Btp, l’asta del Tesoro: collocamento da 5 miliardi

Dopo il successo degli ultimi collocamenti, con una forte domanda sia da parte dei risparmiatori, sia degli investitori internazionali, lo Stato italiano torna a emettere debito pubblico con tre Btp in collocamento domani per un ammontare complessivo fino a 5 miliardi di euro. Il taglio minimo sottoscrivibile è di mille euro e questo li rende adatti al retail.
Il meno noto tra gli strumenti che sbarcano sul mercato è il Btp Short Term, che avrà come scadenza il 29 settembre 2025. Un titolo con vita breve, dunque, che evidenzia la particolarità di questo strumento rispetto ai Btp tradizionali, che si distinguono da altre emissioni sovrane italiane (in primis i Bot) per la durata medio-lunga.
Sul mercato arriverà una cifra compresa tra 2 miliardi e 2 miliardi e mezzo di euro (sarà il ministero del Tesoro ad avere la parola finale, alla luce di quanto sarà consistente la domanda), mentre la cedola annuale sarà del 3,6% lordo.
A questo proposito è bene ricordare che i titoli di Stato godono dell’aliquota (prelievo fiscale sui guadagni) agevolata del 12,5% rispetto al 26% che caratterizza i bond aziendali e le azioni. Dunque il rendimento netto annuo sarà del 3,15%. Per fare un raffronto, oggi sul mercato un BTp tradizionale a cinque anni rende intorno al 3,25%, mentre uno decennale intorno al 3,8%, sempre al lordo. Del resto, comprare un titolo con scadenza più ravvicinata tendenzialmente espone a un rischio inferiore (di non vedersi restituire la somma) e questo consente all’emittente di pagare qualcosa in meno in termini di interessi rispetto alle scadenze più lunghe. Ma sul mercato ci sono anche numerose obbligazioni aziendali che rendono tra il 5 e il 7% nel segmento investment grade (le emissioni ritenute più affidabili dal mercato) e l’8-9% tra gli high yield (emissioni meno affidabili e quindi più remunerative).
Un’altra possibilità è costituita dai conti deposito, che si differenziano tra i conti correnti per i limiti alla movimentazione in cambio di rendimenti maggiorati. Uno sguardo al comparatore Confrontaconti.it consente di vedere che attualmente le condizioni migliori viaggiano intorno al 5% lordo annuo, considerando che anche in questo caso l’aliquota fiscale è del 26%.
La scelta di questi strumenti non andrebbe fatta guardando solo al rendimento atteso, ma anche alle altre caratteristiche contrattuali, come la penale in caso di disinvestimento prima della scadenza (di solito le opzioni più remunerative sono quelle dai tre anni in su, con il rendimento che arriva ad azzerarsi o quasi in caso di uscita anticipata) e l’affidabilità del proponente. La normativa prevede, infatti, la garanzia del Fondo di tutela per i depositi fino a 100 mila euro, ma in caso di problemi potrebbe essere necessario attendere qualche settimana per ottenere il rimborso.
Tornando alle emissioni di domani, verranno collocati sul mercato anche due Btp indicizzati all’inflazione europea, strumenti presenti sul mercato da oltre 20 anni. Il primo ha una durata quinquennale, una cedola minima garantita dell’1,5% annuo e un ammontare tra 500 milioni e un miliardo; il secondo con scadenza a quindici anni, con cedola minima garantita del 2,4%, per un importo tra 750 milioni e un miliardo e mezzo.
In entrambi i casi il rendimento “definitivo” dell’obbligazione dipenderà dall’inflazione media nell’Eurozona, fatto salvo il rendimento minimo assicurato. Come per ogni investimento, non è possibile stabilire a priori la bontà o meno di un investimento, ma una delle regole basilari della pianificazione finanziaria è la diversificazione non solo per classi d’investimento ma anche per scadenze e tipologie di strumenti.
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