Ersa: 296 milioni in tutela marchi e sviluppo rurale in Friuli Venezia Giulia

La Regione Friuli Venezia Giulia punta su filiere, agricoltura virtuosa e giovani ma è il biologico la vera frontiera per competere con qualità

Giovani, qualità e tutela ambientale. L’agricoltura del Friuli Venezia Giulia (Ogm free dal 2012) si muove su tre macro direttrici per lo sviluppo del settore. Il braccio operativo è l’Agenzia per lo sviluppo rurale (Ersa) che, attraverso i bandi del Programma di sviluppo rurale (Psr), distribuisce 296 milioni in sei anni, dal 2014 al 2020. La Regione da sola contribuisce con 50,5 milioni cui si associano gli stanziamenti della Commissione europea (127,5 milioni) e dello Stato (118 milioni).
È forte l’investimento del territorio a favore dei giovani agricoltori: «Puntiamo al ricambio generazionale sostenendo gli insediamenti dei giovani agricoltori attraverso una misura specifica all’interno del Psr», sottolinea Serena Cutrano, responsabile dell'Autorità di gestione del Psr 2014-2020. «Si tratta del programma che ha più risorse regionali. Penso per esempio al premio all’insediamento di 11,5 milioni e al sostegno agli investimenti, che porta il totale a disposizione a oltre 31,5 milioni. Gli obiettivi del Psr proseguiranno fino al 2023 perché abbiamo una finestra di tempo per terminare gli interventi della programmazione. Ma guardando al Programma nel suo complesso, è facile osservare come tutti i bandi prevedano priorità per i giovani».
Competività e redditività
Gli obiettivi del Psr sono più di uno: oltre alla presenza dei giovani agricoltori sul territorio, mira a sostenere la competitività e la redditività delle imprese agricole attraverso il supporto agli investimenti, in particolare quelli di filiera. «Uno dei bandi più importanti è dedicato al progetto di filiera e ha a disposizione 37,6 milioni da assegnare con una graduatoria di qualità dei progetti arrivati da aziende agricole e agroindustriali che investono per migliorare la capacità produttiva e di reddito, l’esportazione e la promozione», precisa Cutrano.
Un’altra delle punte di diamante regionali è la biodiversità. Per preservarla il Psr assegna premi ai comportamenti virtuosi. «Le coltivazioni biologiche sono meno produttive di quelle convenzionali», spiega Cutrano, «ma tutelano il territorio. E quindi per questa misura nel Psr abbiamo destinato 7 milioni, cui la Regione ha aggiunto altri 18 milioni, perché le richieste sono state molte. Rispetto al periodo di programmazione precedente la domanda di agricoltura biologica è cresciuta del 150%. Il biologico è una scommessa in cui credono il mercato, gli agricoltori e la politica». C’è poi la tutela dello sviluppo rurale, inteso come sviluppo socio economico delle comunità locali. «In questo contesto si inseriscono i Gruppi di azione locale che coprono l’intero arco montano», illustra la responsabile dell'Autorità di gestione del Psr. «Si tratta di cinque partner socio economici che creano strategie specifiche per il territorio con un piccolo programma specifico». Si tratta di Montagna Leader (Maniago), Open Leader (Pontebba), Gal Carso Las Kras (Duino Aurisina), Torre Natisone (Tarcento) ed Euroleader (Tolmezzo). Sui Gal il Psr assegna 20,5 milioni in cinque anni. Nel filone dello sviluppo locale c’è anche una misura di cooperazione che riguarda i territori non montani.
Cinque Comuni non contermini
Sono richieste strategie di sviluppo locale per almeno cinque Comuni non contermini, chiamati a condividere una strategia di sviluppo locale incentrata su un argomento. «Stiamo spingendo molto sulla qualità in agricoltura e in particolare sul vino, lo dimostrano le ultime Dop, e sul latte dove stiamo operando con il Consorzio Montasio – dettaglia Cutrano –. I contributi del Psr sono indirizzati a sostenere prodotti di qualità che siano biologici o abbiano certificazioni europee come Doc, Dop e Igp o ancora abbiamo una certificazione data dalla Regione, come è il marchio Ersa Aqua. Il Psr ha dato una impronta forte affidando la priorità per i progetti di qualità, ma lo abbiamo fatto perché riteniamo siano in grado di mantenere il valore aggiunto sul territorio». L’Ersa valorizza anche le tipicità e le recensisce nel Cibario. «Riunisce circa una sessantina di prodotti, comprese le lavorazioni particolari, come il frico, la brovada o gli gnocchi di susine – descrive Paolo Stefanelli, direttore Ersa –. Il volume rappresenta l'atlante dei prodotti che si sono conservati nell'uso e che vengono in quest’opera custoditi perché non se ne perda la memoria. Mangiare un prodotto del Friuli VG vuol dire salvare la storia del nostro territorio e garantire un prodotto di qualità».
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