Favotto: «Veneto Banca, Consob e Bankitalia erano informati di tutto»

La Vigilanza, Bankitalia e Consob, sapevano di Veneto Banca. E va loro attribuito dunque un ruolo nella fine sciagurata dell'istituto. Erano consapevoli della situazione, come dimostrano le relazioni ispettive. Erano consapevoli dell’esistenza di operazioni baciate, avevano contezza della modalità di elaborazione del prezzo delle azioni e degli elementi di debolezza della banca. Le 30 pagine che condensano la relazione di Francesco Favotto alla Commissione speciale d’inchiesta istituita in Consiglio Regionale sulle ex popolari tagliano come un bisturi gli ultimi quattro anni di vita di Montebelluna.
Il ruolo svolto della vigilanza
Controllori ex ante ed ex post, con attitudine diversificate a seconda del momento storico. «L’imbarazzante entropia nei controlli», così Favotto definisce il disordine di quei controlli, prima dell’aumento di capitale del 2014 da 475 milioni. Salvo poi ritrovare «sintonia ex post nell’applicare severe sanzioni amministrative» che risentono, secondo l’ex presidente «dell’esigenza di soddisfare una domanda di “giustizia sociale”». E ancora la «strisciante dialettica fra Bce e Banca d'Italia fra il 2013 e il 2018, con il peso esercitato da quest’ultima nell'istruttoria delle decisioni della prima».
Nel caso di Consob, nel primo aumento di capitale del 2014, ha assunto con un atteggiamento di «responsabilità meramente formale» e con una applicazione «a posteriori» di «procedimenti sanzionatori». Atteggiamento poi radicalmente modificatosi con il successivo aumento. La ricapitalizzazione del 2016 poi andata deserta che spalancò le porte dell’istituto al socio unico: il fondo Atlante. Diverso il giudizio su Bankitalia, che nella vicenda di Montebelluna per Favotto compie una «ricostruzione quanto meno sbrigativa ed apodittica» nell’attribuire ai fatti 2014-2015 la causa che ha portato alla liquidazione coatta amministrativa del giugno 2017. La Vigilanza ha avuto un ruolo «attivo» nel «selezionare e premiare singoli attori interni alla banca, pervenendo per questa via a proporsi non solo come controllore attivo, ma come cogestore degli accadimenti della banca; non a caso, Bolla e Benvenuto (rispettivamente presidente del cda e del comitato esecutivo ndr.), per il loro ruolo, unitamente all’amministratore delegato Cristiano Carrus, erano i soli interlocutori diretti delle autorità». E subito dopo l’affermazione ancora più forte di Favotto che annota come qualche smaliziato osservatore sia arrivato ad ipotizzare un ruolo di Palazzo Koch come una «specie di socio occulto oppure di una vigilanza proprietaria, che tra l’altro decide i tempi di quotazione nel giugno 2016». La stessa Vigilanza che non tiene conto, secondo Favotto, degli effetti che ha avuto su Veneto Banca tutto ciò che avvenne da ottobre 2015 (quando lo stesso Favotto lasciò il vertice di Montebelluna) e fino all’agosto 2016 sotto la direzione di Cristiano Carrus. Né la ricostruzione di Bankitalia tiene conto degli eventi tra agosto 2016 e giugno 2017. Tra gli accadimenti da lui citati la «improvvisa rinuncia del Presidente Anselmi», la «gestione affannosa delle complesse relazione con la Bce», «il contorto progetto di fusione fra Veneto Banca e Bpvi», «il complesso decollo del mercato degli Npl».
Il Modello o metodo Consob
Il professor Favotto ricostruisce la sequenza di informazioni tra Consob e Bankitalia relativamente all’aumento di capitale del 2014. Quello resosi necessario e richiesto da Via Nazionale come uno degli elementi di rafforzamento necessari per affrontare gli stress test che si sarebbero tenuti in autunno.
La sequenza delle lettere è questa. Bankitalia invia una missiva data 25 novembre 2013 oggetto “Segnalazione” con l’indicazione degli 8 motivi del parere sfavorevole dopo l’ispezione maggio-agosto 2013. Informa che è in corso una procedura sanzionatoria e che ha indicato a Veneto Banca 7 provvedimenti. Il 20 di maggio dell’anno successivo, per l’esame del prospetto informativo dell’aumento di capitale, la Commissione invia una sua lettera, oggetto: “Richiesta di collaborazione”. In cui chiede ogni informazione utile ai fini dell'istruttoria.
L’11 di giugno Bankitalia manda un’altra lettera dove dettaglia: la modalità tecnica dell’aumento di capitale, la previsione di impatto sui coefficienti patrimoniali, ma poi rimarca anche l’esito “in prevalenza sfavorevole” degli accertamenti ispettivi rinviando alla prima lettera di novembre. Poi aggiunge altre informazioni che riguardano le perdite di bilancio e le indicazioni sulla ricerca di un partner di elevato standing. Il 25 di giugno del 2014 le divisioni Consob Informazioni emittenti e Intermediari propongono l’approvazione del prospetto, il 25 giugno il prospetto viene approvato e il giorno stesso viene informato il cda di Veneto Banca che il giorno successivo convoca il consiglio e lancia l’aumento di capitale. Nel documento Consob si prendono in considerazione tutti i rilievi di Bankitalia, i dati contabili dell’istituto ed anche la ratio che soggiace al prezzo proposto. Alla luce di tutte queste evidenze nella sezioni “profili di criticità” il documento Consob afferma: «Non si rilevano profili di criticità».
Riproduzione riservata © il Nord Est