Il Prosecco Doc resta in vetta, ma cala il numero di bottiglie
Le bollicine venete e friul-giuliane restano la prima denominazione italiana. Nel 2023 il numero delle bottiglie scende del 3,5% a quota 616 milioni

Il Prosecco Doc non riesce ad eguagliare il primato del 2022 quando le sue cantine, tra Veneto e Friuli, vendettero 638,5 milioni di bottiglie, con un controvalore di oltre 3 miliardi di euro. Resta, però, la prima denominazione enologica italiana. Ha infatti imbottigliato e consegnato al mercato 616 milioni di confezioni, pari ad un controvalore fra i 2 miliardi e 700 milioni di euro ed i 2 miliardi e 800 milioni. Il Consorzio di Tutela, presieduto da Stefano Zanette e diretto da Luca Giavi ammette che il calo nell’annata appena conclusa è stato del 3,5% negli imbottigliamenti rispetto all’anno precedente. Una contrazione che si riduce al 2%, anche meno, se non si considera la tipologia rosé, che ha subito una riduzione più significativa, pur continuando a rappresentare oltre l’8% dell’intera Denominazione. Oggi il Prosecco Doc si estende da Vicenza a Trieste, passando per le province di Treviso, Venezia, Padova, Belluno, Pordenone, Udine e Gorizia. La superficie coltivata è di ben 28.100 ettari. Le aziende vinificatrici sono 1173, ma le ditte viticole risultano addirittura 10.398. 364 le case spumantistiche. Il calo non è una sorpresa, lo aveva già messo in conto il vertice del cda, che anzi lo temeva addirittura superiore. «Non possiamo non tener conto di un contesto internazionale piuttosto complicato e di una situazione economica pesantemente condizionata da un’inflazione che, seppure in calo, pesa notevolmente sui bilanci delle famiglie, sia in Italia che in molti dei nostri mercati più importanti – spiega il presidente Stefano Zanette -. E per quanto riguarda il mercato estero, stanno registrando ricadute negative anche i tragici eventi che stiamo vivendo».
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