Corrà: «Più vitigni dei francesi, ma l’Italia deve valorizzarli»
La direttrice generale del veronese Giv è il nuovo presidente del Consorzio Italia del Vino. «Abbiamo bisogno del sostegno del Paese per fare promozione delle eccellenze nazionali»

VERONA. Roberta Corrà, direttore generale del veronese Gruppo Italiano Vini (Giv) di Calmasino, è il nuovo presidente del Consorzio Italia del Vino. Uno dei più importanti consorzi privati italiani con 22 realtà leader di settore operanti in 17 regioni vinicole. Fatturato complessivo di oltre un miliardo di euro, export pari a circa il 9% del totale nazionale, proprietà complessiva di 11 mila ettari vitati, forza lavoro diretta di oltre 2.500 persone. Le aziende del Nordest che fanno parte del Consorzio sono, oltre a Giv, la trentina Ferrari Fratelli Lunelli, la friulana Ronchi di Manzano & C., e le venete Bisol 1542, Casa Vinicola Sartori (che ha espresso il precedente presidente Andrea Sartori), Gruppo Vinicolo Santa Margherita e Zonin 1821.
Presidente Corrà, quali è lo scopo del Consorzio Italia del Vino?
«Dal 2009 il Consorzio lavora sui mercati internazionali per incrementare la conoscenza e la cultura del vino italiano, aumentarne la diffusione e far conoscere lo stile di vita italiano. Raggruppa una serie di aziende accomunate da valori, qualità e spirito, con l’obiettivo di fare sistema, cioè di comunicare l’eccellenza del vino italiano nel mondo e di aiutarsi condividendo esperienze, formazione e informazioni su temi di interesse condiviso».
Quali sono gli obiettivi del suo mandato come presidente?
«Il periodo difficile ci spinge ancora di più all’unità e a lavorare insieme. Oltre a muoversi verso l’estero con attività di internazionalizzazione, credo sia arrivato il momento di guardarsi dentro, di porsi delle domande sul futuro del nostro settore, di creare dei percorsi formativi e informativi di alta specializzazione mettendo insieme tutte le nostre competenze».
Cosa serve ora?
«La crisi sanitaria ha acuito esigenze esistenti. Abbiamo bisogno di un sostegno importante da parte del nostro Paese per fare promozione delle eccellenze del vino italiano, in integrazione con enoturismo e ristorazione. Tutti ambiti in cui l’Italia è un emblema mondiale».
Eventi e mercati: quali priorità?
«Il Consorzio punta già da anni sul alcune importanti fiere come Prowein, Bordeaux, Parigi. E ovviamente Vinitaly. Già quest’anno in Italia a ottobre ci saranno la Milano Wine Week e il Vinitaly Special Edition, a cui parteciperemo. Non aspettiamo altro, siamo fermi da tantissimo a livello di eventi. Come mercati internazionali il più importante rimane quello americano, ancora con ottime potenzialità di crescita a valore più che di quantità. E il Canada, che è un mercato eccezionale. Ovviamente l’Europa, con l’ottima crescita in particolare della Germania. E il Regno Unito, mercato dove è molto rilevante il canale della grande distribuzione».
E l’Asia?
«In Cina varie aziende hanno iniziato a posizionarsi. La presenza italiana sta diventando più importante, ma certo è un mercato difficile per diversità di cultura, gusti, abbinamenti con il cibo, comunicazione».
Cosa possiamo imparare dai francesi?
«Imparare a fare sistema. Loro hanno iniziato molto prima di noi. Per esempio abbiamo ancora strada da fare sulla conoscenza dei nostri vitigni: ne abbiamo anche molti di più dei francesi. Un numero così elevato di denominazioni e di varietà di vini di eccellenza ce l’ha infatti solo l’Italia. E questo lavoro informativo e di valorizzazione lo dobbiamo fare anche in Italia. Quello che vediamo per esempio dall’esperienza degli stand comuni del nostro Consorzio agli eventi, è che i visitatori capiscono come la varietà del territorio italiano sia unica al mondo».
Iniziative del Consorzio in materia di formazione e servizi?
«Corsi ed eventi in materia di marketing, comunicazione, digitale, recruiting e formazione del personale. E servizi di analisi dei mercati principali. Abbiamo fatto per esempio attività proprio sul tema del mercato cinese. E sulla digitalizzazione, con la nuova comunicazione attraverso i social network. Molto importante è poi la condivisione di esperienze da portare a fattore comune, in una logica di aiuto e di creazione di sinergie tra i soci».—
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