Generali, i soci Ferak limano la propria quota e passano alla cassa

La corsa del titolo Generali, che negli ultimi mesi ha beneficiato sia del buon andamento dei mercati finanziari, sia dell’appeal speculativo sull’evoluzione dell’assetto azionario, ha consentito a Ferak di generare una plusvalenza sullo 0,3% ceduto
Luigi Dell’olio

La corsa del titolo Generali, che negli ultimi mesi ha beneficiato sia del buon andamento dei mercati finanziari, sia dell’appeal speculativo sull’evoluzione dell’assetto azionario, ha consentito a Ferak di generare una plusvalenza sullo 0,3% ceduto.

Secondo le ricostruzioni di MF, il beneficio per gli azionisti del salotto finanziario veneto, che vede nel libro soci gli Amenduni (70,3%), la Finint di Enrico Marchi (11,9%), Veneto Banca in liquidazione coatta amministrativa (16,4%, di cui un 6,5% già liquidato) e la famiglia Zoppas (1,4%), è stato di oltre 4 milioni di euro per la quota ceduta.

Ferak, tramite il veicolo totalmente controllato Effeti, ha venduto un quarto della propria quota (4,6 milioni di titoli di Generali), che pertanto attualmente si ferma allo 0,9% del gruppo triestino.

La discesa nell’azionariato del Leone conferma il ridimensionamento delle ambizioni di Ferak, nata nel 2006 con l’obiettivo di svolgere un ruolo cruciale nella finanza italiana, a cominciare dagli interessi nordestini.

Inizialmente ne faceva parte anche la Palladio Finanziaria di Giorgio Drago e Roberto Meneguzzo, Finint e vi era un’azione congiunta con la Fondazione Crt di Torino. Quest’ultimo legame si è sciolto nel 2014, con l’ente piemontese divenuto azionista diretto di Generali (con l'1,6%) e due anni dopo gli Amenduni sono saliti nel capitale di Ferak rivelando le quote di Palladio. Nel 2017 è saltata Veneto Banca e poco dopo sono iniziati i contrasti tra gli Amenduni e gli altri soci di minoranza, mai del tutto sopite.

In questo scenario, gli Amunduni hanno inviato ai liquidatori di Veneto Banca una proposta di acquisto della partecipazione dell'istituto in Ferak, interessando anche la Vigilanza della Banca d'Italia, ma la proposta è stata respinta. Uno stallo che non aiuta di certo a riportare la serenità tra i soci.

Intanto il management del Leone va avanti con l’attuazione del piano industriale. Dopo le acquisizioni degli ultimi anni (un mese e mezzo fa Generali ha comprato la compagnia assicurativa spagnola Liberty Seguros per 2,3 miliardi), in cassa restano circa 500 milioni da impiegare per la crescita esterna entro il 2024: nel caso non vi siano ulteriori operazioni, ha spiegato il group ceo Philippe Donnet, sarà riproposto un buyback come a fine dello scorso piano. Il timoniere di Trieste ha inoltre ribadito di non avere alcuna intenzione di cedere il controllo di Banca Generali.

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