Ex Popolari Venete emettono 6,5 miliardi di bond garantiti

PADOVA. In tutto sono 6,5 miliardi di bond garantiti. Banca Popolare di Vicenza ne ha dato comunicazione il 3 febbraio mattina: si tratta di un'unica emissione obbligazionaria con garanzia dello stato per 3 miliardi di euro nominali con cedola allo 0,5% e scadenza al 3 febbraio 2020.
Veneto Banca intanto il 2 febbraio ha fatto da apripista e, a solo un giorno dall’ok del ministero alla garanzia statale per i bond di nuova emissione, ha lanciato sul mercato 3,5 miliardi di obbligazioni. Si tratta di due diverse emissioni per un importo di uguale valore pari a 1,75 miliardi: la prima a scadenza 2 febbraio 2019 con una cedola allo 0,4%. La seconda in scadenza il 2 febbraio 2020 con cedola allo 0,5%. I titoli, come per Bpvi, sono coperti da garazia pubblica come previsto dal decreto legge 237 approvato a dicembre 2016, quello che ha consentito allo Stato di ricapitalizzare Mps. «Saranno venduti sul mercato o utilizzati come collaterale a garanzia di operazioni di finanziamento» spiega la banca. Di certo serviranno alla liquidità.
Prosegue intanto a tempi cadenzati la road map per l’approvazione dei conti del 2016 e, quindi, dei piani industriali. Il bilancio dell’anno appena chiuso (si stimano per le due banche di perdite fino a 3 miliardi) sarà all’attenzione dei rispettivi Cda il 9 (Bpvi) e il 10 febbraio (Veneto Banca). Per quanto riguarda il piano industriale, elaborato dalle singole banche e poi incrociato in vista della fusione, «non ci sono scadenze», precisano fonti, ma le due ex popolari hanno indicato nel 21 febbraio la data indicativa per fare approvare dal Cda i rispettivi progetti. Il confronto con l’Eurotower avverrà dopo l’ok dei board. Un primo passaggio con il capo della vigilanza Ue, Daniele Nouy, c’è stato il 31 gennaio a Roma ma va da sè che il coordinamento con la Bce è continuo. E non è da escludere che, anche dopo il responso dei Cda, la Bce possa chiedere nuove modifiche. Arrivare a fine anno a una fusione sarebbe dunque già un traguardo, considerato che al di là della parte finanziaria c’è tutto il capitolo strutturale da mettere a punto, trattativa sindacale e dismissioni comprese.
È stata avviata intanto la cartolarizzazione per quasi l’intero ammontare dei 3,6 miliardi di sofferenze grazie alla creazione di due veicoli, Ambra e Flaminia, sotto Credito Fondiario. Alla dismissione è strettamente connessa l’entità della ricapitalizzazione necessaria a fronte delle minusvalenze che si genereranno. Si ipotizzano circa 3 miliardi, ma sono circolate cifre più alte.
«Potrebbero entrare in scena - spiegano gli analisti - oltre al fondo Atlante (che ha già immesso 938 milioni a inizio anno), anche la conversione dei bond subordinati per circa 1 miliardo, di cui 722 milioni in capo all’istituto vicentino e 622 milioni per Veneto Banca, escludendo quelle in mano al retail, nonché l’intervento statale per circa 2 miliardi tramite il fondo salva-banche». Intanto continuano le adesioni alle offerte di transazione. Le banche si dicono ottimiste.
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