I vini altoatesini celebrati dalle guide internazionali

Dal Pinot Bianco al Lagrein passando per il Riesling, le etichette dell’Alto Adige confermano la grande tradizione vignaiola di un territorio sempre orientato al futuro e che con le sue 40 milioni di bottiglie prodotte all’anno ha intrapreso la strada della ripresa post Covid abbracciando la sfida della sostenibilità

BOLZANO. I vini altoatesini piacciono in tutto il mondo. Per molti potrebbe non essere una sorpresa dato che i vigneti verdi dell’Alto Adige sono da decenni terra di pellegrinaggio per gli amanti di bianchi, rossi e bollicine, ma i numerosi premi che le cinque guide internazionali più prestigiose hanno riconosciuto alle diverse varietà locali certificano ancora una volta la grande qualità che produttori e cantine riescono ad ottenere dalle materie prime di un territorio molto piccolo.

L’Alto Adige, infatti, ospita i suoi vigneti su una superficie di soli 5.500 ettari, sulla quale però crescono ben 20 vitigni diversi, dato unico in Italia. E probabilmente è anche l’altitudine, che varia dai 200 ai 1000 metri sopra il livello del mare, a fare la differenza in un territorio dal clima variegato. Bassa Atesina, Valle Isarco, Lago di Caldaro, luoghi perfetti dove coltivare l’uva buona per produrre una selezione varia e sorprendente al tempo stesso. E che conta numeri da urlo: come riportato dal Consorzio Vini Alto Adige, la viticoltura altoatesina può contare su 10.000 impiegati e produce mediamente 50.000 tonnellate di uva all’anno che vengono trasformate in 40 milioni di bottiglie, di cui il 98% certificate DOC. E anche l’export sorride, con il 40% della produzione venduta in Italia e il 25% tra Germania e Stati Uniti.

Un settore in ripresa

Durante il 2021 il comparto si è riuscito a risollevare dai residui della crisi Covid, con cooperative agricole e viticoltori altoatesini che hanno intrapreso la strada della ripresa. Secondo il Barometro IRE della Camera di Commercio di Bolzano, l’allentamento delle restrizioni e il ritorno dei turisti hanno ricoperto un ruolo determinante.

Molti crolli di fatturato erano infatti imputabili al calo della domanda del settore ricettivo – altamente penalizzato da chiusure e lockdown -, ma già ad aprile le cantine segnalavano un aumento dei volumi di vendita di circa il 50% in più rispetto allo stesso mese del 2020 e una crescita dei guadagni sia sul mercato italiano sia su quelli esteri.

La redditività è stata considerata buona per circa un terzo delle cantine e soddisfacente nel 90% dei casi. Il miglioramento del contesto economico è adesso la chiave di volta per provare a tornare sui livelli pre Covid, con un nuovo accesso al credito e la puntualità dei pagamenti che anche nel 2022 dovrebbero aiutare ad aumentare l’occupazione e il giro d’affari. Questo grazie anche alla vendemmia che è risultata essere di alta qualità in praticamente tutta la Provincia.

Premiati i vini altoatesini (e i bianchi battono i rossi)

Sono state le prestigiose guide Decanter, Robert Parker, Vinum, Falstaff e James Suckling a giudicare i vini dell’Alto Adige che non hanno affatto sfigurato anzi, hanno fatto incetta di premi. Tutte le etichette prese in esame hanno ottenuti punteggi superiori o uguali a 95/100 per ben 73 volte. La valutazione più alta è stata assegnata dalla guida Falstaff al Pinot bianco Terlaner Rarity 2008 della Cantina Terlano con 99, che si è aggiudicata anche la valutazione più alta tra tutti i vini dell’Alto Adige da Robert Parker, 98. Il Moscato giallo Passito Quintessenz 2017 della Cantina Kaltern e il Sauvignon Lafóa 2019 della Cantina Colterenzio hanno invece ottenuto 97 punti a testa nella guida Decanter 2021. Il vino altoatesino di punta secondo la guida enologica di James Suckling 2021 è invece il Terlaner Sauvignon Lieben Aich 2019 di Manincor (98 punti), mentre nella guida Vinum 2022 è il Cabernet Sauvignon Cor Römigberg 2016 della tenuta Alois Lageder a superare tutti gli altri vini dell’Alto Adige grazie ai suoi 96 punti.

«I riconoscimenti ricevuti sono l’ennesima conferma del minuzioso e paziente lavoro di tutti coloro che sono coinvolti nel settore vitivinicolo e che si prodigano per portare nei calici di tutto il mondo vini di altissima qualità capaci di trasmettere al meglio la vocazione enologica del nostro territorio» spiega Eduard Bernhart, direttore del Consorzio.

I voti espressi dalle diverse guide hanno anche restituito il confronto tra vini bianchi e rossi che sembra però non avere storia. Tra i 57 vini dell’Alto Adige valutati con 95 o più punti, ci sono 36 bianchi, 18 rossi e 3 spumanti metodo classico. Tra i rossi trionfano Pinot nero, Cabernet Sauvignon, Lagrein e Merlot. Tra i bianchi invece volano in alto i Sauvignon, i Terlaner, Gewürztraminer, Bianco dell’Alto Adige, Pinot Bianco, Chardonnay e Riesling.

D’altronde in Alto Adige il 64% del vino prodotto è proprio bianco. Il focus, infine, è stato riposto anche sui produttori. A comandare le classifiche è la storica Cantina Terlano, tenuta di fine 800 che ha ottenuto un totale di 15 valutazioni con 95 o più punti per sei diversi vini, primeggiando così nella classifica dei vini più premiati tra cui il Terlaner I Grande Cuvée 2018, il Terlaner Rarity 2008 e il Terlaner Riserva Nova Domus 2018. Al secondo posto tra i produttori, ciascuna con sei valutazioni al top, ci sono la Cantina Produttori San Michele Appiano e la Cantina Tramin.

Un futuro sostenibile

Risultati frutto di un intenso lavoro che i produttori portano avanti da anni con metodo e dedizione. E con lo sguardo rivolto ad un futuro che in Alto Adige assume contorni sempre più sostenibili. Il Consorzio ha intrapreso già da diverso tempo una strada che porterà nel 2030 ad avere vini a produzione green e pienamente in simbiosi con la filosofia di un territorio da sempre propenso alla natura. «L’obiettivo di una gestione dei processi sostenibili è quello di consegnare intatte alle generazioni future le risorse che oggi ci è concesso di utilizzare, ma non solo - spiega il presidente del Consorzio Maximilian Niedermay -. Per uscire definitivamente dalla crisi pandemica ed affermarci sul mercato globale dobbiamo puntare sulla qualità, che deve caratterizzare anche l’intera filiera produttiva, dalla coltivazione alla distribuzione, passando per le varie fasi della vinificazione».

Gestire la produzione vinicola in modo sostenibile, dunque, non è solo un impegno etico, ma anche una scelta economica obbligata. Per questo i vignaioli hanno individuato cinque aree principali d’intervento sulla quale focalizzarsi nei prossimi anni, e raccolte in un’Agenda sottoscritta dagli attori coinvolti. In primis si riporrà particolare attenzione al suolo, evitando l’utilizzo di concimi minerali azotati e sostituendo i materiali sintetici con materiali biodegradabili continuando a ottimizzare la gestione dell’irrigazione.

Nei vigneti invece si adotteranno tecniche più sostenibili, con particolare riguardo ai trattamenti fitosanitari. Un'altra priorità è la salvaguardia del clima. L’Agenda 2030 prevede di ridurre costantemente l’impronta di carbonio della produzione vitivinicola e nelle cantine. Il quarto punto riguardo proprio i produttori e le persone che compongono il panorama vitivinicolo altoatesino, che saranno sempre coinvolti nelle attività. Infine, l’attenzione è riposta sul territorio, la risorsa più importante. L’Alto Adige mira ad un’economia vitivinicola il più possibile circolare che promuova non solo le filiere locali, ma anche il ricircolo dei materiali e delle risorse.

Il sostegno della Provincia

Un mix di tradizione, innovazione, passione e amore per il territorio che viene supportato anche dalla Provincia Autonoma di Bolzano. «L'industria del vino ha imboccato la strada giusta per il successo a lungo termine con i suoi prodotti di qualità superiore e la sua strategia di sostenibilità» spiega l'assessore provinciale competente Arnold Schuler. Per questo recentemente sono stati stanziati oltre due milioni di euro destinati al settore vitivinicolo, per sostenere gli investimenti nelle cantine e la promozione delle vendite nei paesi terzi. A questo si aggiunge la particolare attenzione alla crescita e sviluppo di nuove coltivazioni di vite: cinquantasei nuovi ettari di vigneti potranno essere lavorati da cantine e cooperative e contribuiranno a trainare il comparto verso nuovi ambiziosi risultati.

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