Gas e petrolio, il Tar del Lazio annulla il Piano che limita le trivelle

Il Tar del Lazio ha annullato il Pitesai, acronimo del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che fissava i limiti alle attività di esplorazione di petrolio e gas, individuando le aree adatte alle trivellazioni in particolare nel mar Adriatico settentrionale da Rovigo a Trieste.
I giudici amministrativi hanno in parte accolto le richieste di alcuni operatori dell’energia, che hanno visto ridimensionarsi alcuni permessi esplorativi a seguito dell’applicazione delle nuove norme volute dai Cinquestelle ai tempi del primo governo Conte ed entrate in vigore nell’autunno 2021 con il governo Draghi.
«Trovo paradossale che si rimetta in discussione il Piano», afferma Arturo Lorenzoni, consigliere regionale e docente di Economia dell’energia all’università di Padova, «in una fase in cui il prezzo del gas è inferiore a quello nella fase antecedente l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ovviamente va rispettata la sentenza del tribunale ma tutti ormai concordano sulla necessità di decarbonizzazione per cui, dal punto di vista della strategia energetica, non mi sembra efficace difendere quel genere di business».
Il Pitesai escludeva sei regioni da qualsiasi attività legata agli idrocarburi (Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria, Umbria, Toscana e Sardegna) e indicava dei “vincoli assoluti” escludendo alcune località dove in passato le attività di estrazione erano già state vietate. Infine introduceva alcuni “vincoli aggiuntivi di esclusione”, ossia ulteriori limitazioni per preservare altre aree sensibili, come i siti Unesco.
La parte restante del territorio nazionale era stata analizzata e alcune porzioni erano invece state ritenute idonee per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione. Tra queste rientrava gran parte della pianura padana, della Sicilia e una porzione del Mar Adriatico che affaccia sulle coste della Puglia. La divisione generale tra aree idonee e non idonee presentava comunque diverse eccezioni. Infatti, le concessioni già attive in mare hanno comunque potuto proseguire avendo una o più infrastrutture in aree non idonee.
Ora, dopo la decisione del Tar del Lazio, le compagnie petrolifere dovranno capire come muoversi. È possibile che il governo o il ministero dell’Ambiente facciano ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza oppure che venga avviato un lavoro di riassetto e semplificazione normativa che razionalizzi le regole stratificate da decenni di spinte contrapposte e di governi di diverso colore.
«Il ricorso avverso il Pitesai va dunque accolto, con conseguente annullamento del Piano», si legge nella sentenza dei magistrati amministrativi che ha accolto il ricorso presentato da Gas Plus e Padana Energie.
Tra le contestazioni accolte ci sono per esempio le violazioni lamentate dagli operatori a proposito delle «garanzie partecipative nella fase di Vas (la Valutazione ambientale strategica) e le carenze istruttorie e motivazionali che hanno caratterizzato la procedura di redazione e approvazione».
Ma il Tar ha soprattutto accolto i ricorsi nella parte in cui si sottolineano incongruenze nelle modalità attraverso le quali l’allora ministero della Transizione ecologica aveva individuato le aree idonee senza basarsi su una «preventiva valutazione sito-specifica delle singole situazioni», ma procedendo «a una individuazione di tipo residuale, applicando, sul territorio interessato dal Piano, una serie di fattori escludenti prestabiliti in via generale, astratta e trasversale, talvolta neppure compiutamente graficizzati nel piano medesimo, evidenziando, altresì, come la natura astratta dei vincoli ha illegittimamente interessato concessioni già in essere, dando vita a divieti di estrema estensione e rigidità».
È comunque difficile che il governo Meloni presenti ricorso dato che già con il Dl Aiuti Ter ha riaperto le porte della produzione alle concessioni in Alto Adriatico, limitatamente alla porzione di mare compresa tra il 45° parallelo ed il parallelo passante per la foce del ramo di Goro oltre le 9 miglia marine. —
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