Il caffè Illy si prepara alla quotazione. L’ad Scocchia: lo sbarco a Milano o a Wall Street
Il 2021 si è chiuso con un fatturato di mezzo miliardo di euro, in crescita del 17,4% grazie alla ripartenza post-pandemia specie del canale Horeca, tra ristorazione, hotel e bar. I margini (Ebitda +16,7% a 61,6 milioni) e gli utili (raddoppiati a 11,9 milioni) risalgono ma restano inferiori al 2019

TRIESTE. I ricavi di Illycaffè tornano ai livelli pre-pandemia e ora il gruppo, guidato da gennaio dall’ad Cristina Scocchia, scommette su Stati Uniti e Borsa: la quotazione entra nel piano quinquennale e lo sbarco, a Piazza Affari o a Wall Street, diventa un obiettivo da centrare entro il 2026.
Il 2021 si è chiuso con un fatturato di mezzo miliardo di euro, in crescita del 17,4% grazie alla ripartenza post-pandemia specie del canale Horeca, tra ristorazione, hotel e bar. I margini (Ebitda +16,7% a 61,6 milioni) e gli utili (raddoppiati a 11,9 milioni) risalgono ma restano inferiori al 2019.
Bene l’Europa (+10%), ma soprattutto gli Stati Uniti (+38%) ed è proprio oltreoceano che il gruppo, che ha il fondo statunitense Rhone Capital socio al 20%, guarda per progetti di crescita: «Vogliamo consolidarci in Europa e raddoppiare i ricavi in America in cinque anni – dice Scocchia – è un mercato con un grande potenziale, dove già realizziamo il 15% del fatturato, perfetto per il nostro posizionamento come brand di qualità. Spingeremo sulla comunicazione, sia negli Stati Uniti che in Europa, per sottolineare la realtà di eccellenza che sta dietro al marchio Illy. A livello di canali di vendita rafforzeremo la grande distribuzione».
I progetti di crescita devono fare i conti con lo scenario globale incerto e con il caro materie prime: il caffè verde in un anno e mezzo è passato da 109 a 195 dollari per libbra, un container per il trasporto da 2.700 a 10mila euro. «Abbiamo aggiornato il budget 2022 tenendo fermi i prezzi, senza scaricare i rincari sui clienti – dice l’ad – cercheremo di agire sui costi discrezionali, ma ovviamente speriamo che il trend si inverta perché altrimenti diventerà complicato evitare rincari».
Il percorso verso la quotazione muove i primi passi: «È la via migliore per darsi governance e progetti di crescita quantitativa e qualitativa – spiega Scocchia –. Stiamo iniziando a prepararci e l’obiettivo è quotarci entro il 2026, ma è prematuro indicare una data precisa in un momento di grande incertezza. Non è detto che sarà Piazza Affari, gli azionisti potrebbero scegliere Wall Street vista l’importanza che gli Stati Uniti hanno per noi». —
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