Fondi agricoli europei: burocrazia e meno soldi. La protesta a Bruxelles

Domani da Veneto e Friuli Venezia Giulia delegazioni in piazza contro la nuova Pac. Secondo le stime della Cia potrebbero mancare fino a 470 milioni di euro nelle due regioni

Maurizio Cescon
Una protesta degli agricoltori a Bruxelles
Una protesta degli agricoltori a Bruxelles

Taglio del 20% ai fondi europei e ridefinizione dei meccanismi di finanziamento con un aggravio di burocrazia. Le nuove regole dell’Ue per la Pac 2028-2034, ovvero il sistema di incentivi all’agricoltura, sono viste come fumo negli occhi dagli imprenditori, in Italia e all’estero.

E così domani, in piazza a Bruxelles, sono attesi almeno 10 mila rappresentanti del popolo dei trattori da tutti i 27 Paesi dell’Unione per protestare. E la delegazione italiana promette di essere compatta e numerosa.

Solo da Veneto e Friuli Venezia Giulia saranno presenti centinaia di delegati di Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri. Vale a dire tutto il mondo dell’associazionismo agricolo che non cela i malumori per la nuova Pac. Malumori che si innestano su un altro dossier scottante, ovvero la firma definitiva degli accordi di libero scambio con il Mercosur, che l’Italia e la Francia osteggiano.

Ma quali sono i punti critici, contestati dagli imprenditori, della Politica agricola europea? Innanzitutto c’è da evidenziare il taglio lineare del 20% dei finanziamenti diretti alle aziende. Una robusta sforbiciata che andrà a incidere nella carne viva, ovvero sui fatturati di imprese cerealicole, vivaistiche, vitivinicole, zootecniche. Dai calcoli fatti dalla Cia, il conto per il Veneto sarà di 400 milioni di minori entrate tra il 2028 e il 2034, con una riduzione del budget da 1,7 a 1,3 miliardi di euro. Stesso discorso per il Friuli Venezia Giulia, che andrebbe a perdere tra i 60 e i 70 milioni, a fronte di un budget che oscilla tra i 300 e i 350 milioni. «L’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto», il claim di Cia Veneto. «L’agricoltura non è una voce residuale del bilancio Ue: assicura cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità», dice il presidente veneto dell’associazione Gianmichele Passarini. Nel dettaglio è stato inserito anche un tetto massimo di 100 mila euro per i finanziamenti a ciascuna azienda, mentre il sostegno al reddito sarà decrescente in rapporto alle dimensioni dei terreni di proprietà.

Il dissenso non si esaurisce in una mera questione di vil denaro. «Finora c’erano due fondi specifici della Pac, uno relativo ai pagamenti diretti alle aziende e uno per lo sviluppo rurale. Nella prossima manovra il fondo sarà unico, dove entrerà un po’ di tutto - osserva il direttore regionale di Confagricoltura Fvg Umberto Daneluzzi - . Inoltre ogni eventuale modifica al piano dovrà essere concordata prima a livello nazionale poi inviata alla Commissione Ue, solo due volte l’anno. Ciò comporterà un onere amministrativo infinitamente complesso, così come tempi di concertazione e modifica lunghissimi. Altro aspetto rilevante: ci hanno detto che è importante la sostenibilità ambientale e produttiva, ma l’Ue cosa fa? Non si parla più della gestione del rischio ambientale, non ce n’è traccia. Così come sono sparite le misure di promozione».

Coldiretti, la più rappresentativa associazione di categoria, è agguerrita. A guidare la delegazione veneta nel corteo di domani nella capitale belga sarà il presidente Carlo Salvan. «Saremo a Bruxelles - afferma - per difendere il lavoro degli agricoltori e il diritto dei cittadini europei a un cibo sicuro, sano e prodotto nel rispetto delle stesse regole. Non possiamo più accettare che l’agricoltura venga sacrificata sull’altare di accordi commerciali sbagliati e di una visione ideologica che penalizza le imprese e mette a rischio la sovranità alimentare dell’Unione. Il Veneto porterà la sua voce con determinazione e responsabilità». Sulla stessa lunghezza d’onda il suo collega del Friuli Venezia Giulia, Martin Figelj che guiderà una delegazione di 150 soci. «La protesta nasce da una visione sempre più distante dai territori e dall’economia reale – dichiara –. L’Ue continua a smarrire il ruolo dei corpi intermedi, come Coldiretti, capaci di interpretare bisogni concreti e trasformarli in proposte. Una politica miope che ha già prodotto il crollo di settori strategici come l’automotive e ora minaccia l’agroalimentare, primo comparto europeo per export e pilastro economico, sociale e ambientale».

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