Pinot grigio delle Venezie con meno alcol e calorie Armani: percorso avviato

Il presidente: «Stiamo parlando cl Ministero per definire i dettagli, speriamo di partire a breve»

Confermato il calo generale dei consumi di vino, ma i bianchi sono in controtendenza

Maurizio Cescon

Sarà presto in vendita, tra un anno al massimo due, il Pinot grigio delle Venezie con meno alcol e meno calorie. La strada è tracciata, lo ha confermato Albino Armani, presidente della grande Doc interregionale che annovera 27 mila ettari tra Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia e produce circa 220 milioni di bottiglie l’anno, il 90% delle quali vendute all’estero. L’occasione è stata il convegno annuale del Consorzio che ha riunito nel salone del Parlamento del castello di Udine gli operatori della filiera, oltre a tecnici ed esperti.

«Abbiamo già fatto una prova l’anno scorso per il mercato inglese – ha spiegato Armani, lui stesso imprenditore che incarna perfettamente lo spirito nordestino, visto che gestisce tenute in provincia di Trento, nel Veronese e in Friuli – portando il Pinot grigio a 10 gradi e mezzo e i consumatori di oltremanica hanno apprezzato la novità. Adesso abbiamo intavolato un discorso con il Ministero delle Politiche agricole a Roma per provare a replicare quel progetto. L’idea è di partire in tempi abbastanza brevi e magari ottenere il via libera per imbottigliare l’anno prossimo o al massimo nel 2026. L’obiettivo? Oggi il nostro Pinot grigio varia da un minimo di 11 gradi a un massimo di 13, puntiamo a scendere sotto i 10 e mezzo dell’esperimento inglese. La bottiglia di Pinot grigio tradizionale resterà in ogni caso, con i suoi gradi. Il “nuovo” Pinot grigio delle Venezie si affiancherà a quello classico, avrà magari una dicitura aggiuntiva, che non abbiamo ancora definito. Ci tengo a sottolineare che noi siamo comunque in equilibrio, la Doc sta andando bene, i prezzi delle uve sono in aumento, anche più di un euro e 5 centesimi al chilo all’ingrosso. Non vorremmo fare i più bravi, ma le tendenze del bere e soprattutto i giovani stanno andando verso quella direzione, che prevede quantità inferiori di alcol».

Molti i numeri sul settore enologico snocciolati dai relatori e dal direttore del Consorzio Stefano Sequino. In particolare Tiziana Sarnari di Ismea ha parlato della flessione del consumo di vino in Italia. «Negli anni della pandemia – ha detto – c’era stato un aumento, che aveva sorpreso anche i nostri competitor spagnoli e francesi, dove invece si evidenziava un calo. Invece dal 2022 a oggi anche l’Italia si è riposizionata verso il basso.

Si beve meno vino, soprattutto rosso, un motivo è il taglio delle spese delle famiglie. In meno di 10 anni i rossi sono passati da una quota del 51% di mercato del 2014 a una quota del 38% nel 2023. Oggi bianchi e spumanti rappresentano il 62% del vino venduto in Italia e all’estero.

E ci sono sempre più bottiglie di bianco nel carrello della spesa. In questo contesto la Doc delle Venezie va bene, è diventata la seconda per volume in soli 7 anni di vita, nel 2023 sono stati imbottigliati quasi 1, 7 milioni di ettolitri di Pinot grigio delle Venezie, più 9% rispetto al 2022. Le vendite nella Gdo (Grande distribuzione organizzata) hanno fatto segnare un più 12% in volume e un +11% in valore, anche questi dati in controtendenza rispetto alla gran parte dei vini italiani. Basti pensare come un concorrente, lo Chardonnay, stia andando maluccio, con flessioni a doppia cifra. I vantaggi del Pinot grigio? Ha un prezzo abbordabile, è un bianco e quindi di tendenza, non ha gradazioni elevate».

La prima tavola rotonda intitolata “Il Pinot grigio Doc Delle Venezie nell’evoluzione del contesto vitivinicolo politico e normativo”, ha analizzato le priorità della filiera nell’ambito del quadro regolamentare europeo che caratterizza il settore, attualmente inserito in uno scenario di profondo cambiamento. Tra gli argomenti di grande attualità, la recente riforma delle indicazioni geografiche, che ha introdotto nuovi strumenti utili al rafforzamento del mercato ed un rinnovato ruolo dei Consorzi di tutela, e l’andamento dei lavori nell’ambito del gruppo di alto livello sulle politiche del vino istituito dal Commissario Ue all’agricoltura.

L’assessore all’Agricoltura del Friuli Venezia Giulia Stefano Zannier, nel corso del suo intervento, ha parlato di «grande capacità ed equilibrio nella gestione del Consorzio» e ha posto l’accento sulla “denominazione”. «È un patrimonio gestito dai produttori, attraverso il loro sistema di consorzi; questo è un importante concetto di base, che non è politico – ha fatto notare –. Quando parliamo di vitigni, poi, poter contare su una denominazione con dei numeri così ampi, su una così elevata capacità di gestione del mercato, significa avere garantita la stabilità necessaria per i singoli imprenditori: per riuscire a programmare le proprie attività aziendali e avere sostenibilità economica. Questi territori sono vocati per il Pinot grigio, il Friuli Venezia Giulia è la seconda regione in Italia per estensione di vitigni, nettamente oltre la media nazionale». —

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