Le banche locali chiudono le porte e la start up emigra nella Silicon valley

PORDENONE. Ci ha pensato sei mesi prima di decidere, ma in 48 ore ha fatto il salto. Un salto oltre Oceano: a San Francisco, nella Silicon valley, dove ha trasferito proprietà e tecnologie di Sistem-evo, la start up che lavora sulla digitalizzazione delle imprese e l’intelligenza artificiale.
La ragione? «Le banche qui non finanziano le start up, chiedono garanzie insostenibili. E quelle pochissime che lo fanno, hanno dei tempi comunque lunghi».
Michele Sangion, fondatore dell’impresa Sistem-evo srl, nata a Pordenone e ora trasferitasi nel distretto mondiale dell’innovazione (il sito è eeve.ai) racconta la sua esperienza perché «è giusto che i giovani sappiano che, al di là di tante belle promesse, se vuoi lavorare con l’intelligenza artificiale devi andare all’estero.
Lo dico con amarezza, perché questa decisione mi costa, anche sul piano personale visto che dovrò trasferire la famiglia. Ma quello che ho riscontrato è che in regione non c’è ancora preparazione su queste tematiche. Abbiamo avuto disponibilità a Milano, ma con tempi comunque italiani».
L’azienda negli ultimi mesi era finita agli onori delle cronache per aver messo a disposizione degli enti pubblici, gratuitamente Ivo, chatbot di intelligenza artificiale che, tramite i siti internet degli enti pubblici, fornisce risposte sull’emergenza sanitaria ai cittadini: «Anche in questo caso ne abbiamo distribuiti 270, nessuno in regione...».
A febbraio Sangion ha presentato alle banche un piano di investimenti per due milioni di euro, finalizzato all’espansione della rete vendite.
«Siamo un’azienda con brevetti di proprietà, due bilanci depositati, un portafoglio di 700 clienti, un fatturato di quattro milioni. Le cosiddette banche del territorio – spiega – ci hanno tenuto in ballo un po’ e poi ci hanno chiesto garanzie che non sono nelle possibilità di una stratup. Abbiamo prodotto carte, fatto una dew diligence (anche questa cosa inconsueta per una start up), tutto quello che ci è stato chiesto.
L’unica che ha guardato con interesse al nostro piano è Banca progetto di Milano. Il 20 ottobre è arrivato il via libera dal fondo di garanzia, ma comunque ci sono dei tempi per l’erogazione. Questi fondi li useremo per potenziare la parte della società che resta in Italia. Eeve corp invece, ha sede negli Stati Uniti».
Due persone sono state fondamentali per lo sbarco nel tempio dell’innovazione: «Roberto Bonzio (che molti conoscono tramite StartupItalia ndr) e Paolo Privitera che è diventato il nostro ceo a San Francisco. In 48 ore abbiamo aperto il conto alla Silicon valley bank con disponibilità di una linea di credito di 20 milioni, prima tranche tramite stock option.
Questa operazione ci consente di andare on line in vendita in 126 paesi. I nostri consulenti italiani erano frastornati dalla velocità con cui è stata fatta l’operazione». Dalla piccola provincia alla capitale della tecnologia «dove operano 190 mila start up e 4 mila fondi di investimento. Un ambiente molto più competitivo, ma dove la lingua che parliamo viene compresa».
In regione non è stato così. «Quello che mi ha colpito è che le banche locali non hanno figure preparate sul fronte dell’intelligenza artificiale – analizza Sangion –. Siamo stati anche in Friulia e la risposta è stata la stessa».
La finanziaria regionale ha ritenuto il progetto troppo ambizioso rispetto alle capacità finanziarie della start up, «quando i parametri per valutare una stratup dovrebbero essere diversi per definizione». Il sogno di realizzare un ecosistema di intelligenza artificiale a Pordenone, però, «rimane – assicura Sangion –. Solamente che dovrà essere orientato al mercato estero, qui non siamo pronti». —
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