Geox studia tagli al personale
Potrebbero essere coinvolti fino a 150 dipendenti del gruppo. In ogni caso, secondo i vertici dell’azienda, saranno attuate solo soluzioni concordate

Ridisegnare il modello operativo interno, con una razionalizzazione dei costi fissi e una migliore capacità di assorbimento delle spese.
È questo l’obiettivo di Geox, la società trevigiana fondata da Mario Moretti Polegato tra i leader mondiali nel settore delle calzature, che ha avviato un percorso di profonda riorganizzazione per aumentare l’efficienza e rafforzare la sostenibilità del business.
Un programma che ieri è stato oggetto di un incontro tra azienda, organizzazioni sindacali e Confindustria Veneto Est, durante il quale il management ha illustrato le linee guida del Piano Industriale approvato lo scorso 19 dicembre 2024.
Sulla base delle analisi preliminari, l’azienda ha affermato di stimare la necessità di implementare un piano di ridimensionamento dei costi che coinvolgerà anche le strutture all’estero.
E secondo le prime ipotesi, i possibili esuberi potrebbero riguardare tra il 15% e il 20% di un perimetro complessivo di circa 750 lavoratori, di cui 500 nell’headquarter di Montebelluna e 250 nelle filiali commerciali all’estero: quindi si parla di tagliare fino a 150 dipendenti.
La società ha poi precisato che farà ricorso, ove possibile, agli strumenti previsti dall’ordinamento per ridurre l’impatto sociale, e per questo ha avviato un confronto con le parti sociali per definire soluzioni concordate che possano conciliare la tutela dei lavoratori con la sostenibilità delle attività del gruppo e la possibilità di continuare a investire in sviluppo e tecnologie.
Una situazione che in qualche modo era già stata preannunciata dai numeri dell’ultima semestrale.
Nei primi sei mesi dell’anno, il gruppo trevigiano ha registrato un calo del 4,7% del fatturato, sceso a 305,3 milioni di euro rispetto ai 320 milioni del primo semestre 2024.
Una flessione che ha risentito in gran parte della chiusura delle filiali negli Stati Uniti e in Cina, operazione che ha avuto un impatto stimato in circa 9 milioni.
Sul fronte dei costi, l’azienda ha mostrato segnali incoraggianti: le spese operative si erano attestate a 155,7 milioni, in calo di 13,8 milioni rispetto allo stesso periodo del 2024, grazie a un intervento di razionalizzazione che ha riguardato soprattutto i costi generali e amministrativi, ridotti di 10,7 milioni di euro.
La società ha però chiuso in perdita, anche se più contenuta rispetto all’anno precedente: -3,1 milioni contro i -15,4 milioni dello stesso periodo del 2024.
In occasione della presentazione dei conti il nuovo amministratore delegato Francesco Di Giovanni, subentrato a Enrico Mistron, aveva confermato la volontà di accelerare il processo di efficientamento: «Abbiamo avviato un percorso chiaro, basato sulla semplificazione dei processi, sulla razionalizzazione dei costi e su un nuovo equilibrio tra spese e ricavi. Alcuni effetti delle decisioni prese si vedono già, altri emergeranno nei prossimi mesi».
Ora un ulteriore passo in avanti con la volontà di avviare un dialogo con i sindacati per avviare un processo di efficientamento necessario per migliorare i conti. —
Riproduzione riservata © il Nord Est