorso anno sono aumentati del 22,6% mentre quest’anno si prevede un un calo del 9,4% anche se la situazione cambia di continuo dopo la nuova ondata pandemica.

Il gigantismo navale e il dominio delle grandi alleanze sulle rotte strategiche hanno spinto gli ordinativi delle navi oltre 15.000 teu e sono previsti crescere del +17% al 2023. E come spiega l’ultima newsletter di dicembre dell’Agenzia imprenditoriale operatori marittimi di Trieste (Aiom), alla fine del secondo anno di pandemia, l’andamento dei noli soprattutto dalla Cina sembra non dover ancora rallentare la sua corsa: «Un aumento esponenziale che sembra dipendere più da cause psicologiche che realmente economiche, nonostante gli innegabili effetti scatenanti della pandemia».

Gli incrementi sono esponenziali: più 335% sulla rotta Shangai-Rotterdam e più 164% su quella Shangai-Los Angeles.

Aumenti che si abbattono sui costi di trasporto delle imprese. Fra le cause, si sottolinea nel report degli operatori triestini, i ripetuti e alterni lockdown nei porti cinesi, con conseguente congestione operativa dei principali terminal container; lo sbilanciamento tra import ed export nell’interscambio Cina-Usa e la congestione dei porti americani della West Coast.

Una situazione dove al centro del domino ci sono le grandi compagnie di navigazione internazionale, circa una quindicina, che si sono costituite in tre grandi alleanze: la Ocean Alliance, la The Alliance e 2M.

Secondo un rapporto del colosso dello shipping Maersk la congestione dei porti legata alla frenata della filiera distributiva non terminerà prima di luglio del prossimo anno. Fra le cause principali, sottolinea il gruppo danese, i ritardi delle navi dovuti ai lunghi tempi di attesa al largo dei maggiori porti mondiali, le misure preventive contro la diffusione del Covid e la mancanza di forza lavoro nei porti marittimi.

La crescita dei prezzi dei noli ha favorito lo sviluppo di colossi come Msc, il gruppo italo-svizzero di Gialuigi Aponte, che secondo la classifica stilata dalla società di ricerca e analisi Alphaliner ha superato la danese Maersk nel trasporto di container. La flotta del gruppo italo-svizzero vanta una capacità complessiva di 4.284.728 container standard da 20 piedi (Teu), 1.888 in più di Maersk. La quota di mercato delle due compagnie si attesa al 17%.

Ma il vettore danese detiene ancora la maggior capacità in termini di navi di proprietà: il 65% della capacità di Msc arriva dalle navi noleggiate, solo il 42% per Maersk. Secondo ShipMag, l'amministratore delegato di Maersk, Soren Skou, ha ribadito che il primo posto non è più importante per la sua azienda, la quale sta concentrando in questo momento gli investimenti sull'espansione della propria logistica terrestre dove i margini di profitto sono più elevati. «Non significa nulla», ha ribadito l'ad. «La cosa importante per noi è crescere con i nostri clienti sollecitando quelli esistenti ad acquistare servizi logistici da Maersk», ha aggiunto

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