Nove mesi di corsa per Mediobanca. «Generali va sempre meglio del piano»
Al 31 marzo 2024 utile aumentato a quota 946 milioni, il contributo del Leone di Trieste è stato pari a 337 milioni

La partecipazione in Generali si conferma decisiva per la crescita di Mediobanca. L’istituto di Piazzetta Cuccia ha chiuso i primi nove mesi dell'esercizio 2023/2024 (al 31 marzo scorso) con ricavi di gruppo in crescita del 9% a 2,6 miliardi di euro. Alla performance positiva hanno contribuito tutte le divisioni: il wealth management (cioè la gestione dei patrimoni) ha messo a segno un +12% nel confronto anno su anno, arrivando a 690 milioni; il credito al consumo ha fatto segnare un progresso del 6% a 888 milioni, mentre le attività assicurative (la quota del 13,11% detenuta nel Leone) sono balzate in avanti del 19%, arrivando a 349 milioni.
L’utile nei nove mesi è stato pari a 946 milioni in crescita del 20%, il contributo di Generali è stato pari a 337 milioni di euro. «Generali continua a produrre risultati migliori del piano. Si conferma la visione che abbiamo sempre avuto di un investimento che produce ritorni molto interessanti», ha sottolineato in proposito Alberto Nagel, ceo dell’istituto. Per poi aggiungere: «Il cda di Generali lavora bene, mi pare che tutti gli azionisti e i consiglieri contribuiscano nel modo migliore affinché la compagnia possa continuare a fare i risultati che fa». Non solo la conferma della fiducia nel group ceo Philippe Donnet, ma anche una mano tesa - pare di capire - a quelli che sono grandi azionisti sia a Trieste, che in Mediobanca, cioè gli eredi Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone.
Se si isola il solo periodo gennaio-marzo 2024, i ricavi sono cresciuti del 18,2% e l’utile netto del 42,1%. La banca fa sapere che entro giugno distribuirà un acconto sul dividendo di 0,51 euro per azione. Proprio questo annuncio, insieme con i risultati sopra le attese, ha suscitato una reazione positiva da parte del mercato, con il titolo che ha chiuso la seduta in rialzo del 2,41% rispetto alla vigilia, a fronte del +0,93% registrato dal Ftse Mib nel suo insieme. Parlando con gli analisti, Nagel ha evidenziato la capacità della società di crescere «in modo più robusto e diversificato rispetto al passato», il che composta una minore richiesta di capitale, con il risultato di «un profilo di rischio migliorato». Il timoniere si è soffermato sul “cambio di pelle di Mediobanca Premier (fino a pochi mesi fa CheBanca!, ndr), sottolineando che la scelta ha comportato «un’attrattività maggiore delle attese».
Il riferimento non è solo alle performance, ma anche alla capacità di convincere banker di qualità ad approdare nella nuova realtà, lasciando le società di provenienza. Con il risultato che da metà gennaio, cioè quando è partito il processo, la società ha portato in casa 1.600 nuovi clienti con patrimoni liquidi investibili superiori ai 500 mila euro. Nel terzo trimestre i flussi netti dell''asset under management sono risultati pari al 10% degli stock esistenti, contro circa il 2% della media dei concorrenti. Se si considerano anche gli asset under administration, il progresso è stato del 22% su base annua, a 70,1 miliardi.
Parlando del piano industriale, Nagel ha detto che l’avvio è stato molto positivo, con «risultati eccellenti in termini di crescita orientata al valore e a basso assorbimento di capitale». Per l’intero esercizio, che chiude a fine giugno, Mediobanca conta di raggiungere 3,5 miliardi di ricavi, con un margine di interesse in crescita del 10% e commissioni nette in progressiva salita, facendo leva sul buon andamento.
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