Difesa, task force di Confindustria per accompagnare le Pmi nel mercato
L’iniziativa dell’associazione degli imprenditori Alto Adriatico punta a mappare le tecnologie esistenti e ad aiutare le imprese civili nell’ingresso nel settore militare

Una task force, operativa già da settembre, per aiutare l’accreditamento delle piccole e medie imprese del Friuli Venezia Giulia nel settore della difesa, accanto ai grandi campioni nazionali con sede in regione, Fincantieri e Leonardo.
È il progetto Defence dual use services, presentato da Confindustria Alto Adriatico per spingere l’integrazione tra tecnologie civili e militari e stimolare lo sviluppo di produzioni dual use.
La struttura avrà un duplice ruolo: da una parte si occuperà di mappare tecnologie e prodotti esistenti per individuarne il potenziale duale, dall’altra lavorerà per accompagnare le imprese civili nell’ingresso al mercato della difesa attraverso collaborazioni con grandi player e l’accesso a bandi strategici del Pnrr.
«L’attuale fase storica richiede una maggiore autonomia strategica e una deterrenza efficace in grado di scoraggiare potenziali conflitti, elementi che passano inevitabilmente attraverso il rafforzamento dell’industria della difesa. Questa regione, forte anche della presenza di due colossi, può contare su un ecosistema industriale capace di sviluppare competenze duali senza abbandonare le proprie produzioni tradizionali», ha spiegato il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, illustrando ieri il progetto.
Nella sede di Pordenone dell’associazione di categoria ieri c’erano una sessantina di aziende, espressione «delle filiere maggiormente candidabili a costruire il nostro sistema confindustriale al servizio delle imprese della difesa, che in regione non sono solo Leonardo e Fincantieri», ha precisato Agrusti.
L’iniziativa si rivolge soprattutto alle Pmi, «che da sole farebbero fatica a partecipare a bandi e progetti europei», per muoversi «come un’industria unica». L’obiettivo è collaborare per sostenere l’accreditamento di aziende che vogliono praticare il dual use, oggi sostenuto da ingenti finanziamenti.
Il Fondo europeo per la difesa ha destinato 8 miliardi di euro allo sviluppo di tecnologie duali e anche il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha avviato una linea strategica.
Come l’obiettivo, anche l’approccio sarà bidirezionale: supportare le aziende che operano già nei settori difesa, spazio, aerospazio o subacqueo ad aprirsi al mercato industriale civile e contemporaneamente aiutare le imprese manifatturiere e tecnologiche ad affacciarsi per la prima volta al mondo della difesa.
Particolare attenzione sarà dedicata alle certificazioni necessarie e all’export control, aspetti critici per competere in mercati regolamentati e globali. Per Franco Scolari, direttore generale del Polo tecnologico Alto Adriatico, «in mercati dinamici come quello della difesa, l’innovazione e la tecnologia sono driver fondamentali per la crescita competitiva delle imprese».
Tanto più che oggi «il valore aggiunto non sta più solo nel pezzo fisico, ma nel processo che lo ha generato», ha ricordato il direttore generale di Lef, Marco Olivotto.
Nella strategia di integrazione tra i due mondi, civile e militare, avranno un ruolo centrale anche i due cluster territoriali: il Comet, il cluster della metalmeccanica guidato da Sergio Barel, che vanta imprese metalmeccaniche e plastiche già attive nel settore militare, e il Maritime Technology cluster – MareFvg.
Quest’ultimo proprio lo scorso marzo ha annunciato l’ampliamento del suo raggio d’azione, ora certificato dal nuovo statuto in vigore dal 2 luglio: accanto alla navalmeccanica già coinvolta nel progetto, fanno adesso parte del cluster anche aziende del settore aerospaziale e aeronautico e realtà produttive attive nel campo delle energie rinnovabili.
«Se storicamente la cross-fertilization ha visto applicazioni militari trasferite al civile, oggi si apre una nuova e cruciale opportunità di importare competenze dal mondo civile a quello militare», ha sottolineato l’ad Giuseppe Coronella, evidenziando come il cluster agisca da punto di incontro neutrale per valutare e lanciare progettualità tra grandi imprese, Pmi e università.
Da settembre sarà, quindi, operativa una cabina di regia costituita da Confindustria Alto Adriatico, Polo tecnologico, MareFvg, Comet e dalla fabbrica modello Lef.
Degli aspetti operativi si occuperà il direttore generale dell’associazione di categoria, Massimiliano Ciarrocchi. «L’insieme di tutti questi soggetti lavorerà in questi mesi per dare supporto alle imprese che decidono di riorientare la propria attività nel dual use. Lo scopo principale resta quello di assistere le Pmi». —
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