Federmanager Fvg in assemblea: «L’industria rallenta»
Tra gli ospiti dell’assise, in programma per sabato 7 giugno, rappresentanti di Confindustria e Confapi, oltre al ministro Luca Ciriani

Oltre 1.200 iscritti - manager, dirigenti e quadri di aziende private grandi e piccole - in tutto il Friuli Venezia Giulia, tre sedi a Udine, Trieste e Pordenone e l’appuntamento, sabato, con l’assemblea annuale per l’approvazione dei bilanci consuntivo e preventivo e per il rinnovo cariche. Federmanager si appresta dunque a celebrare il suo evento più importante, nella sede Lef di San Vito al Tagliamento, con il presidente uscente, Daniele Damele che, forte dei tre mandati consecutivi al vertice negli ultimi 9 anni, è stato invitato a ripresentare la sua candidatura per quello che lui stesso annuncia essere «l’ultimo mio mandato».
Numerose le questioni sul tappeto che saranno affrontate davanti a una platea di rappresentanti delle Confindustria regionali, di Confapi e della politica, tra cui il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il presidente della Commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto, gli assessori regionali Sergio Bini ad Attività produttive e turismo e Alessia Rosolen al Lavoro, oltre all’eurodeputato pordenonese Alessandro Ciriani.
Il presidente non nasconde la preoccupazione sull’andamento dell’economia in regione e, in generale, nel Nord Est e soprattutto ritiene che le prospettive non siano rosee. Per questo chiede azioni decise di rilancio della manifattura. «Il nostro punto primario è la richiesta forte alla politica, a Confindustria e a Confapi - commenta Damele - , di rilanciare il settore manifatturiero in Friuli Venezia Giulia. Riteniamo che sia questa la parola d’ordine dei prossimi mesi. È indispensabile essere protagonisti con un ruolo importante, con la formazione continua, costante e coerente dei manager per garantire che il manifatturiero possa trainare tutti i settori dell’economia industriale e dei servizi. Ci sono dei segnali abbastanza uniformi, secondo quanto indicano i principali centri statistici, dall’Istat all’Ires, sia per il Friuli Venezia Giulia che per l’intero Nord Est, di un manifatturiero che presenta qualche difficoltà. Dobbiamo contrastare questi segnali che ci giungono sempre più di frequente. Come Federmanager esprimiamo di conseguenza contrarietà al cosiddetto piano di riarmo sia europeo sia tedesco. Riteniamo che quel denaro dei cittadini italiani ed europei debba essere messo a favore della manifattura e dell’industria, per consentire investimenti ingenti e far ripartire un ciclo virtuoso. Quella del riarmo non ci sembra una soluzione».
Gli altri temi fondamentali, per Federmanager, riguardano la previdenza. «Chiediamo di garantire nel migliore dei modi l’accesso alla previdenza integrativa che, a nostro avviso - osserva il presidente Damele - dovrebbe essere defiscalizzata, almeno di qualche punto. C’è poi il problema della tutela delle pensioni in essere, per le quali è doveroso garantire la perequazione intera, il recupero annuale dell’inflazione. Quelle dei dirigenti aziendali in quiescenza non sono affatto pensioni d’oro, ma rappresentano il sacrosanto diritto di chi ha lavorato una vita di percepire l’assegno dell’Inps senza tagli o erosioni dovuti all’inflazione e ad altri fattori».
Federmanager convocherà poi un’assemblea straordinaria per licenziare alcune modifiche allo statuto, la più rilevante è quella che impone, entro tre anni, che gli organi direttivi siano composti per il 70% da dirigenti in servizio attivo. «Oggi in regione su oltre 1.200 iscritti - conclude il presidente dell’associazione - il 51% è in servizio attivo e il restante 49% in quiescenza. Ora va da sè che mettendo il limite minimo del 70% di componenti degli organi direttivi in servizio, si dà un segnale estremamente chiaro e preciso sulla direzione che si vuole prendere».
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