L’acciaieria in Ucraina vicina al fronte di guerra che rifornisce il Nord Est
All’interno del grande impianto Zaporizhstal di Metinvest che produce bramme per il Triveneto. L’Ad Ryzhenkov: «Il laminatoio Trametal di San Giorgio di Nogaro lavora a pieno regime»

Le forniture dall’Ucraina di bramme di acciaio per i laminatoi triveneti del gruppo Metinvest sono riprese nel 2024. Per il momento si viaggia a una media di 5.000 tonnellate al mese di semi lavorati grezzi, prodotti a Zaporizhzhia nel grande impianto Zaporizhstal a poche decine di chilometri dalla linea del fronte di guerra nell’omonima regione sudorientale dell’Ucraina. Fronte che al momento è tranquillo, a differenza delle regioni orientali di Donetsk, Luhansk e Kharkiv.
Zaporizhzhia, sul fiume Dnepr, è un centro strategico per l’economia ucraina. Non lontana dalla più grande centrale nucleare d’Europa, quella di Energodar ora in mano russa, la città è vicina ad altre grandi centrali energetiche termiche e idroelettriche, ed ospita importanti fabbriche. In primis appunto quelle siderurgiche di Metinvest. Grazie a una missione giornalistica organizzata dal think-tank Mill’s, negli ultimi giorni è stato possibile visitare i complessi industriali e minerari di Zaporizhzhia e di Kryvyj Rih di Metinvest, proprietaria degli impianti di laminazione piani Trametal di San Giorgio di Nogaro in Friuli e di prodotti speciali piani e coils Ferriera Valsider di Oppeano in Veneto. Il Gruppo ucraino, che a Genova ha la direzione della divisione business per il mercato dell’Europa occidentale, è destinato a diventare sempre più rilevante in Italia. Metinvest ha infatti in cantiere il progetto della nuova acciaieria a basse emissioni nell’area ex Lucchini di Piombino, che svilupperà in joint-venture con lo specialista friulano di tecnologie siderurgiche Danieli. Inoltre è tra i player internazionali che hanno mostrato interesse per l’ipotesi di rilancio dell’ex Ilva - Acciaierie d’Italia di Taranto, in discussione nei prossimi mesi. Due grandi progetti che consentiranno a Metinvest di concentrare in Italia molta della produzione industriale che ha perso negli ultimi anni nell’Est dell’Ucraina occupata dai russi. In particolare a Mariupol, che concentrava il 40% dell’intero output siderurgico ucraino, dove Metinvest controllava gli impianti Azovstal, i più grandi d’Europa, e Illych.
A Mariupol si producevano le bramme d’acciaio che fino a febbraio 2022 arrivavano via mare a San Giorgio di Nogaro per essere lavorate negli impianti nordestini del gruppo e farne prodotti di vario tipo, innanzitutto per costruzioni e a destinazione navale, per il mercato europeo. L’interruzione totale delle operazioni nell’Est del Paese ha costretto Metinvest a riprogrammare completamente la produzione e l’approvvigionamento di semilavorati, diversificando gli acquisti nel mondo per sopperire agli stravolgimenti in Ucraina.
Ma adesso, almeno in parte, la produzione di bramme anche per l’Italia è stata ripresa a Zaporizhstal, un altro impianto storico del gruppo ucraino, specializzato in coils ma ora parzialmente riadattato anche per le bramme. I semilavorati vengono poi imbarcati nel porto di Odessa, da dove dopo il ripristino in sicurezza delle rotte navali del Mar Nero raggiungono di nuovo i porti dell’Alto Adriatico.
Ad oggi Trametal si rifornisce comunque ancora solo in parte dall’Ucraina, rispetto ai volumi precedenti all’ invasione russa. Molte delle forniture di bramme continuano infatti ad arrivare da altri paesi nel mondo dove Metinvest è riuscita a diversificare gli approvvigionamenti. «Nonostante la domanda generale di acciaio in Europa sia piuttosto rallentata, il laminatoio Trametal di San Giorgio di Nogaro sta lavorando a pieno regime, con un buon portafoglio ordini», ha commentato l’amministratore delegato di Metinvest, Yuriy Ryzhenkov, nella conferenza stampa per i giornalisti europei presso il quartiere generale di Kyiv del Gruppo ucraino.
«Nell’altro laminatoio italiano, Ferriera Valsider, che fa lavorazioni speciali sia di prodotti piani sia di coils, la produzione è invece momentaneamente sospesa. In parte per ragioni economiche a causa del rallentamento del mercato, ma anche a causa della mancanza di sanzioni Ue sulle bramme russe. Come ribadiamo da tempo» rimarca Ryzhenkov «è essenziale che vengano rapidamente messe in atto limitazioni alle importazioni di prodotti siderurgici russi in Europa, che fanno concorrenza sleale sussidiata e generano flussi economici che finanziano l’aggressione di Mosca all’Ucraina. È paradossale che una parte dei mercati italiano ed europei continuino a rifornirsi da un paese come la Russia anziché da produttori locali».
Zaporizhstal è un grande impianto storico con altoforno, entrato in funzione negli anni Trenta del secolo scorso. Si estende su 500 ettari e impiega 8.500 persone, tra cui 2.000 donne. Gli addetti sarebbero 9.500, se 1.000 non fossero uomini attualmente arruolati nell’esercito ucraino. Di fatto oggi è la più grande acciaieria ucraina. La mancanza di personale è la principale criticità, come evidenzia l’amministratore delegato Roman Slobodianyuk. Ma prosegue anche la formazione superiore interna del Metinvest Polytechnic, che coinvolge centinaia di studenti-lavoratori in tutte le sedi nel paese, compresa Zaporizhstal.
Altre questioni rilevanti sono la sicurezza rispetto agli attacchi aerei e l’energia. Il Paese negli ultimi mesi ha infatti perso il 70% della capacità nazionale di generazione elettrica a causa dei pesanti raid missilistici russi sulle infrastrutture energetiche e deve massicciamente importare elettricità dall’Europa. E al contempo occorre essere attrezzati per gestire i ricorrenti blackout con grandi gruppi elettrogeni.
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