Fondo Italiano a caccia di imprese. «Il Nord Est è un territorio fertile»

«Questo è un territorio molto fertile di ambizioni imprenditoriali, ci sono idee e tecnologie mondiali. Stiamo ovviamente guardando ancora a storie del Triveneto, è una delle aree più promettenti del paese». Davide Bertone, ad del Fondo Italiano d’Investimento, si trova in Veneto, dove ha incontrato diversi imprenditori del territorio. La sgr nata nel 2010 su iniziativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze e partecipata da CDP Equity, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Fondazione Enpam, Fondazione Enpaia, Abi, Banco Bpm e Bper Banca ha ambiziosi obiettivi. Nel suo piano industriale punta a portare a 4 miliardi di euro il capitale dedicato a progetti di crescita e consolidamento della piccola e media impresa italiana. «Negli ultimi 18 mesi abbiamo già raccolto un miliardo di euro» anticipa il top manager. In tal senso il Nord Est è un’area di elezione, come spiega Bertone, dove il fondo ha già un track record di peso.

Oggi la sgr vede il suo asset under management (capitale in gestione) diviso circa a metà tra fondi diretti e fondi di fondi, per un totale di circa 3,3 miliardi. In tutto gestisce 16 fondi di investimento mobiliari chiusi riservati a investitori qualificati .
«Nella prima fase della nostra attività tra il 2010 e il 2015 i nostri interventi erano in quote di minoranze in piccole e medie imprese, abbiamo chiuso diversi investimenti in questo territorio, otto in tutto» spiega Bertone. Le operazioni nordestine già chiuse sono state 8 in tutto per un fatturato complessivo di oltre 1 miliardo di euro e 11 mila dipendenti. Nel dettaglio si tratta di Forgital produttrice di grandi anelli per l’aerospaziale(Velo d'Astico, Vi), Rigoni di Asiago, alimentare celebre per le sue confetture di frutta bio, Bat (Noventa di Piave, VE), componenti e sistemi per tende da sole, Dba (Villorba, TV), software, Labomar (Istrana, Tv), nutraceutica, Ligabue (Marghera, VE) catering e crociere, Geico Lender (Padova), Tbs Group (Trieste), biotecnologia.

Mentre oggi, aggiunge, «sono all’attivo due investimenti, quello in Hnh operatore alberghiero “white label” e in C2Mac di Montorso Vicentino, società attiva nel settore dell’industria oleodinamica».
L’entrata nel gruppo controllato dalla famiglia veneziana Boccato è avvenuto a marzo di quest’anno con l’acquisizione di una quota di minoranza. La società rappresenta uno degli operatori alberghieri indipendenti più importanti d'Italia, con un fatturato di 106 milioni di euro nel 2023. Attualmente, Hnh gestisce 16 strutture alberghiere, tra cui 13 situate nelle maggiori città italiane. Queste ultime collaborano sia con alcune tra le più rilevanti catene alberghiere internazionali, come Hilton, IHG, Accor e Best Western, sia con primari attori del settore immobiliare italiano, come Allianz, Generali, Castello, Reale Immobili e Gruppo Borletti. Hnh possiede tre resort turistici localizzati rispettivamente a Jesolo, Mazara del Vallo e Villasimius, i quali sono gestiti sotto il brand proprietario Almar.
Parallelamente, Fondo Italiano detiene la maggioranza di C2Mac, azienda con sede a Vicenza e leader in Europa nella progettazione, fabbricazione e distribuzione di componenti per l'industria oleodinamica, con un fatturato di circa 200 milioni. L'azienda ora conta nove siti produttivi, inclusi quelli specializzati e uno in Francia, impiegando in totale circa 1.000 persone.
«La nostra strategia di investimento - spiega ancora Bertone - prevede di entrare sia con quote di maggioranza che di minoranza. Studiamo le situazioni e applichiamo lo schema più adeguato, con un obiettivo di crescita e consolidamento. In queste operazioni non facciamo della leva uno strumento di crescita, proprio per le caratteristiche delle aziende che intendiamo sostenere, che sono tipicamente piccole e medie imprese».
In tal senso anche le exit seguono le strade ritenute migliori per l’azienda, dice Bertone. «Si può decidere il passaggio della quota in un altro fondo o anche il mercato finanziario». A volte, conclude Bertone «si sottovaluta il ruolo del private equity che consente ritorni finanziari importanti investendo nel futuro delle nostre imprese dell’economia reale».
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