«Illycaffè in Borsa entro il 2026. Piano industriale a fine anno»
Il presidente Andrea Illy sul rinnovamento dell’azienda triestina.
Rivoluzione nella squadra dei manager: «Fiducia nella Ceo Scocchia»

Andrea Illy sta partendo per Bogotà per partecipare al primo convegno post-Covid dell’International Coffee Organitation, l’organizzazione dei produttori di caffè mondiali: «Il tema della sostenibilità è diventato fondamentale per il futuro delle nostre economie. Il distretto del caffè triestino è sempre più forte anche a livello internazionale: il genoma della pianta di caffè arabica è stato mappato proprio qui».
Andrea Illy, oggi lo scenario dei mercati, fra guerra recessione e crisi energetica, si è di nuovo complicata. Come se ne esce?
Di fronte alla tempesta perfetta sull’economia aggravata dalla guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di una guida stabile al governo del Paese. Rischiamo di entrare in recessione se non risolviamo il nodo della dipendenza dal gas russo. Non dimentichiamo poi che la pandemia non è affatto finita e che scontiamo le conseguenze di una gravissima emergenza climatica.
Lei rappresenta la terza generazione alla guida di Illycaffè. Come ha reagito illycaffè alla crisi?
Produciamo caffè di alta qualità in Italia e nel mondo. Questo è un valore economico inestimabile. Soprattutto in una fase di mercato in cui la volatilità dei mercati regna sovrana a causa della crisi economica, la stabilità per illycaffè resta fondamentale. Il mio impegno, assieme ai miei fratelli, sarà quello di mantenere anche nei prossimi anni il controllo sulla nostra azienda. Non rinunceremo mai a questo valore. Illycaffè è nata e porta da sempre il cognome della nostra famiglia.
La preoccupa la situazione dei mercati?
Illycaffè si è rafforzata ben prima dell’arrivo dei Cigni Neri che oggi turbano i mercati. Abbiamo avviato già nel 2016 un percorso sempre più strutturato, disciplinato e organizzato con la scelta di affiancare un manager alla famiglia e aprendo poi le porte nel 2021 a un partner di qualità come Rhone Capital che controlla il 20%. Siamo tranquilli.
In giugno avete rinnovato la governance..
Un passaggio molto importante è stata la nomina di un nuovo cda indipendente di altissimo livello, che resterà in carica tre anni, dove la famiglia è rappresentata da me a da mia sorella Anna in rappresentanza della holding. Il nuovo board di grande qualità professionale garantirà autonomia alle scelte dell’azienda all’altezza delle sfide che ci aspettano.
Cristina Scocchia, manager con grande esperienza internazionale, è alla guida di illycaffè da nove mesi.
La Ceo, che ha la mia totale fiducia, ha accelerato una serie di importanti cambiamenti imposti da uno scenario industriale che è cambiato radicalmente. Ad esempio prima del Covid il 70% del fatturato di illycaffè era rivolto alla ristorazione. Oggi invece il business si concentra in gran parte sul consumo domestico.
Come sta cambiando l’azienda sul piano organizzativo?
Nei primi mesi dell’anno la Ceo ha cambiato la prima linea dei manager. Ci sono state uscite con l’ingresso di professionisti esterni di elevato profilo. Ora la squadra è quasi al completo e guardiamo avanti con grande ottimismo e determinazione.
Come affronta illycaffè i vari Cigni Neri scatenati dalla guerra e dall’inflazione?
Il mercato domestico è troppo piccolo per una società presente in 148 Paesi che vuole essere sempre più competitiva. La nostra azienda deve puntare sempre di più sull’internazionalizzazione valorizzando le nostre radici triestine: l’obiettivo è una quota dell’80% del nostro fatturato fuori dall’Italia. Vogliamo crescere in Europa, negli Usa, che devono diventare il nostro secondo mercato domestico, e in Cina.
La spirale inflazionistica rischia di abbattersi sul costo del caffè verde?
Il costo del caffè verde, raddoppiato rispetto alla media storica, è influenzato dagli effetti dell’emergenza clima sulla quale i mercati sono giustamente sensibili. Tuttavia dubito che i consumi di caffè siano minacciati. Il prezzo della tazzina è già aumentato ma va detto che in Italia è il più basso d’Europa.
I costi sono molto cresciuti a causa dell’aumento di materie prime ed energia. Previsioni sui conti?
Siamo un’azienda resiliente. Anzi res-illy-ente. Stiamo salvaguardando la redditività, che è sempre cresciuta, grazie anche al contenimento dei costi. Per fine anno prevediamo un fatturato a doppia cifra.
Scocchia è arrivata a Trieste con l’obiettivo della quotazione in Borsa. Con quali tempi e dove?
Non posso fare previsioni sui tempi. Una scadenza ideale potrebbe essere il 2026 ma non ci sono certezze.
Approdo a Wall Street?
Non si può escludere anche se la borsa americana richiede capitalizzazioni molto elevate rispetto all’Europa. Attendiamo a fine dicembre il nuovo piano industriale 2022-2026.
Quali i paradigmi del nuovo piano?
Ne parlerà a tempo debito la Ceo. Il nostro valore più forte è la coerenza e l’unicità. Non prevedo rivoluzioni. Dobbiamo sviluppare il nostro valore inespresso.
Dopo il caso Wartsila ci sono rischi di de-industrializzazione a Trieste?
Non capisco le motivazioni della delocalizzazione finlandese da Trieste con un prezzo così elevato di posti di lavoro. Ci lamentiamo che in Italia ci sono pochi investimenti stranieri diretti. Al contrario la realtà industrale di Wartsila a Trieste era un modello riuscito di strategia industriale. Questa vicenda rischia di avere ricadute pesanti anche per il Sistema Paese e non solo su Trieste. Spero che il prossimo governo fissi regole precise. —
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