Katia Da Ros alla vicepresidenza di Confindustria nazionale: chi è la signora del freddo che ha conquistato la Silicon Valley e gli chef stellati

Irinox vende le sue «macchine del tempo per il cibo » in 85 paesi, ma non un solo pezzo di acciaio è saldato fuori dall’Italia. Irinox ha fornito la cucina centrale di Google e la sua caffetteria. Le cucine di Amazon Fresh, a San Francisco, e ancora le sedi di Uber e LinkedIn

Roberta Paolini Fabio Poloni

TREVISO. È una staffetta femminile e tutta trevigiana quella al vertice di Confindustria nazionale. Oggi il consiglio generale avrebbe votato Katia Da Ros a succedere a Maria Cristina Piovesana come vice di Carlo Bonomi. L’imprenditrice trevigiana alla guida di Irinox di Corbanese era data in pole position tra i possibili successori alla vicepresidenza di Viale dell’Astronomia.

Contattata al telefono ha scelto di continuare a mantenere il «no comment» gentile quanto irremovibile. Ci sarà spazio per i commenti in seguito. Di certo Da Ros ha diversi punti in comune con Maria Cristina Piovesana, fresca di dimissioni in contrasto con la guida di Viale dell'Astronomia sotto il segno di Carlo Bonomi: entrambe molto legate al territorio trevigiano e veneto, entrambe convinte del valore delle imprese-famiglia come collante anche sociale e non solamente economico.

Da Ros è nata nell’impresa di famiglia in un momento in cui quella dove oggi sorge Irinox era chiamata la Inox Valley, cuore pulsante del Veneto industriale sul quale si accesero vent’anni fa i riflettori del miracolo economico. Poi arrivarono i paesi a basso costo, e il miracolo degli elettrodomestici, nella vallata delle lavatrici divenne altro. Tanti capannoni, molti abbandonati, un indotto di piccole attività costrette a chiudere e l’esplosione di un altro miracolo, quello del Prosecco. Eppure qui, in questo frammento di Veneto, tra colline e vallate, dove si trovano senza soluzione di continuità gli incantevoli filari delle «bollicine» e i capannoni, c’è chi continua a credere nel miracolo.

La magia, come la chiama Katia da Ros, quando prova a spiegare il funzionamento degli abbattitori di temperatura che produce. E se non proprio una magia è certamente una storia che ha un che di straordinario quella che l’azienda fondata dal padre di Katia nel 1989 sta facendo. Irinox vende le sue «macchine del tempo per il cibo » in 85 paesi, ma non un solo pezzo di acciaio è saldato fuori dall’Italia.

Negli anni gli abbattitori Irinox hanno conquistato i grandi chef italiani, Alajmo e Bottura, i ristorati stellati, da Cipriani a Fat Duck a Londra, da Beluga a Zafferano. E i pasticceri: tra gli utilizzatori Irinox anche Pierre Hermè il papà dei variopinti macarons. E poi ci sono multinazionali della Silicon Valley. Qualche anno fa Irinox ha fornito la cucina centrale di Google e la sua caffetteria. Le cucine di Amazon Fresh, a San Francisco, e ancora le sedi di Uber e LinkedIn.

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