Vicenda Tutor: Patané istanza di fallimento per Atlantia, la società risponde: "Infondata e strumentale"

Ennesima puntata nello scontro tra la holding di infrastrutture e l'imprenditore di Latina sul software per la gestione del tutor. Una disputa iniziata nel 2013

ROMA. Alessandro Patanè presso il Tribunale di Roma ha presentato istanza di fallimento nei confronti della società Atlantia spa. "Si è giunti a tale determinazione estrema - si legge nella nota emessa dall'imprenditore -, in virtù della pervicace renitenza della predetta, in ordine al mancato assolvimento del pagamento del credito vantato dalla Alessandro Patanè srl, per l’utilizzo del proprio sistema nell’ambito della annosa e nota vicenda Sicve Tutor".

Gli atti sono stati trasmessi anche per competenza alle procure di Milano, Genova, Avellino, Roma e Latina, nonché alla Polizia Valutaria e Finanziaria della Guardia di Finanza presso il comando generale di Roma ed alla Corte dei Conti.

L’istanza di fallimento avanzata dal Sig. Patanè al Tribunale di Roma nei confronti della Capo Gruppo Atlantia è del " tutto infondata e strumentale" scrive Aspi in una nota. Aggiungendo: "già nel 2013 Patanè aveva avanzato una identica istanza, rivolta anche nei confronti di Autostrade per l’Italia. Tale istanza fu trasmessa dal Tribunale alla Procura della Repubblica – Affari Civili che ha dichiarato non luogo a provvedere, badandosi sul presupposto che non ricorressero le condizioni previste dalla legge fallimentare, non essendoci alcuna segnalazione di uno stato di insolvenza a carico di Autostrade per l’Italia e/o Atlantia. La domanda riconvenzionale fu successivamente dichiarata inammissibile dal Tribunale di Roma, come pure furono dichiarate inammissibili le due querele di falso presentate sempre da Patanè".

Autostrade nel comunicato inoltre "ribadisce che le rivendicazioni di Patanè sulla titolarità del software del sistema Tutor sono prive di fondamento, in quanto ASPI nel 2008 aveva formalizzato un accordo nel quale fu espressamente precisato che tutto il software prodotto sarebbe stato di esclusiva proprietà intellettuale ed industriale della nostra società. Come noto, la sentenza della Cassazione del 14 agosto 2019, accogliendo i motivi di ricorso di Aspi, ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Roma del 2018, ritenendo che il giudizio si sia basato su criteri errati. La Cassazione ha ritenuto assorbito il ricorso incidentale di Craft. La Suprema Corte ha rinviato poi nuovamente alla Corte di Appello di Roma perché accerti se sussista o meno contraffazione, ma basando il proprio accertamento, in ogni caso, nell’ambito del principio di diritto sancito dalla stessa Cassazione".

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