Berlino su Commerz contro UniCredit. E il Tar decide sulla scalata al Banco
Il governo Merz a Orcel che è salito al 20% della banca tedesca: «No a questo approccio non coordinato e non amichevole»

Mercato, tribunali e politica. La campagna di UniCredit continua a essere giocata su più piani, in Italia così come all’estero.
Nella consapevolezza che fare andare tutte le pedine al loro posto sarà tutt’altro che facile.
Per la giornata di mercoledì era attesa la sentenza del Tar del Lazio contro il Golden Power, ma i tempi si allungano.
Nel corso dell’udienza i giudici capitolini hanno fatto sapere che si sono dati tempo fino al 16 luglio per pubblicare il dispositivo della sentenza, pur non escludendo la possibilità di tempi più contenuti.
Dall’Avvocatura dello Stato, intanto, continuano a difendere l’esecutivo.
Il Golden Power è «giuridicamente inattaccabile», ha affermato uno degli avvocati dello Stato nel corso dell'udienza.
Per poi tenere aperta una finestra: «Se ritenete che ci siano profili di incertezza, chiediamo che la vicenda sia rimessa alla Corte di giustizia Ue».
Un portavoce della Commissione europea ha fatto sapere che Bruxelles non ha ancora preso alcuna decisione in merito.
Nella giornata di martedì, l’agenzia di stampa Bloomberg aveva pubblicato un’indiscrezione secondo cui la Commissione Ue sarebbe pronta a bocciare il Golden Power, contestando all’esecutivo Meloni di aver imposto condizioni non giustificate dalle normative comunitarie.
La situazione non è più semplice per quel che concerne la campagna tedesca, con il governo di Berlino che ieri ha criticato nuovamente l'approccio ostile di UniCredit dopo che martedì la banca Andrea Orcel ha comunicato di aver convertito in azioni una parte della propria posizione in Commerzbank, salendo a circa il 20% dei diritti di voto.
«La posizione del governo tedesco rimane invariata: respinge l'approccio ancora una volta non coordinato e non amichevole di UniCredit» e «sostiene la strategia di indipendenza di Commerzbank», ha detto una portavoce del ministero delle Finanze.
Fare previsioni sugli sviluppi della doppia partita è tutt’altro che semplice.
«La banca resta incagliata nelle sue strategie più per motivi politici che per la bontà dei deal proposti», riflette Massimo Maria Gionso, partner di Nextam Partners.
«È difficile pensare che un banchiere come Orcel possa mollare il colpo, ma la strada appare molto in salita in entrambi i casi».
Per l’analista, «solo un forte intervento a livello dei governi potrebbe sbloccare la situazione».
Dello stesso avviso è Linda Rossi, investor relations manager di First Capital, secondo la quale occorre un accordo a livello istituzionale, in quanto «solo costruendo campioni paneuropei l’Europa potrà sperare di competere con i giganti anglosassoni e asiatici, che operano su scale molto più ampie». Mentre l’avanzata su Banco Bpm, il rischio è di «comprimere la concorrenza, senza raggiungere dimensioni di rilievo a livello globale». —
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