Pinarello, salta il 40 per cento di crescita: «Le forniture di componenti sono paralizzate»

Consegne che slittano al 2022. Da mesi scarseggiano materiali e componenti, partendo a monte della filiera, in Asia. Tutti hanno ordinato in modo massiccio, e in paesi come Taiwan, dove gran parte della manodopera arriva da Filippine e Indonesia, la pandemia ha fermato spostamenti e produzione. E Shimano ha chiuso uno stabilimento in Malesia

Fabio Poloni

TREVISO. Crescita di fatturato stimata attorno al 20 per cento, «e se non fosse che non ci consegnano la roba, sarebbe anche superiore». Fausto Pinarello è il presidente dell’azienda di Villorba (Treviso) che porta il nome di famiglia, un po’ la Ferrari delle biciclette. Guarda ai numeri di quest’anno con soddisfazione, ma anche una punta di rammarico: il “traffico” nel mercato dei componenti ha rallentato se non paralizzato le forniture, «ci sono ordinativi fatti a marzo di quest’anno che andranno in consegna a giugno 2022», dice. Effetto combinato tra boom di richieste e pandemia che in alcuni Paesi, come Taiwan, sta ancora bloccando la produzione di materiali e componenti per la filiera della bicicletta.

Pinarello, il vostro settore esce bene da quello che per altri è stato un anno nerissimo.

«Vero, non sta andando male, anzi: è scoppiata in tutti la voglia di andare in bici, e non possiamo che esserne più che contenti. E il ciclismo non ha risentito dei blocchi toccati agli sport di contatto, per nostra fortuna».

Tradotto in numeri?

«Noi chiudiamo il bilancio al 30 giugno: l’anno scorso rispetto al 2019 eravamo calati circa del 10 per cento, quest’anno chiudiamo con una crescita attorno al 20 per cento, supereremo i 60 milioni di euro. E poteva andare anche meglio».

Di quanto?

«Credo la crescita potesse toccare anche il 35/40 per cento, se non fosse stato per il fatto che da mesi scarseggiano materiali e componenti, partendo a monte della filiera, in Asia. Tutti hanno ordinato in modo massiccio, e il Paesi come Taiwan, dove gran parte della manodopera arriva da Filippine e Indonesia, la pandemia ha fermato spostamenti e produzione. Shimano ha chiuso uno stabilimento in Malesia».

È un vostro fornitore?

«Sì, nostro e di nostri concorrenti, quindi mal comune... ma sono tanti i fornitori che accettano gli ordini ma non confermano la data di consegna. E si arriva a tempi superiori a un anno».

Quali sono, problemi di fornitura a parte, le tendenze del mercato della bici?

«È cresciuto tutto: bici da corsa, da passeggio, city bike, mountain bike, pedalata assistita, bici per bambini. Noi vediamo grande interesse per le cossiddette gravel-bike, da sterrato, che sono simili alle bici da corsa ma più versatili, anche più facili come uso, performanti ma buone anche per scampagnate, per un giro sul Piave o sulla Dobbiaco-Cortina».

Prezzi?

«Fra i tremila e i 3.800 euro, si arriva fino a 4.500 se a pedalata assistita».

Gli incentivi hanno dato una spinta?

«Non sono durati molto, ma per i mesi in cui ci sono stati sì, hanno dato una mano, credo un buon 30/40 per cento dei clienti li abbia sfruttati».

Per Pinarello quanto vale il segmento non da corsa?

«Per storia e tradizione nostra, le bici da corsa valgono il 95% del fatturato. Ma la vera crescita, come detto, arriva da gravel e mountain bike: fra tre anni stimiamo possano pesare per circa il 20 per cento del nostro fatturato. E chi si avvicina prima a queste bici più facili poi spesso passa a bici da corsa molto tecniche, per questo confidiamo in un effetto traino e di arrivare a una crescita di fatturato anche del 40% in tre o quattro anni».

Qualche mese fa c’è stato un cambio di amministratore delegato un po’ traumatico: Uberto Thun-Hohenstein, arrivato ad aprile dello scorso anno, ha lasciato dopo solo tre mesi. Al suo posto è arrivato Antonio Dus.

«Nessuno ha cacciato Thun, ora fa bici altrove ma non ne voglio parlare (alla Exept di Finale Ligure, ndr), ci ha fatto perdere tempo. Con Dus ci capiamo, è un professionista molto strutturato e noi per crescere abbiamo bisogno di uno come lui, che ha lavorato in aziende grosse come Tecnica».

Nel 2019 l’Ebitda era negativo, prospettive?

«Lo era per l’incorporazione delle estere Pinarello Usa e Uk, al netto di ciò era e resta positivo, quest’anno attorno al 13/15 per cento del fatturato».

Il fondo L Catterton ha rilevato l’80% delle vostre quote quasi cinque anni fa. Questo assetto rimane stabile?

«Sì, continuo a fare il presidente e a seguire il prodotto con una squadra di sei ingegneri. Mi piacerebbe ricomprarmi l’azienda ma servono tanti soldi», chiude con un sorriso.

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