Otto opere urgenti per superare il gap infrastrutturale del Veneto: ecco quali

Le indicazioni delle associazioni di categoria nel «Libro bianco» presentato nel corso del roadshow di Unioncamere

Edoardo Bus
Un viadotto dell'Autobrennero
Un viadotto dell'Autobrennero

Sono otto le opere più urgenti per la competitività del sistema regionale, presentate a Verona con la nuova edizione del “Libro Bianco sulle priorità infrastrutturali del Veneto”, realizzato da Unioncamere del Veneto con il supporto di Uniontrasporti.

Le opere scelte da imprese e associazioni di categoria del Veneto sono le seguenti: il potenziamento del nodo aeroportuale e portuale e di Venezia, con l’efficientamento dei porti di Venezia e Chioggia; il decongestionamento della rete stradale del basso veneto, con particolare riferimento all’accessibilità a sud della città di Verona, al completamento della SR10 e l’adeguamento della SS309 Ravenna Venezia. 

Infine, tre priorità sono relative agli sbocchi della regione verso nord e hanno una criticità elevata a causa di controversie con i territori limitrofi al Veneto: accessibilità al Brennero (A 22 e ferrovia Fortezza Verona); prolungamento della A31, ovvero la Valdastico verso nord; prolungamento della A27 verso l’Austria. Insomma, pur in un contesto positivo, come quello Veneto – su logistica e trasporti si registra una performance del 30% superiore alla media nazionale - non mancano le criticità da risolvere.

Veneto territorio in crescita

Nel contesto nazionale la regione si dimostra un territorio in crescita: terza in Italia per ricchezza prodotta, con un PIL in crescita del +8,4% rispetto al 2019 e un contributo importante derivante dall’export (45,5%), che cresce del +26,2% rispetto al 2019.

“L’indagine nazionale sui fabbisogni logistici e infrastrutturali – sottolinea l’assessore regionale ai Trasporti e alle Infrastrutture Elisa De Berti - mette in luce una percezione positiva delle imprese venete rispetto all’attuale assetto infrastrutturale regionale, ed auspica la realizzazione di opere che proprio qui a Verona sono particolarmente attese, come l’accessibilità da sud della statale 12 che ha 262 milioni di finanziamento. Per alcune il libro Bianco evidenzia le difficoltà dovute a ostilità di territori limitrofi, come il Trentino-Alto Adige nel caso della Valdastico a Nord e della Carinzia e ancora dell’Alto Adige per la prosecuzione della A 27”.

Elemento di novità di questa seconda edizione del Libro Bianco – quella veronese è la prima tappa di presentazione di un road show nazionale - sono gli indicatori di performance territoriali (KPI), declinati rispetto alle infrastrutture di trasporto e logistica, a quelle digitali ed energetiche, che quantificano il divario di ciascun territorio provinciale rispetto alla media nazionale.

Spicca, tra le varie classifiche, il primato assoluto regionale di Verona come città “green & smart”, ovvero attenta all’ambiente e digitalizzata. Se questi indicatori confermano l’eccellenza del sistema dei trasporti veneto rimane però l’elevato divario infrastrutturale del Bellunese, con la distanza dai principali nodi multimodali e dorsali di traffico e la necessità di adeguamenti in vista delle Olimpiadi invernali 2026.

Le grandi incompiute

Opere pubbliche: le grandi incompiute del Veneto, dalla Valdastico alla A27
La redazione

Grandi incompiute: il sogno d'asfalto dell'autostrada Venezia-Monaco
La redazione

La metropolitana di superficie, la regina delle incompiute trent'anni per andare in archivio
La redazione

La triste storia dell'idrovia Padova-Venezia, la Salerno-Reggio Calabria del nord... ma su acqua
La redazione
MORSEGO-FOTOPIRAN-VIGONOVO-CHIUSE IDROVIA TOMBELLE

Nel corso del convegno di presentazione “Le priorità infrastrutturali del mondo economico per un Veneto più competitivo” si è sottolineato come il Libro Bianco sia uno strumento a disposizione di Governo e Regione del Veneto per pianificare le opere pubbliche soprattutto nelle aree più critiche.

Tra i presenti in platea spiccava la presenza di Zeno D’Agostino, presidente del porto di Trieste che, a margine al convegno, ha sottolineato l’impatto della guerra in Medio Oriente sui traffici marittimi. “A causa dei parziale blocco del canale di Suez a gennaio meno 12% sui container e meno 30% sul transhipment”.

Sull’invasione russa dell’Ucraina: “Abbiamo organizzato treni tra Trieste e Odessa – ha detto D’Agostino – per rifornire l’Ucraina di merci arrivate via mare”. Infine, sui porti nazionali: “Dovremmo investire sui porti in via di privatizzazione nel Mediterraneo - così come fanno altri da Singapore agli Emirati Arabi - ma aiutati in questo dal Governo italiano”.

Riproduzione riservata © il Nord Est