Effetto covid sul radicchio: crolla il prezzo del trevigiano Igp

TREVISO. Il Covid, dopo la Zona Rossa natalizia e la Zona Arancione di gennaio, mette in ginocchio i produttori di radicchio di Tv IGP anche nel veneziano, in particolare nella zona di Scorzé.
Effetti pesantissimi delle chiusure causate dalla pandemia che hanno creato un eccesso di offerta rispetto ad un notevole calo della domanda, con un crollo dei prezzi di gran lunga al di sotto del costo di produzione.
“Dopo Natale, con il blocco degli spostamenti tra comuni e la fermata dell’intero comparto della ristorazione, la crisi del settore è divenuta insostenibile – sottolinea, con rabbia e amarezza, Andrea Favaro, produttore agricolo di Scorzé. - Siamo arrivati a ridurre la nostra produzione soltanto ad un quarto, lasciando il radicchio sul campo e non rinnovando il contratto a quattro lavoratori. Il costo di produzione del radicchio è attorno ai 2,5 euro, fino a dicembre il prezzo all’ingrosso è stato di circa 3,5 euro, ma dopo le Feste, si è registrato un crollo vertiginoso e si è scesi al di sotto di un euro, una cifra insostenibile che ci ha fatto ridurre soltanto a un quarto della produzione il radicchio raccolto e trattato, lasciandone ben tre quarti sul campo. In azienda erano occupate nove persone, ma poi non ho potuto rinnovare il contratto a quattro collaboratori, dimezzando di fatto anche la forza lavoro”.

La mancanza di richiesta di prodotto da parte di ristoranti e bar e il blocco degli spostamenti tra comuni hanno ridotto drasticamente la vendita del radicchio di Tv IGP.
“In azienda abbiamo 9 ettari coltivati a radicchio ed eravamo soliti produrre anche 70, 70 quintali per ettaro – continua Andrea Favaro – ma a questo punto dobbiamo rivedere completamente il programma delle nostre produzioni aziendali. A giugno infatti dovremmo seminare, ma, vista questa fase di enorme incertezza, potremmo arrivare a rinunciare a produrre radicchio o comunque dimezzare la semina estiva”.
L’azienda di Andrea Favaro – complessivamente di 100 ettari - produce anche tabacco, che viene rivenduto alle multinazionali del settore, e inoltre coltiva seminativi come mais e soia.
Tiene invece la produzione destinata alla quarta gamma per la vendita tramite i canali della grande distribuzione. “Il settore del radicchio è fortemente colpito dal blocco delle attività di ristorazione e dalla diminuzione delle vendite nei mercati – rileva Giuliano Scattolin, produttore di orticole a Rio San Martino di Scorzé. - La nostra azienda ha scelto di produrre radicchio di TV IGP per la quarta gamma destinata al settore della grande distribuzione e, nel nostro caso, possiamo dire invece che c’è stata una tenuta del mercato, addirittura con un leggero aumento dovuto anche al fatto che, in questo periodo, un maggior numero di pasti è stato consumato a domicilio. Devo precisare però che la nostra è un’azienda a completa gestione familiare, in cui non ci sono lavoratori esterni. Gli effetti del Covid per noi non si sono fatti sentire sulle vendite, ma li abbiamo comunque conosciuti da vicino visto che, quest’inverno, in famiglia siamo risultati positivi al virus, uscendone fortunatamente tutti sani e salvi con la conseguenza però che, per quasi un mese, abbiamo dovuto rispettare la quarantena senza poter lavorare nei campi”.
“In questa situazione drammatica credo che Regione Veneto e Avepa, di concerto con i consorzi di tutela, dovrebbero farsi carico del grido disperato lanciato dal mondo produttivo, attivando misure di ristoro specifiche per questo comparto – rincalza Emanuele Boetto, segretario di Confagricoltura Venezia nell’area di Mirano e Dolo. - La grave crisi del mercato del radicchio di Tv IGP rischia di creare danni irreversibili ad un comparto d’eccellenza, che rappresenta un connubio perfetto tra specificità del territorio e professionalità degli agricoltori”.
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