Un hub italo-francese con Area Science Park per riciclare le barche dismesse

Il progetto Refiber approda al Salone Nautico di Parigi e stringe nuovi accordi e collaborazioni sul fronte dell’economia circolare

Franco Vergnano

Trieste ritrova il patto ”entente cordiale” con la Francia e non poteva farlo che grazie ad un binomio unico, quello del mare e della ricerca scientifica, settore in cui la città giuliana vanta cifre da primato (37 ricercatori ogni 1.000 abitanti). In occasione del recente Salone Nautico di Parigi, tra le rassegne più importanti del comparto a livello mondiale con i suoi 150mila visitatori e 650 espositori,svoltosi a dicembre 2022 presso la Porte de Versailles, l’attenzione per una nautica sostenibile è andata a Refiber.

Si tratta di un programma made in Trieste a cui stanno lavorando Area Science Park e Innovando Srl per la realizzazione di una filiera nazionale del riciclo degli scafi delle imbarcazioni in vetroresina, oggetto di contatti ed incontri con i rappresentanti di Aper (Association pour la plaisance eco-responsable), l’organismo d’oltralpe di tutela ambientale, senza scopo di lucro creato dalla Federazione dell’industria nautica, e riconosciuto dallo Stato francese nel 2019, per raccogliere e demolire i natanti e le imbarcazioni da diporto.

L’obiettivo di Refiber, ha precisato Marcello Guaiana, manager del Consorzio di Area Science per l’economia circolare e presidente dell’Associazione temporanea di scopo che realizza il programma, è quello di trovare una convergenza “tra la nostra iniziativa di ricerca e l’operatività dei colleghi di Aper”: si vogliono, in sostanza, valutare insieme le tecnologie innovative per il riciclo dei materiali provenienti dalle demolizioni e le soluzioni per la sostituzione di materiali critici, al fine di rendere le imbarcazioni più sostenibili, ecocompatibili.

Non ha risparmiato riconoscimenti Marcello Guaiana, che ha definito quella attuale di Aper “la migliore prassi europea del settore”. In questo quadro, la dismissione e la gestione dello smaltimento delle imbarcazioni da diporto a fine vita rappresenta un problema di sostenibilità ambientale molto rilevante. A oggi, in Italia, non esiste ancora un modello strutturato di raccolta organizzata per la corretta gestione delle vecchie bagnarole di lunghezza tra i 10 e 24 metri: basti pensare che negli ultimi dieci anni delle circa 10mila imbarcazioni cancellate dai registri ufficiali solo una minima percentuale è stata smaltita in modo corretto.

Refiber punta a realizzare un hub che possa concentrare e valorizzare i flussi di materiali derivanti dallo smantellamento degli scafi. Tra questi c’è la vetroresina, materiale pluristrato composto da plastica e vetro, che con il 60% in peso rappresenta la frazione più abbondante e di più difficile trattamento.

Un modello di gestione che il programma sta analizzando è quello, consolidato in altri ambiti, dell’Epr, la responsabilità estesa del produttore, che prevede il coinvolgimento di produttori e distributori del settore. Attualmente Refiber si concentra sulle imbarcazioni da diporto ma non è esclusa la possibilità di aprire il sistema anche alla gestione di natanti di lunghezza inferiore ai 10 metri. E qui la collaborazione con la francese Aper potrà essere particolarmente proficua. La transizione ecologica, punta di diamante del Pnrr e necessità indifferibile per la vita del pianeta, passa anche dai nostri mari e da chi, magari per piacere, li solca.

Il progetto nasce nell’ambito di Argo, il sistema industriale «basato sull’innovazione di processi e prodotti in grado di aumentare la produttività economica e generare nuovi posti di lavoro, attraverso l’interazione tra ricerca e industria». Argo è frutto di un protocollo d’intesa tra la Regione Friuli Venezia Giulia e il Ministero dello Sviluppo economico (Mise), che ha individuato un’alleato in Area Science Park.

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