Lattebusche, 30 anni di sviluppo e crescita: «Puntiamo su qualità e innovazione»
La forte espansione negli anni del centro lattiero-caseario che oggi conta su 313 soci produttori e fattura 139 milioni

Il messaggio alla fine è stato chiaro: siamo arrivati fin qua, ma non abbiamo alcuna voglia di fermarci proprio adesso. Ed anche se non c'è stata nessuna anticipazione esplicita sulle prossime mosse, il ragionamento sulla storia e le ragioni del grande sviluppo di Lattebusche, ieri, al Bar Bianco di Sandrigo, in ricordo dei trenta anni dall'incorporazione della locale latteria Brega, conduceva ad una logica conclusione. «Non abbiamo voluto fare una festa - ha precisato il direttore generale Antonio Bortoli all'inizio del suo intervento - ma un ricordo di come eravamo e di come siamo oggi». Sottolineando poi la strategia che sottende ad una cooperativa, la più grande lattiero casearia del Veneto, che si appresta a toccare nel 2024 i 70 anni di attività. Con numeri in costante crescita che hanno segnato, a fine 2022, 313 soci produttori di 7 province; 302 dipendenti; 6 stabilimenti di produzione; 3.000 esercizi commerciali serviti quotidianamente dalla rete di vendita e un fatturato di oltre 139 milioni.

Ma come ci si è arrivati? «Abbiamo puntato sempre sulla qualità e l'innovazione nel progetto industriale, sulla trasparenza e l'equità fra i soci nella gestione societaria. Siamo stati i primi a pagare il latte ai nostri soci sulla base della qualità, lasciando che fossero gli stessi soci ad approvarne i parametri. Siamo stati i primi in Italia a brevettare un formaggio, il Piave, ed eravamo a metà degli anni '70. Abbiamo avuto la capacità di riunire nella nostra cooperativa, dapprima, ben l'85% del latte prodotto nella provincia di Belluno e, dopo aver creato prodotti e marchio, siamo andati alla ricerca di nuovi mercati, in pianura, consapevoli che, se non ci fossimo mossi noi, difficilmente qualcun sarebbe salito da giù a darci una mano».E qui Bortoli ha parlato della filosofia delle incorporazioni, ben 23, «che ha consentito di acquisire aree ed integrare meglio i canali di produzione e vendita secondo i principi della nostra cooperativa». In questo tragitto si innesta, giusto trenta anni fa, l'acquisizione del Caseificio sociale Brega e l'ingresso «in questo territorio di Sandrigo che ci ha accolti benissimo» ha sottolineato ancora il direttore generale. Una fusione estremamente importante perché apriva un'area vergine per Lattebusche nel Veneto occidentale; inoltre la Brega aveva i conti in ordine; portava in dote due Dop come Grana Padano ed Asiago, a completare la gamma dei prodotti; conferiva anche un'importante quota di Agriform, cooperativa di cooperative con sede a Sommacampagna (Verona) impegnata nella stagionatura delle forme, ma anche e soprattutto nella vendita all'estero, su mercati nuovi come Usa, Inghilterra, Germania, Canada, Finlandia. «Un'operazione - ha voluto precisare Bortoli - condotta in porto allora con l'unanimità dei consensi dei soci, in Cda e assemblea, cosa non accaduta invece qualche anno dopo, nel 2009, con l'incorporazione della cooperativa Molinetto di Padova. «Il progetto industriale anche in questo caso era corretto, ma evidentemente c'erano più timori. Così come è corretto - ha ripreso il Dg - il progetto che ha condotto Agriform a fondersi con Parmareggio e a dare vita ai Caseifici GranTerre». «Ma l'importante - ha concluso - è la soddisfazione dei soci adesso». Come a dire, fidatevi anche per il futuro, i risultati non mancheranno. A fianco di Bortoli il presidente Modesto De Cet, che si è rivolto per un ringraziamento «alle maestranze ed autorità, ai clienti ed ai soci, ricordando che proprio questi rappresentano il cuore di Lattebusche e che grazie alla loro lungimiranza è stata resa possibile trent'anni fa un'operazione che ha consentito di fare un grosso salto di qualità. Perché - ha aggiunto - da soli non si fa niente. Così come non è possibile avere un futuro senza valorizzare al meglio le esperienze fatte».
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