Unicredit, i numeri da record fanno impennare il titolo
Lo scorso esercizio è andato in soffitta con un utile netto di 9,5 miliardi di euro, ben il 47,2% in più rispetto al 2022 e decisamente superiore ai 7,9 miliardi previsti dal consensus degli analisti.

Nel corso del pomeriggio qualche investitore ha preferito passare all’incasso. Così, dopo essere stato per buona parte della seduta in rialzo oltre il 10%, UniCredit ha chiuso la seduta di ieri a +7,36% rispetto a venerdì, a quota 28,81 euro. Una performance comunque non certo frequente tra i titoli ad alta capitalizzazione, dovuta essenzialmente a due ragioni: da una parte l’annuncio di risultati 2023 al di sopra delle previsioni; dall’altra l’annuncio che i profitti andranno ai soci tra buyback e dividendo. Andando per ordine, lo scorso esercizio è andato in soffitta con un utile netto di 9,5 miliardi di euro, ben il 47,2% in più rispetto al 2022 e decisamente superiore ai 7,9 miliardi previsti dal consensus degli analisti.
L’istituto ha anche comunicato di attendersi che l’indicatore verrà confermato nell’esercizio in corso, cosa tutt’altro che scontata a considerare l’atteso taglio dei tassi ufficiali. Intanto i ricavi sono aumentati del 17,3% a 23,8 miliardi, con interessi netti a 14 miliardi (+31,3%) e commissioni a 7,46 miliardi (-2,1%). I costi operativi sono scesi dello 0,8% a 9,47 miliardi, mentre l’indicatore di solidità patrimoniale Cet 1 è al 15,89%, abbondantemente sopra i minimi regolamentari.
UniCredit ha deciso l’introduzione di un acconto sul dividendo pari a circa 3 miliardi, che porterà la distribuzione complessiva ai soci nell’anno solare 2024 sostanzialmente di tutti i profitti generati nel corso dell’esercizio 2023. Il tutto favorito dalla prospettiva di una crescita a doppia cifra di utile e dividendo per azione. L’impegno per i prossimi anni è per un payout (cioè la remunerazione ai soci rispetto agli utili generati) di almeno il 90%. La parte restante della remunerazione avverrà attraverso il riacquisto di azioni.
Rivendicando i numeri del 2023, l’amministratore delegato Andrea Orcel si è soffermato sull’effetto trascinamento nel nuovo esercizio dei risultati ottenuti nell’ultimo quadrimestre, ”il dodicesimo consecutivo di una crescita di qualità e redditizia”. Il timoniere dell’istituto di Piazza Gae Aulenti ha tenuto a rimarcare che i risultati sono giunti a coronamento di un percorso triennale, evidenziano che lo sforzo fin qui compiuto “si tradurrà in una crescita sostenibilie di lungo periodo. Quanto alle prospettive di m&a, tornate con forza al centro delle speculazioni nelle ultime settimane, soprattutto relativamente a Mps e Popolare di Sondrio, Orcel si è mostrato possibilista. Prima, interrogato da un analista sull’impiego del capitale in eccesso, ha rimandato ogni valutazione al post assemblea.
“La mia opinione è che debba essere usato o per una distribuzione ulteriore agli azionisti oppure per un''acquisizione, se possiamo dimostrare agli investitori che rispetta i nostri parametri sulla creazione di valore”, ha sottolineato. Per poi aggiungere che “ce ne sono (di opportunità, ndr) anche in Italia, ma non dirò quali sono”. Gli analisti hanno accolto con generale soddisfazione i risultati e le parole di Orcel, con Kbw che ha diffuso la raccomandazione “outperform” sul titolo (a indicare che dovrebbe fare meglio del mercato) e un target price di 37,25 euro, che sta a indicare un potenziale di rivalutazione superiore al 20%, mentre Goldman Sachs si ferma a 33,5 euro.
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