Safilo, 2022 in crescita ma adesso lo stabilimento di Longarone è a rischio

Ricavi in crescita dell'11 per cento. Ma il gruppo ha dato mandato al management di esplorare delle soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone (Belluno), il cui contenuto si delineerà meglio nelle prossime settimane

Roberta Paolini

I conti 2022 di Safilo sono brillanti, ma rischiano di non salvare Longarone.

Una doccia fredda che arriva dopo aver scorso l’andamento dell’anno scorso del gruppo dell’occhialeria che ha mostrato risultati con vendite nette preliminari a quota 1.076,7 milioni di euro, in crescita dell'11,1% a cambi correnti e del 4,2% a cambi costanti rispetto ai 969,6 milioni di euro registrati nel 2021.

L'ebitda adjusted dell'azienda è pari a circa 101 milioni di euro e l'indebitamento finanziario netto del gruppo è risultato pari a circa 113 milioni, in leggera diminuzione rispetto ai 115,4 milioni di euro.

Numeri in miglioramento dunque,  eppure in un passaggio della nota del gruppo dell'occhialeria sui risultati 2022 si legge che «in relazione all'analisi strategica in corso, vista l'evoluzione del portafoglio prodotto, il contesto economico, le dinamiche competitive nell'industry e una persistente sovraccapacità produttiva, il Consiglio di amministrazione di Safilo, nel ribadire l'importanza dei siti produttivi di Santa Maria di Sala (Venezia) e Bergamo, del centro logistico di Padova, e delle capacità creative del Gruppo, ha dato mandato al management di esplorare delle soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone (Belluno), il cui contenuto si delineerà meglio nelle prossime settimane»,  ieri si è tenuto un un confronto tra azienda e sindacati all'unità di crisi della Regione Veneto, convocato dall'assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan, sul rischio di «disimpegno da Longarone» da parte di Safilo.

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