Confartigianato Veneto, imprese in calo ma è cambiato il modello di business
Molti artigiani rientrati come dipendenti di aziende più dimensionate. Negli ultimi 10 anni i dipendenti dell’artigianato veneto (fonte EBAV) sono cresciuti di 20 mila occupati (+13,9%), Le imprese con dipendenti sono cresciute del 2% (+698)

Che il numero di iscritti al fondo pensionistico dell’INPS degli artigiani (titolari soci e collaboratori familiari) siano in calo, non è una novità. Ma le ragioni sono diverse e non tutte negative. In particolare colpisce come (dato EBAV) negli ultimi 10 anni il numero di dipendenti sia costantemente cresciuto arrivando a quasi 20 mila posti di lavori in più. Fenomeno che troviamo anche nell’edilizia con una crescita di oltre 2.500 addetti negli ultimi 5 anni.
“Certo non possiamo affermare che delle 37 mila 500 partite iva artigiane perdute dal 2013 ad oggi in regione tutte siano rientrate come dipendenti -diverse sono le cause del calo-, ma in molti casi e in specifici settori come metalmeccanica, alimentaristi, benessere, trasporti ed edilizia un certo numero di passaggi è molto probabile”, spiega Roberto Boschetto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto a commento dei dati pubblicati nel fine settimana da CGIA Mestre.
“Come dicevo diversi sono i fattori -prosegue-. C’è il fattore demografico: il mondo delle imprese artigiane, in linea con l’andamento del Paese, sta progressivamente invecchiando. Tra il 2010 e il 2020 è cresciuta di circa l’8% la fascia di imprenditori artigiani con più di 60 anni e sono diminuiti di oltre 7 punti percentuali i giovani imprenditori, con meno di 35 anni di età. C’è il fattore complessità crescente che scoraggia gli imprenditori. Ad esempio il sistema tributario italiano è tra i più complicati nei Paesi Ocse e costringe gli imprenditori a sprecare 238 ore l’anno per occuparsi degli adempimenti burocratici fiscali".
C’è però anche un aspetto positivo in atto in molte imprese artigiane un cambiamento di modello di business più adatto a scenari di mercato sempre più complessi (inflazione, aumento dei tassi, difficoltà di pianificazione, ecc.), che richiede, per essere affrontato, importanti capacità sia imprenditoriali sia di gestione. Modelli che prevedono un percorso di crescita e l’inserirsi in filiere di valore a cui è possibile accedere solo se le maestranze hanno le competenze necessarie.
Da qui nasce il “fenomeno” degli imprenditori artigiani (di imprese individuali) che preferiscono chiudere l’attività e diventare dipendenti offrendo la loro elevata esperienza alle imprese -sempre artigiane- ma un po’ più strutturate, che grazie a questi innesti di valore, risolvono, almeno in parte, la difficoltà di reperire manodopera qualificata”. Storicamente le aziende artigiane sono state il luogo privilegiato per imparare un mestiere. Hanno formato generazioni di ragazzi che non era raro divenissero poi loro stessi imprenditori oppure assunti da imprese industriali.
Oggi, si aggiunge il ritorno alle dipendenze di imprenditori che preferiscono mettere le loro competenze a disposizione di chi ha un mercato più ampio. Da una nostra analisi sull’anagrafica dell’Ente Bilaterale dell’artigianato Veneto che riguarda le sole imprese artigiane venete con dipendenti (esclusa l’edilizia) emerge che nel decennio 2013-2022 non solo i dipendenti in totale sono cresciuti di quasi 20 mila passando da 141.066 a 160.636, ma sono cresciute anche le imprese con dipendenti +698 arrivando a 34.938. Il settore che ha registrato la crescita percentuale maggiore di dipendenti è l’alimentazione +51,9%% seguita dalle imprese di pulizia (+39,1%) e del trasporto (+36,9%). Anche l’edilizia, per la quale sono a disposizione i dati solo degli ultimi 5 anni relativi agli addetti, si riscontra in regione un incremento di 2.625 a fronte di un calo di 487 imprese.
“Maggiore dimensione non significa però sconfessare il modello della piccola impresa -afferma Boschetto-. La realtà del nostro Paese rimane una storia scritta dagli artigiani e dalle imprese famigliari che rimangono tali, anche di fronte a crescite dimensionali. Si va rafforzando soprattutto in Veneto, un sistema duale tra grandi e minori imprese che convivono tra di loro, anche tramite forme di competizione collaborativa che fa crescere entrambe. Queste imprese -conclude-, protagoniste oltre che inserite a pieno titolo nelle filiere del valore, stanno contribuendo a questo duale sviluppo industriale che colloca il Veneto e l’Italia tra i territori a più alta industrializzazione in mezzo a giganti che guardano a noi sempre con rispetto”.
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