Istat, la produzione industriale si è fermata: ad aprile un tonfo del 7,2 per cento
L'Istat registra una contrazione dell'indice della produzione industriale dell'1,9% rispetto a marzo, il quarto consecutivo, e una caduta rispetto all'anno precedente del 7,2%, la più profonda a partire da luglio 2020, nell'anno maledetto del Covid

Cede l'industria ad aprile, con il calo della produzione peggiore da quasi tre anni, e allunga un'ombra sulle prospettive dell'economia italiana. L'Istat registra una contrazione dell'indice della produzione industriale dell'1,9% rispetto a marzo, il quarto consecutivo, e una caduta rispetto all'anno precedente del 7,2%, la più profonda a partire da luglio 2020, nell'anno maledetto del Covid.
L'andamento negativo è esteso a tutti i principali comparti, a partire dall'energia (-12,6% su anno) e dai beni intermedi (-11%). I nuovi dati sono letti come «un campanello d'allarme» da Confcommercio che osserva come la crescita del Pil sopra l'1%, prevista dopo l'ondata di revisioni al rialzo, sia un risultato «non scontato né già acquisito».
Tanto più dopo la frenata della fiducia di famiglie e imprese registrata a maggio. Il rischio indicato dall'ufficio studi è quello di un impatto negativo sulla Penisola delle difficoltà di Paesi come la Germania, oltre al peso dell'inflazione elevata e dei ritardi del Pnrr. Berlino è il primo partner commerciale dell'Italia e il fatto che sia in recessione tecnica nel primo trimestre avrà conseguenze, come ha sottolineato di recente anche il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti.
Giorgetti ha detto che l'economia della Germania «qualche problema» per la nostra industria lo creerà, ma ci sono i servizi che dovrebbero compensare. Anche le ultime previsioni dell'Istat, nell'indicare una crescita del Pil all'1,2% quest'anno, hanno anticipato un rallentamento dell'attività economica dopo i primi tre mesi particolarmente positivi. È attesa, in particolare, una «netta decelerazione» degli scambi con l'estero, a causa della domanda mondiale più debole. Già ad aprile i primi dati sul commercio internazionale dell'Italia, relativi ai paesi extraeuropei, hanno mostrato una contrazione delle esportazioni: queste non calavano su base annua da oltre due anni e hanno rappresentato uno dei motori della ripresa post-Covid.
Tra i fattori di rischio specifici per il Paese, l'analisi segnala gli effetti delle politiche monetarie restrittive su consumi e investimenti, la fine della spinta degli incentivi all'edilizia e le possibili conseguenze economiche, soprattutto nel settore agricolo, dell'alluvione in Emilia Romagna. In questo contesto, secondo l'Istat, l'attuazione del Pnrr può parzialmente controbilanciare la stretta sugli investimenti.
Dall'opposizione, l'ex ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, condivide sui social i dati Istat sul crollo della produzione industriale e commenta: «Ecco a voi il Governo del 'non disturbare chi vuole farè. Se a questo esecutivo togliamo il Pnrr (che non volevano e non sanno gestire) rimangono solo macerie». Tornando ai dati, l'andamento della produzione industriale ad aprile è «molto peggiore alle attese», scrive l'economista Mario Seminerio in un post dove sottolinea in particolare il risultato della manifattura in senso stretto, in calo del 2,1% mensile e del 6,7% annuale, e rimarca il «silenzio dai cantori del boom italiano».
Anche il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, parla in di un «calo deludente». «I servizi sembrano abbastanza vivaci da compensare la resistenza industriale - scrive De Felice su Twitter - ma prevediamo un rallentamento del ritmo sequenziale della crescita del Pil».
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