La bioraffineria di Marghera utilizzerà più oli vegetali esausti per produrre il biodiesel
Sono i corso di lavori per migliorare l’impianto di Ecofining. Eni prevede il potenziamento della capacità produttiva con una sempre maggiore quota di materie prime che derivano da scarti della produzione alimentare

MARGHERA. La riconvertita raffineria veneziana dell’Eni si prepara a incrementare l’uso di oli vegetali esausti di frittura, grassi animali e altri scarti organici per produrre biodiesel, riducendo sempre più il contestato utilizzo dell’olio di palma.
Dal 5 marzo scorso sono in corso nella bioraffineria veneziana le attività per la fermata programmata, che dureranno 90 giorni – che possono comportare l’attivazione delle torce, come spiega l’Eni stessa: «Per la manutenzione generale degli impianti con particolare riferimento alle ispezioni e verifiche di legge e per realizzare importanti investimenti che miglioreranno la disponibilità e l’affidabilità dell’impianto Ecofining e delle altre unità di raffineria, che consentiranno l’incremento della lavorazione di materie prime di seconda e terza generazione come oli vegetali esausti, grassi animali e altri scarti di lavorazione».
Nel gennaio del 2020 l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha disposto una multa di 5 milioni di euro nei confronti di Eni per «pratica commerciale ingannevole” in merito alla pubblicità “Enidiesel+”, che ha inondato giornali, televisione, radio, cinema, web e stazioni di servizio dal 2016 al 2019. La decisione riguarda il messaggio, oggi dichiarato ingannevole, di un diesel bio, green e rinnovabile, che «riduce le emissioni gassose fino al 40%».
La sentenza dell’Autority era arrivata a seguito di un reclamo presentato da Legambiente, dal Movimento difesa del cittadino e da Transport & Environment (T&E) per pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del consumo.
Legambiente aveva sostenuto che «non esiste il diesel green prodotto con olio di palma o altre colture alimentari perché causa la deforestazione e le compagnie petrolifere devono smettere di cercare di indurre in errore cittadini e politici con il falso slogan del diesel che rispetta l’ambiente e la salute».
Dal canto suo Eni rispose di essere «sorpresa» per la sanzione dell’Autority in quanto aveva «illustrato nel corso del procedimento le ragioni per cui le contestazioni mosse dagli Uffici dell’Autorità devono considerarsi infondate e di aver presentato alcune decisive evidenze che confermano la correttezza metodologica e informativa della propria comunicazione commerciale».
«In quanto ai rilievi sollevati circa la caratterizzazione del prodotto Diesel+ come “green”», aggiunse l’Eni all’indomani della sanzione «il tratto distintivo del prodotto Diesel+ è la sua componente Hvo (Hydrotreated vegetable oil) che, grazie a un rivoluzionario processo di idrogenazione degli oli vegetali, frutto degli sforzi di ricerca e della capacità innovativa dei laboratori Eni, attribuisce al combustibile Diesel+ proprietà assolutamente uniche sotto il profilo ambientale».
Da quest’anno, dopo la fermata programmata della bioraffineria veneziana, Eni prevede il potenziamento della capacità produttiva «con una sempre maggiore quota di materie prime che derivano da scarti della produzione alimentare, come oli usati, grassi animali e sottoprodotti della lavorazione dell’olio di palma. Eni utilizza già circa il 50% degli oli alimentari usati disponibili in Italia. —
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