Amigos Caffè si prepara a festeggiare i 45 anni e sbarca in Arabia Saudita
La torrefazione di Muggia ha chiuso il 2024 con 8,4 milioni di fatturato, in crescita del 30%

Quello appena partito è già il secondo carico diretto in Arabia Saudita. Nonostante il periodo complesso per il settore, con il prezzo della materia prima all’origine cresciuto di quasi il 170%, Amigos Caffè continua a consolidare la sua presenza nei mercati stranieri e a esplorarne di nuovi.
La torrefazione di Muggia, alle porte di Trieste, ha chiuso il 2024 con un fatturato di 8,4 milioni di euro, in crescita del 30% rispetto al 2023. «I fatturati sono aumentati per tutti, non perché ci sia stato un eccezionale incremento delle vendite, ma perché sono aumentati i prezzi», spiega Arianna Mingardi, ad di Amigos e seconda generazione alla guida dell’azienda.

Fondata nel 1980 da Severino Mingardi, la storia di Amigos è cominciata con una vecchia tostatrice di 30 chili e un magazzino di 40 metri quadri. Oggi che sta per compiere 45 anni, la torrefazione si estende su 11 mila metri quadri, con due tostatrici da 240 chili l’una, dà lavoro a 18 persone ed esporta in Centro ed Est Europa, Svezia, Egitto e Arabia Saudita.
«Il 93% del nostro prodotto viene esportato, solo il 7% è destinato al mercato italiano», spiega Mingardi. «Questo ci ha sempre aiutato: negli anni Ottanta in tanti venivano dalla Jugoslavia a comprare il caffè e noi ci siamo specializzati sui mercati esteri, passando dalle tre miscele iniziali alle attuali 12».
L’azienda produce una media giornaliera di 1.600 chili di caffè l’ora. È presente sul mercato con due brand, Amigos Caffè e Mingardi S, in omaggio al fondatore, e opera anche in conto terzi con servizi di private label.

Il momento per il comparto resta complesso. «La situazione è pesante già dalla fine del 2021: c’è stato un continuo rialzo dei costi all’origine di tutte le qualità del caffè, che non permette di dare stabilità annuale ai prezzi», spiega Mingardi, che è anche presidente dell’Associazione Caffè Trieste.
«I costi per la realizzazione del prodotto finito sono aumentati tra il 35 e il 40% e i margini delle torrefazioni sono diminuiti». La minaccia dei dazi trumpiani non ha scosso le quotazioni del chicco e la domanda continua a crescere anche in Cina e Medio Oriente. «Una volta la politica influenzava i prezzi, ora il petrolio nero fa gola – osserva l’imprenditrice – ed è entrato in un percorso di continue speculazioni».
A queste si aggiungono il nuovo regolamento europeo contro la deforestazione, che «inciderà sui costi all’origine e sul prodotto finito», e il cambiamento climatico, «che riduce le raccolte a fronte di una domanda sempre maggiore».
Sulla filiera triestina del caffè pesa anche la situazione del canale di Suez: le navi container, che un tempo arrivavano direttamente dal Mediterraneo all’Adriatico, oggi devono circumnavigare l’Africa, allungando i tempi.
«Le torrefazioni stanno facendo di tutto per non alterare le miscele. Non è facile – puntualizza Mingardi – perché alcuni prodotti non si trovano, ma non vogliamo scendere a compromessi. La volontà di Amigos, come delle altre aziende associate, è dare la stessa qualità del prodotto, anche a fronte di continui aggiustamenti di prezzo».
Amigos acquista in media 120 tonnellate al mese di caffè crudo. Dopo un 2024 di continue oscillazioni, nel 2025 c’è già stato un primo leggero ritocco ai prezzi. «È giusto far sapere che il periodo è complicato, ma noi del caffè – assicura – siamo tosti come le nostre tostatrici».
Riproduzione riservata © il Nord Est