Il primato di Msc fra i big dei container. Ma ora la tassa green Ue aumenta i costi

Le incognite sul settore dopo i guadagni post-pandemia

In vigore la direttiva europea Ets contro le emissioni di Co2

Piercarlo Fiumanò

Msc al vertice delle compagnie container più grandi al mondo. La società italo-svizzera domina la top 10 della società marittime nel 2023 consolidando il vantaggio su Maersk. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Alphaliner, dove viene sottolineato come molti vettori abbiano consolidato i profitti record del post pandemia. L’anno parte con molte ombre in uno scenario geopolitico complesso fra guerra in Ucraina, conflitto in Medio Oriente e blocco di Seuez a causa della pirateria.

Intanto i big festeggiano il primato. La compagnia francese Cma Cgm è l’unica dei tre maggiori operatori che, secondo il report, è riuscita a resistere alla concorrenza del big italo-svizzero aumentando la propria quota di mercato e la capacità impiegata nei servizi di cabotaggio nel Mediterraneo. Msc ha allungato sul grande rivale Maersk arrivando a 5,6 milioni di teu. La società italo-svizzera ha sorpassato quella danese anche in termini di consistenza della flotta (802 navi contro 675). Maersk, con 4,1 milioni di teu, ha optato per investimenti massicci nella sostenibilità ambientale utilizzando carburanti come l’etanolo.

Sul podio, in terza posizione, si conferma Cma-Cgm Group. La compagnia di navigazione francese ha aumentato la sua flotta di 225.268 teu, arrivando a una capacità di trasporto di 3,5 milioni di teu con 624 navi attive: «A differenza di altri armatori, come Maersk, che non hanno ha ridotto solo il numero delle navi nel Mediterraneo, ma anche la loro dimensione media, Cma Cgm ha introdotto nell’area navi portacontainer sempre più grandi rispetto a un anno fa», spiegano gli analisti. Fuori dal podio, dalla quarta posizione alla sesta, troviamo rispettivamente la cinese Cosco Group (494 navi con una capacità di trasporto di 3 milioni di teu, la tedesca Hapag-Lloyd (che ha segnato un +1,8% portando la sua flotta a 1,9 milioni di teu e 266 navi attive), e la Evergreen Line. Quest’ultima ha registrato una crescita della flotta del 12,5%, portando la sua capacità a 1,6 milioni di teu. Nel complesso, la capacità dei servizi regolari nel Mediterraneo è cresciuta del 17,6% (più di 75.000 teu) rispetto a dicembre 2022, poiché gli armatori hanno utilizzato più navi portacontainer (345 rispetto a 296). La dimensione media delle navi “è rimasta relativamente stabile” a 1.463 teu contro 1.450 teu.

Intanto i1 2024 parte con una serie di preoccupazioni per il mondo dello shipping e della portualità. Non solo per l’impennata dei costi di trasporto di merci e materie prime, sullo sfondo della crisi nel Mar Rosso, ma anche da nuovi obblighi di pagamento per le emissioni di gas serra, che riguardano tutte le grandi navi che toccano un porto europeo. Si tratta della tassa green prevista nella direttiva Ue sulle emissioni del settore marittimo, cioè sull’inquinamento prodotto dalle navi che trasportano merci e sono dirette o fanno scalo nei porti europei. Le nuove norme, in vigore dal nuovo anno, prevedono che le grandi navi commerciali paghino una tassa in base alle emissioni di Co2 prodotte nel loro viaggio fino al porto europeo di scalo. Un onere che finirà per avvantaggiare i porti nordafricani di Tangeri (Marocco) e Port Said (Egitto). Costi che verrebero scaricati sugli operatori: per una maxi petroliera in arrivo dal Golfo Persico il costo può spingersi fino a 2oomila euro a viaggio, secondo una stima Clarkson Rese riportata dal Sole 24 Ore.

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