Feltrin: «Mobili, pesa la crisi in Usa e Cina, dobbiamo puntare su Paesi arabi e India»

Il presidente di FederlegnoArredo e di Arper: «Aziende a corto di manodopera. Ora massiccia campagna di comunicazione per avvicinare i giovani alle fabbriche»

Giorgio Barbieri

Se i dati del primo trimestre hanno mostrato una fotografia con luci e ombre per la filiera del legno e dell'arredo, i primi dati sul secondo trimestre non lasciano presagire nulla di buono. L'impatto delle frenate di Cina e Stati Uniti colpiscono maggiormente le imprese del Veneto e del Friuli Venezia Giulia rispetto a quelle della Lombardia che, specializzate soprattutto nell'alto di gamma, risentono meno gli effetti della crisi. «I Paesi arabi performano bene ma non sono ancora in grado di sostituire quei mercati». Claudio Feltrin, trevigiano, presidente di FederlegnoArredo e di Arper, analizza così lo stato di salute del settore.

I dati sull'export lanciano alcuni segnali d'allarme, soprattutto per quanto riguarda mercati importanti come Stati Uniti e Cina. È il momento di guardare altrove?

«Lombardia, grazie soprattutto al mercato del lusso, e Veneto hanno fatto da traino. Ma i dati sulla produzione industriale di maggio '23 su maggio '22, con un -17,4 per il legno e un -8,5% per il mobile, confermano il trend. Ovviamente si tratta anche di un calo fisiologico dopo due anni che definire eccezionali è un eufemismo. Ma non possiamo far finta di non vedere come i mercati di punta del nostro Made in Italy si stiano riposizionando. Gli Stati Uniti, pur rimanendo il secondo Paese, registrano un -9,5%, la Germania slitta al terzo posto e la Cina, ancora al settimo posto, registra un -17,6%».

Quali sono i mercati più promettenti su cui puntare?

«Servono misure efficienti per favorire l'internazionalizzazione delle imprese e l'apertura verso mercati fino ad ora poco esplorati. Penso agli Emirati Arabi e all'Arabia Saudita. Crescono, ma non ancora a livelli tali da potersi sostituire a Cina e Stati Uniti. Un altro Paese che offre importanti prospettive è l'India. Diversificare e aprire nuove rotte sono le parole d'ordine per affrontare un mercato ormai lontano dalle certezze offerte dal passato».

Veneto e Friuli Venezia Giulia, pur con prestazioni diverse, si confermano seconda e terza regione per export. Quali sono le loro prospettive per i prossimi mesi?

«Per entrambe, come detto, pesano molto le frenate di Cina, Stati Uniti e anche la Germania. A novembre dell'anno scorso erano stati fatti i budget ipotizzando che gli Usa mantenessero un po' di brillantezza e che la Cina ripartisse dopo la politica del zero Covid perseguita per anni. Ma così non è stato»

E come valuta le recenti misure del governo di sostegno al settore, in particolare per quanto riguarda il Cluster del legno?

«Fino ad oggi abbiamo importato l'80% del legno dall'estero e, ovviamente, la guerra in Ucraina ci ha estremamente penalizzato. FederlegnoArredo è tra i soci fondatori del Cluster Nazionale Italia Foresta Legno che credo ci permetterà di ottenere una maggiore autonomia in questo ambito. È poi un'iniziativa che consolida il nostro impegno a valorizzare il sistema foresta-legno italiano e rafforza la competitività della filiera, proseguendo sulla strada della sostenibilità. L'apporto e il supporto del governo saranno fondamentali nell'azione di promozione della gestione attiva del nostro patrimonio forestale, attraverso un approccio ecosistemico di cui potranno beneficiare le filiere coinvolte, l'ambiente e le economie dei territori».

Recentemente il governo ha anche annunciato di voler introdurre anche un liceo del Made in Italy. È una misura utile per il settore?

«La vera emergenza è rappresentata dal fatto che si sta progressivamente svuotando la capacità produttiva delle imprese. Probabilmente lavorare in questo settore viene ancora visto in maniera ottocentesca. I genitori pensano che i figli possano perdere le dita. Ma non è più così e serve una massiccia campagna di comunicazione per far vedere cosa sono oggi le fabbriche e come si lavora al loro interno. Ben venga quindi anche un liceo del Made in Italy che avvicini i giovani al nostro mondo».

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