Campora: Allianz vuole crescere in Italia

Giacomo Campora, il gruppo Allianz ha chiuso il 2023 con risultati in forte crescita. Come sta andando l’Italia?
«Dal punto di vista dei risultati stiamo andando benissimo e anche quest’anno, a meno di eventi imprevedibili, le previsioni sono molto buone. Siamo una società ricca di giovani talenti ed esperienza che investe nel futuro e nelle nuove tecnologie. Se le banche sono il sistema cardiocircolatorio dell’economia, le assicurazioni sono quello immunitario perchè svolgono un ruolo di protezione di famiglie, individui, piccole imprese e artigiani. A Trieste, che è una delle capitali delle assicurazioni in Italia, svolgiamo in pieno questo ruolo».
Avete comprato prima il business Danni da Aviva e poi da Generali Tua Assicurazioni. Pensate ad altre acquisizioni?
«Crediamo moltissimo nell’Italia dove abbiamo fatto quattro operazioni negli ultimi dieci anni e oggi abbiamo una quota di circa il 12% nel mercato Danni. Ricordo anche l’acquisizione di Milano e della triestina Sasa quando Unipol comprò Sai Fondiaria e per ragioni di Antitrust dovette cedere in parte la sua rete. Guardiamo con interesse a ogni opportunità che crei valore nel lungo periodo. Abbiamo le risorse per fare acquisizioni che al momento però non vediamo all’orizzonte».
Lei come nella sua carriera in Allianz ha vissuto a Trieste dal 2001 al 2014. Cosa pensa delle potenzialità di sviluppo della città e del polo triestino di Allianz?
«Il nostro gruppo in Italia ha sede per ragioni storiche a Trieste, Milano e Torino. Trieste è la città con il potenziale intellettuale più elevato, grazie al suo sistema educativo e alla qualità della vita. Chi si ferma qui a lavorare difficilmente cerca poi opportunità altrove».
Con quali prospettive?
«Trieste, fino al crollo del Muro, è stata al confine esterno dell’Europa ai tempi della Cortina di ferro. Per questa ragione, per decenni, ha sofferto un sistema economico chiuso che non permetteva alla città di crescere. Quando mi sono trasferito a Trieste da Merril Lynch, per lavorare nello storico Lloyd Adriatico, si sono stupiti in tanti. Alla prima riunione cui ho partecipato si parlava infatti un misto fra l’italiano e il dialetto triestino, non sempre facile da capire».
Lei viene dal mondo dell’asset management. Cosa si può fare per attirare più investimenti sulla città?
«Trieste non deve mai specchiarsi troppo in se stessa. Un esempio di questa barriera che ha frenato lo sviluppo è stato, a fine anni Novanta, il fallimento del progetto che prevedeva la creazione nel Porto Franco triestino di un centro finanziario e assicurativo Off-shore, previsto dalla legge sulle aree di confine del 1991. Nei primi anni Duemila proposi assieme al presidente e ad Enrico Tomaso Cucchiani di creare un centro a tassazione agevolata, sul modello di Dublino, per concentrare nel porto franco triestino le Sgr, le società di investimento».
L'Off-shore però non vide mai la luce..
«È stata persa una occasione. Avrebbe avuto un bacino di utenza interessante perchè la città esercita un notevole fascino sugli investitori anche in Germania e Austria».
La crisi economica tedesca è un problema per l’Italia e l’Europa?
«Non c’è un’Italia forte se la Germania è debole. L’integrazione europea oggi è più solida grazie all’abbattimento delle frontiere con Schenghen e all’avvento della moneta unica. Solo una maggiore integrazione, come dimostra anche il modello Usa di attrazione di giovani talenti, garantisce sviluppo e fa crescere l’economia. Mi piace l’idea dell’Europa a cerchi concentrici sostenuta dal presidente francese Macron».
Quanto pesano la crisi di Suez e le guerre dall’Ucraina al Medio Oriente?
«Il barone Revoltella, che contribuì a costruirlo, fu tra i primi a intuire i vantaggi per Trieste e l’impero austroungarico del canale di Suez. Oggi la situazione non è cambiata. Il porto di Trieste può soffrire molto la chiusura di Suez la cui importanza è cruciale. Siamo di fronte a una guerra di posizione che vede opposti l’Occidente, Russia e Cina per il controllo del traffico delle merci».
A Trieste bisogna fare di più sul piano infrastrutturale?
«Servirebbero più collegamenti, anche se il Trieste Airport funziona molto bene. Bisogna riuscire a mantenere una visione nel lungo termine. Parliamo di una delle città più cosmopolite d’Italia che è culturalmente vivacissima come dimostra anche la realtà accademica e di insegnamento della Mib School of Management. Bisogna investire di più in educazione».
Come il sistema Allianz si integra con la realtà accademica e scientifica triestina?
«Bisogna riuscire a mantenere una visione nel lungo termine. Un gruppo come Allianz a Trieste esprime molta efficienza e capacità di visione».
Il cambiamento climatico quanto condiziona oggi anche il mondo delle polizze?
«Il clima sta cambiando molto ed è imprevedibile. La temperatura del mare in questi due anni sta facendo la differenza, creando un clima umido e quasi tropicale. Fa bene il Governo a pensare di introdurre gradualmente un sistema di assicurazione obbligatorio per le catastrofi naturali, affinché queste non pesino più sulla fiscalità generale».
Nel suo intervento oggi al Mib ha ragionato sull’intelligenza artificiale che ha definito “una applicazione di forza bruta alla risoluzione dei problemi”. In che senso?
«Per il momento le macchine non funzionano come il nostro cervello perché non possiedono istinto e visione di insieme, funzionando per algoritmi, risolvono i problemi ripetendo sequenze di operazioni, fino a trovare quella giusta. Forza bruta, in questa accezione. Le macchine oggi già ci assistono in compiti tecnici ripetitivi o rischiosi. Si pensi ai notevoli benefici dei sistemi di assistenza alla guida. La prossima rivoluzione arriverà con la applicazione della fisica dei quanti ai supercomputer. In tutto questo è l’essere umano ad uscire ancora più forte e più libero di creare e innovare.
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