Fincantieri si mette l’elmetto: a caccia di prede nella difesa
Industria europea sotto i riflettori dopo il nuovo piano della Commissione Ue da 1,5 miliardi
Ma in Borsa il gruppo cantieristico soffre, nonostante le attese di nuove mosse dopo Abu Dhabi

L’industria europea della difesa si è rimessa l’elmetto e anche Fincantieri vuole giocare un ruolo da protagonista con nuove acquisizioni. La domanda è in forte aumento a causa di un contesto geopolitico che negli ultimi due anni si è drammaticamente deteriorato per effetto delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente. La corsa agli armamenti è cominciata e i colossi di Stato sono in prima linea.
La Commissione Ue ha appena annunciato un piano d’azione per l'industria del settore dove si delineano acquisti comuni su base volontaria con un intervento del bilancio europeo per 1,5 miliardi, già stanziati nel periodo 2025-2027. Non ci sono solo navi da crociera e attività offshore nel futuro del colosso cantieristico guidato da Pierroberto Folgiero, che di recente ha lanciato a La Spezia il polo nazionale per le attività subacquee.
La Borsa negli ultimi mesi ha premiato con rialzi a doppia cifra la visibilità di campioni europei come Bae Systems (Regno Unito), sesta al mondo con ricavi per 21 miliardi di sterline, oppure come l’italiana Leonardo che nei due anni di guerra tra Russia e Ucraina ha guadagnato a Piazza Affari più del 190%. In trincea ci sono anche Rolls Royce e le francesi Thales e Dassault, la tedesca Rheinmetall. Nonostante le attività legate al militare rappresentino ormai quasi il 40% dei suoi ricavi, Fincantieri non ha però beneficiato della forte attenzione degli investitori per un settore che nel 2023 ha mobilitato 2.300 miliardi di dollari, di cui 150 miliardi nella fornitura di navi da guerra. Il titolo in un anno ha ceduto il 22%.
In questo contesto, Folgiero punta a un salto dimensionale e prepara le sue contromosse per dare maggiore peso a quello che, assieme alla cantieristica e all'offshore, rappresenta uno dei tre motori di business del gruppo triestino. Per gli analisti l’acquisizione di una società della difesa sarebbe coerente con la strategia del gruppo cementata nel piano industriale 2023-2027, che sul fronte dell’impiantistica offshore e sottomarina ha visto a metà febbraio l’acquisizione della Remazel Engineering.

Da Fincantieri su tutto questo capitolo non arriva nessuna conferma o commento. Gli analisti ritengono però che il gruppo stia studiando il mercato in Italia e in Europa alla ricerca di acquisizioni dopo la joint venture da 30 miliardi annunciata il 21 febbraio con il gruppo Edge, di Abu Dhabi, per la produzione di navi militari. Sui mercati già circolano ipotesi sulle possibili prede.
Un primo identikit arriva dall’agenzia Nova secondo cui Leonardo e il gruppo triestino, che collaborano da tempo su vari fronti, sarebbero a uno stadio avanzato di dialogo per trovare un accordo per la cessione al gruppo cantieristico di Wass, società nel settore della costruzione di sistemi di difesa subacquei, come siluri e sonar. I sistemi di questa azienda sono utilizzati da 22 Marine, compresa quella Usa.
Sempre sul fronte shopping Fincantieri, secondo il quotidiano Mf, sarebbe anche pronta a studiare eventuali operazioni di rafforzamento patrimoniale che potrebbero passare, ad esempio, attraverso un aumento di capitale o il lancio di un prestito obbligazionario convertibile, così da non andare a modificare la traiettoria di riduzione dell'indebitamento disegnata dal piano industriale.
Lunedì in Borsa i timori di un rafforzamento patrimoniale - si è ipotizzato da 300-400 milioni di euro - avevano ulteriormente pesato sul titolo che però ieri ha recuperato un po’ (+0,42% a 0,48 euro). Gli analisti di Equita Sim pensano che sia concreta la volontà della società di rafforzarsi nel settore della difesa e che un’eventuale operazione di M&A possa essere la premessa per il rafforzamento della struttura finanziaria. Qualcosa si potrà forse chiarire l'8 marzo, quando il gruppo svelerà al mercato i risultati 2023.
Il piano di indirizzo strategico e i target finanziari del piano industriale di Fincantieri prevedono un ritorno all'utile netto nel 2025. In tutto questo scenario gli investimenti in tecnologie sono destinati a crescere. Anche per questo Fincantieri ha appena annunciato di essere entrata a far parte del prestigioso Industrial Liaison Program (ILP) del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston.
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